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Giovedì, 27 novembre 2008
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Alessandro Baricco
Ecco quello che ha detto Alessandro Baricco di fronte al tema delle conseguenze del futuro:
«Conta quello che raccontiamo. Non quello che effettivamente risulta reale. Non discuto questa situazione. Ma la voglio usare. Come ci raccontiamo il futuro?
La più diffusa narrazione del futuro, in Occidente, secondo me è: «Il futuro è finito».
Il futuro è una discarica nella quale buttare quello che rifiutiamo del presente.
Questo ha ucciso due catetorie fondamentali. Progetto. Progresso.
Progetto: è ormai una cosa che riguarda al massimo due anni. La Toyota tanti tanti anni fa si diede un progetto per 15 anni avanti. E ora è due giri più avanti degli altri. Ma oggi, in Italia, nel mondo, che tipo di respiro e progettualità usiamo per fare il futuro? Siamo schiacciati sul brevissimo termine.
Progresso: era inequivocabile che i figli sarebbero stati più ricchi dei genitori. Oggi no. Questo è finito. Al massimo si può pensare che saranno più sicuri. O più sani. Nell'Ottocento la forma del romanzo ha accompagnato l'idea che l'umanità fosse lanciata nel progresso.
Difficile immaginare il futuro senza avvalersi di queste due categorie: progetto e progresso.
L'idea di futuro sembra essere stata sostituita dalla categoria di . E' un impoverimento drastico. Viene da una mentalità commerciale, niente di male, ma è importante. Nell'idea di nuovo la nostra società si accontenta di vedere il futuro.
Nuovo non è differente. E' una categoria più domestica e addomesticabile.
Un simbolo di questo nostro modo di pensare il tempo è nella forma narrativa di maggiore successo dell'Occidente: la serie televisiva. Lost. Doctor House. Csi. Lo schema: non si capisce perché lì, non si capisce da dove vengono e dove vanno, si sa che c'è un movimento di andata e ritorno che lascia sempre tutto dov'è. Non è come il film dove si parte da un punto e si arriva in un altro punto. In Doctor House il mondo non cambia mai. C'è un divenire in ogni respiro che apre e chiude, interroga e risponde, riportando tutto dove è partito. L'azione basata sull'idea che la storia possa essere infinita. Il movimento nell'immobilità.
Questa tecnica narrativa esclude categoricamente l'idea di futuro.
Noi occidentali abbiamo scelto questa forma narrativa come la forma narrativa più amata. Il presente è l'unico ossessivo accadimento. Esclude il passato e il futuro. Esclude il prima e il dopo.
Questi sono sintomi. Stiamo elevando il presente a unica vera realtà. Che cosa sta succedendo sul pianeta? Febbrile immobilità. Dove accade una sola cosa. Ogni giorno. Da molto tempo. Un numero enorme di umani sta entrando in un territorio di consumi, desideri, narrazioni, esperienze, emozioni che fino a qualche tempo fa era riservato a un'élite e che ora è disponibile a moltissimi. Accesso a informazione, esperienze, desideri, piaceri, luoghi. L'accesso.
Il gesto simbolico è la Caduta del Muro di Berlino.
E che cosa trova la gente che entra, superando le macerie del Muro? I supermercati, prima di tutto. Poi tutto ciò che insegna la nostra civiltà. La grammatica di tutto è ancora illuministo-romanticismo. La costituzione è quello che ancora proponiamo agli immigrati. Per mantenere le cose come stanno.
Ma... ma ci sono persone come Tim Berners Lee. I nuovi umani a cui è stato dato l'accesso ai vecchi privilegi hanno portato una diversa grammatica della mente. Una diversa meccanica della mente. Quelli che sono entrati e prendevano lezioni sulla vecchia grammatica ne stavano già creando un'altra. Questi umani erano differenti in alcuni elementi costitutivi dell'essere umano. Differenti. Non nuovi. Il web non è nuovo: è differente.
Gli insegnanti della civiltà tradizionale sono mutati dai loro studenti.
