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Dopo la webtax, prima di una soluzione: come gestire gli elusori internazionali?

Finalmente la webtax è un’idea sbagliata che ci lasciamo alle spalle (CorriereComunicazioni). Ma di fronte a noi resta il tema aperto della fiscalità per le compagnie che riescono a eludere i sistemi con i quali gli stati controllano i flussi di denaro. Ed è un tema importante e più che legittimo: purché sia impostato a livello internazionale e orientato alla ricerca di tutti gli elusori, non solo quelli che operano su internet.

I settori di attività dove ci sono spazi di manovra per l’elusione sono diversi e io ne conosco solo alcuni (ma con l’aiuto di commentatori più esperti di me si potrebbe fare un elenco più corretto). In generale si elude più facilmente quando il prezzo di un servizio o prodotto si può fissare in modo piuttosto soggettivo e quando ci sono molti giri internazionali di soldi. Esempi noti: si può eludere nelle sponsorizzazioni sportive, si può eludere nella finanza, si può eludere con il gioco d’azzardo, si può eludere con la pubblicità online. E ovviamente in molti altri settori dove c’è copyright e proprietà intellettuale, dove i soldi girano in rete senza fermarsi alle frontiere, dove una parte di chi controlla è interessato a che i controllati possano agire indisturbati…

Per avere un’azione di contrasto intelligente contro l’elusione si può operare solo a livello internazionale. Le azioni portate avanti a livello Ocse, Ue e altri organismi internazionali contro il riciclaggio e contro i paradisi fiscali stanno cominciando a portare i loro frutti. E quello è il percorso anche per le operazioni vere contro le altre forme di “imbroglio” ai danni degli stati e dei loro cittadini. Se di vedrà un’azione vera ed efficace sulle banche, sui furbetti delle sponsorizzazioni, sui tanti ricchi che spostano le residenze in posti meno tassati anche se le loro attività restano in posti molto tassati, e così via, ci sarà legittimità anche per le azioni contro le aziende internettiane che erano state un po’ goffamente prese di mira dalla webtax.

Ma queste azioni non potranno in nessun modo essere pensate come era stata pensata la webtax, perché: quella legge non teneva conto delle conseguenze sull’ecosistema dell’innovazione, non teneva conto delle regole del mercato europeo, non teneva conto di come funziona internet e soprattutto non avrebbe mai dato un gettito sensato mentre avrebbe creato inutili problemi agli esportatori italiani.

Una nuova regola che affronti il tema dell’elusione delle grandi compagnie internettiane – un fenomeno del quale si lamentano tutti, dall’Europa agli Stati Uniti, salvo che i paesi che fanno con successo “concorrenza fiscale” ai danni degli altri paesi – deve tener conto di:
1. valutazione di impatto sull’ecosistema digitale (conseguenze dirette e indirette sull’innnovazione)
2. coordinamento delle azioni anti-elusione tra paesi europei, considerato che le regole del mercato unico europeo portano alla concorrenza dei sistemi fiscali ma anche considerato che in alcuni settori alcune multinazionali finanziarie, cinematografiche, televisive, sportive e internettiane possono approfittarne in modo squilibrato
3. innovazione nella raccolta di dati sulle operazioni svolte con le multinazionali elusive per migliorare la “contrattazione” con le stesse. Qui ci vuole un po’ di fantasia: i compratori di oggetti sui siti di ecommerce che non ricevono una fattura lasciano comunque una traccia con la carta di credito e potrebbero essere incentivati a comunicare le loro operazioni online? i compratori di pubblicità online potrebbero scaricarla a fronte delle foto delle schermate con le quali acquistano il servizio? le associazioni dell’ecommerce potrebbero aiutare lo stato a conoscere l’andamento vero degli acquisti online? se lo stato sapesse più esattamente di che cosa stiamo parlando potrebbe presentare un dossier più completo alla Commissione europea e cominciare a contrattare direttamente con Booking.com, Amazon, Apple, Google, Facebook e altri…
4. incentivazione alla realizzazione di piattaforme europee in competizione con quelle americane: non si può fare con la logica dell’airbus, altrimenti si va troppo lentamente, ma si deve fare qualcosa, visto che su internet le posizioni acquisite sono intoccabili solo fino a quando non arriva qualcosa di meglio (Altavista/Google, tanto per fare un esempio, oppure MySpace/Facebook…)
5. contrattazione diretta con le piattaforme per avere sostegno in attività legate all’innovazione, senza fare furbate legislative.

Sicuramente il tema è importante. Va preso a livello internazionale. E senza sudditanza provincialistica nei confronti di queste multinazionali. Ma non può essere risolto con una ricetta miracolistica destinata a ritorcersi contro chi la propone.

Che facciamo dunque? Cominciamo a raccogliere le idee. Qui si è solo accennato un percorso. Ma i commentatori potrebbero dare suggerimenti più competenti.

Vedi anche:
Commento costruttivo sulla raffica di misure relative a internet prese in questi giorni in Italia (18 dicembre 2013, via Paolo Barberis e Luca De Biase)

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  • .. Non è solo sudditanza nei confronti di certe multinazionali ,ora anche i piccoli possono eludere come le multinazionali , vedasi il pienone di presenze alla conferenza sull’ elusione a Panama della TGH Abogados , per i curiosi http://www.tghabogados.com , noti ingegneri fiscali.. fintanto che esistono studi da Panama e da ogni dove che permettono di ingegnarsi contro il fisco pure online! Ritengo che siano solo tutte false speranze, a mio modo di vedere,la globalizzazione anche della finanza non avrà limite e con le nuove tecnologie pratiche comuni a pochi saranno anche ad uso della massa

    DAvide da Avellino.

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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