Luca De Biase
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Mercoledì, 20 febbraio 2008
 

Le reti sociali e le ex-élite
Appunti sull'emergere delle relazioni simbiotiche tra chi guida e chi partecipa

Le reti sociali non sono i social network. Le reti sociali sono formate da tutte le relazioni tra le persone. Le reti sociali classiche sono quelle della parentela e del vicinato. E oggi si aggiungono fortissime quelle che nascono nei posti di lavoro. I social network e la blogosfera sono dimensioni nuove di una storia ovviamente antica.

Le ricerche sulle dinamiche degli ecosistemi, quelle sviluppate con la scienza della complessità e con la teoria delle reti, aiutano a leggere la forma delle relazioni sociali con l'aiuto di concetti e approcci interpretativi nuovi. E la dimensione internettiana delle reti sociali consente di realizzare una quantità impressionante di scoperte in materia.

Per esempio: si ridefinisce completamente il rapporto tra élite e popolazione, che diventa una relazione tra chi guida di volta in volta i processi e chi partecipa. E' essenziale, per comprendere questo cambiamento, intendere che chi guida i processi non lo fa in quanto dotato di uno status ma solo in quanto si pone al servizio dell'insieme (e dunque non è alla guida per sempre ma solo nel tempo in cui davvero offre un servizio). Di fatto, l'élite ritorna a essere legittima solo se si pone in relazione simbiotica con l'ecosistema e non in relazione parassitaria.

L'esempio più semplice da riportare è quello del motore di ricerca. Nella rete dei siti è sicuramente in posizione di vertice perché ottiene molti visitatori, ma non interpreta questa posizione di vertice come potere. Di fatto, la sua importanza è intrinsecamente determinata dalla quantità e qualità dei siti da ricercare. E questi traggono vantaggio da un buon motore che aiuta a farli trovare. Insomma: tra il motore e la lunga coda di siti online c'è una relazione simbiotica perché la vita di una di queste categorie di siti dipende dalla vita dell'altra.

Vediamo un esempio nella dinamica dell'innovazione. A partire da questo approccio si scopre che una rete sociale formata da persone che avvertono l'urgenza di contribuire a cambiare il mondo dà forma a un vero e proprio ecosistema dell'innovazione. I partecipanti possono occuparsi di molte attività specifiche (dalla ricerca scientifica alla produzione di software, dalla scrittura di blog all'arte di strada, dall'architettura dei sistemi informativi alla definizione di politiche dell'innovazione, dalla produzione di visioni sul futuro alla scrittura di romanzi di fantascienza, dalla condivisione di musica e video autoprodotti alla realizzazioni di installazioni, dalla proposta di playlist alla definizione di nuovi criteri del gusto sull'entertainment digitale, dall'adozione pionieristica delle nuove tecnologie all'esplorazione dei servizi online... la lista è infinita e molto molto varia) e/o possono vivere con piglio innovativo le loro attività tradizionali (nelle aziende e nella pubblica amministrazione, nella scuola o in famiglia e così via...).

Ebbene: ogni innovatore è un po' un ribelle e spesso si definisce inizialmente in un rapporto conflittuale rispetto a ciò che ritiene possa essere migliorato e superato. Ma la dinamica del conflitto è solo la prima parte del suo compito. Successivamente, l'adozione generalizzata della sua innovazione passa anche per l'armonizzazione del conflitto.

A questo punto entrano in gioco le reti sociali per la diffusione e l'armonizzazione dell'innovazione. E sappiamo che le reti sociali sono morfologicamente composte di diversi nodi: quelli che smistano l'informazione, quelli che la producono, quelli che la valutano. Nell'innovazione qualcuno la propone e qualcuno la adotta: ma se la proposta dell'innovazione è spesso un atto di ribellione, quasi sempre l'adozione è anche un atto di armonizzazione. Chi guida il processo è inizialmente il promotore dell'innovazione, poi chi riesce a metterla insieme con una qualità più profonda perché tiene conto di molte dimensioni culturali con le quali l'innovazione interagisce.

Per questo va coltivato l'approccio sbarazzino dell'innovatore ribelle e contemporaneamente il rispetto per il generatore di sintesi e armonizzazioni. La novità e la prospettiva sono dimensioni entrambe necessarie. L'ingegneria e la storia, l'azione e la riflessione, l'estensione e la profondità sono tutti elementi necessari all'ecosistema culturalmente sano.

L'approccio all'innovazione basato sul concetto di ecosistema rinnova il senso di tutte le componenti. Valorizza l'infodiversità. E il rispetto di tutti. Purché valga il principio dell'ascolto e del servizio reciproco.

Link di confronto: Rullani, Dimensioni dell'informazione, Kevin Kelly, Valeria Mantoni, Publishing2, Granieri.

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