La mutazione. La grammatica è differente. Qual è il cuore di questa differenza? Secondo me, due punti 1. a un'idea di senso, di intensità come tesoro raggiungibile attraverso un lavoro di pazienza, di permanenza, di attenzione, di profondità, di concentrazione su un singolo punto, a quest'idea si è sostituita una differente idea, è un movimento dinamico, veloce in superficie in tutte le direzioni che coglie il senso delle cose; 2. un'idea completamente differente su che cosa sia naturale e artificiale, su che cosa sia reale e virtuale; è una cosa differente; la gente oggi pensa che chattare con uno sconosciuto sia una comunicazione reale (anche se crede che sia una ragazza su una sedia a rotelle e invece è un farmacista di sessant'anni); come i corpi degli sportivi saranno una somma di pezzi artificiali, farmaci e natura; non c'è più barriera tra naturale e artificiale.
Una sola parola? Esperienza. Il rapporto tra l'uomo e l'altro dall'uomo è l'esperienza che genera senso. Il differente è che cosa si pensa che sia l'esperienza. La domanda oggi è: che cos'è l'esperienza.
E dunque? Il futuro è finito. Questo è vero.
Il futuro non esiste come sviluppo del presente. Ma esiste come distruzione del presente. Il futuro non è per intellettuali che minuettano con le idee. E' per selvaggi di genio. Che strappano con il passato.
Viviamo in una situazione che non prevede il futuro. Ma ci possiamo rendere disponibili al futuro. Se però cambiamo la grammatica. Distruggendo il presente.
Il mio compito? Conservare il grande patrimonio della storia. Mentre i selvaggi di genio portano una nuova grammatica, io ho un compito: il gesto quasi dell'amanuense. Riscrivere il mondo con la grammatica di quelli che l'hanno distrutto. Nella lingua del futuro. Perché quel futuro accada senza che sia una gravissima perdita».
Venezia: le conseguenze del futuro / 2
Dopo i due discorsi di Tim Berners Lee e Alessandro Baricco, tutti gli
intervenuti a questa ricerca sulle conseguenze del futuro portano
cinque parole che a loro avviso servono oggi a rappresentare il futuro.
Emerge una sorta di mappa di parole con la quale cominceremo a
esplorare le idee che abbiamo sull'avvenire. Non riesco a riportarle
qui. Volevo solo dire che c'è uno strano metodo in questa giornata. Ne
verrà fuori un sito e una pubblicazione su Nòva. Speriamo bene.
11:17:33 AM
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Tim Berners Lee
Racconta Tim Berners Lee, oggi a Venezia. «Ero al Cern poi al Mit tutta la vita discutendo sul futuro. Ma non è mai stato facile. Quando è nato l'ipertesto la gente guardava questa possibilità di cliccare sulle parole e andare di documento in documento via internet e diceva: <aha... e quindi? che cosa c'è di importante in questo?>»
«Discussione aveva conseguenze. Perché avveniva intorno a scelte fondamentali. Quali soluzioni si dovevano sviluppare per costruire internet in modo giusto e intelligente? Matrici, gerarchie, standard informatici, tipi di computer, linguaggi informatici... La decisione fu un design decentralizzato. Uno spazio aperto. Bit che si spostavano. Internet non interferiva. E in futuro doveva restare decentralizzato. Ecco perché le pagine web sono passate da una a dieci miliardi.»
«Lo stesso vale per ogni ricerca. Un sistema decentralizzato. Che non interferisce. Con persone che studiano senza sapere che cosa verrà fuori dalla loro ricerca.»
«Ora internet si vede in modo simile o diverso? La rete ha una forma non omogenea. Scale free. Long tail. Il web è un oggetto ormai molto complesso. E' diventato un soggetto di studio. Simile allo studio del cervello. Molto simile. E' un sistema che non connette più solo computer. Connette persone. Dobbiamo porci l'obiettivo di avere un web che serve bene l'umanità. Nasce una WebFoundation. Che dovrà funzionare in modo aperto. Come il web. »
10:37:34 AM
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Le conseguenze del futuro
I professionisti delle previsioni sono in crisi. Quel futuro che supponevano di poter controllare non esiste. Ma esiste il modo in cui ci raccontiamo il futuro. E questo racconto ha delle conseguenze.
Se impariamo a leggere le conseguenze di quello che ci raccontiamo sul futuro, impariamo a convivere con la complessità. Imho. (vedi anche Stefano)
9:42:08 AM
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2-12-2008; 12:02:56.
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