Luca De Biase
An Italian journalist writes about what's happening in his funny country:
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Lunedì, 15 settembre 2008
 

Dopo Riva: informazione e rete, valori e società
Il giornalismo è in affanno. Non fa bene alla società. Per i blogger c'è da riflettere

Il giornalismo tradizionale è in affanno. Il sistema dell'informazione italiano ha bisogno di una bella dose di miglioramenti. La società e la cittadinanza ne sentono l'urgenza. E per i blogger e la rete c'è l'opportunità di riflettere. Ma come?

Un fatto è certo: da quando il pubblico attivo ha trovato il modo di liberarsi dall'assoluto predominio del sistema tradizionale dell'informazione la situazione è migliorata. Molto. Grazie ai blogger, alle persone che si esprimono e si connettono, il sistema dei media ha un nuovo punto di riferimento, un nuovo stimolo e una nuova dimensione: il passaparola sociale rafforzato da internet ha un potenziale costruttivo enorme e ha già dimostrato quanto vale. Il merito è delle persone che hanno colto l'occasione offerta da internet e hanno regalato agli altri il loro tempo e la loro capacità intellettuale per condividere idee, notizie e critiche. Il problema è che, come sempre, si può fare meglio. Ma come?

Le interessanti idee proposte nei commenti a un post precedente impongono alcune riflessioni sull'esperienza della discussione tenuta alla Blogfest sull'informazione e la rete. Il dispiacere di non aver avuto il tempo per gli interventi dal pubblico è tanto più sentito in quanto quella circostanza ha impedito alla discussione di abbeverarsi di idee più fresche e propositive di quelle che arrivavano dal palco. Giorgio è giustamente deluso. Come ha ragione Marin Faliero e gli altri critici. Il problema è comprendere quello che si è scoperto in quell'occasione e ripartire con le idee più chiare.

In quell'occasione si è scoperto che il tema dell'informazione in rapporto alla rete è stato ampiamente scavato. E che i concetti fondamentali sono talmente noti da lasciare spazio a discussioni meno fondamentali. In questo spazio si inseriscono le critiche provenienti da un'interpretazione tradizionalistica della produzione di informazione: critiche vecchie e stanche, come quella della confusione della rete, quella della mancanza di fonti accertate, quella della ricerca del successo facile con notizie banali... critiche che quando provengono dal mondo dell'informazione tradizionale fanno venire in mente la vecchia storia della pagliuzza e del trave... Vabbè: la tradizione si difende; è il suo scopo essenziale.

Il problema, per rivitalizzare il dibattito, è quello di ritrovare il filo di un discorso fondamentale. Senza annoiare. A Riva non è riuscito. Ma non significa che non possa riuscire.

Ci sono alcuni punti sui quali riflettere in proposito, secondo me:

1. Maurizio propone un ritorno alle definizioni di base, dimostrando che la priorità in questa situazione è condividere alcuni punti di riferimento comuni. E' un carattere fondamentale di un medium come quello che stiamo vivendo e costruendo con la rete: nessuno può contare molto da solo, insieme si può contare moltissimo, ma la costruzione dell'insieme può avvenire se c'è una cultura condivisa e un insieme di valori comuni: intendendo con questo non idee uguali, ovviamente, ma metodi di produzione e trasmissione dell'informazione comunemente accettati. Le basi sono note: citare gli altri quando dicono qualcosa di importante, proporre fatti e non solo opinioni, spiegare dove si trovano le informazioni.

2. C'è una strutturale, dinamica, creativa contraddizione nel modo in cui è fatta la rete delle persone. La generosità è un elemento essenziale di questo medium: si regala il proprio tempo agli altri. E' una generosità consapevole che l'insieme rafforza le parti. E' una generosità che però si disperde man mano che i singoli sviluppano, giustamente, una sorta di competitività per conquistare attenzione e rilevanza all'interno dell'insieme. E' un riflesso inevitabile della coesistenza di due dinamiche nella rete: se ciascuno si esprime e si connette, evidentemente non vuole solo connettersi, ma anche esprimersi ed essere riconosciuto nella propria espressione. Ma visto che il tempo di tutti è limitato, la connessione è anche dare tempo agli altri, dunque è vagamente «solidaristica», mentre l'espressione è anche conquistare il tempo degli altri, dunque è vagamente «competitiva». La contraddizione si supera solo nella consapevolezza che ciascuno è più forte se è più forte l'insieme. Dunque si supera in un'ottica di lungo termine: nel breve tempo, invece, le conseguenze di quella contraddizione rischiano di esacerbarsi. La riflessione, in proposito, riguarda il metodo con il quale si potranno selezionare e valorizzare le idee e i comportamenti che valorizzano anche il lungo termine senza farsi intrappolare nell'iperpresente.

3. La capacità della rete di fare accedere tutti al sistema dell'informazione ne è l'aspetto strutturalmente più significativo. Questo significa che nel tempo, il pubblico attivo cessa di essere un'avanguardia consapevole e tende ad assomigliare all'insieme della società che lo esprime. E' ovvio che sia così ma le conseguenze sono importanti. I punti di riferimento comuni dell'avanguardia si diluiscono in un insieme più ampio. E le difficoltà di coesione culturale di una società si riflettono anche nel suo pubblico attivo. Questo ha conseguenze organizzative importanti.

Per questo si può dire che i problemi del rapporto tra informazione e rete si sciolgono nei problemi, più ampi, del rapporto tra informazione e società. Se una società contiene valori tanto diversi come quella italiana in una fase in cui ogni tabù ideale viene abbattuto e disperso, una società nella quale il razzismo e i comportamenti razzisti si fanno strada senza talvolta suscitare scandalo (sono influenzato dalla terribile notizia di Milano), una società nella quale si lascia che campagne di stampa abbiano la stessa importanza delle informazioni sulla realtà (come i blogger hanno giustamente in più occasioni fatto notare), una società nella quale le posizioni ideologiche stanno prendendo il sopravvento sullo scambio di idee (il che è sempre stato in Italia e non cessa di essere), anche il pubblico attivo ne risente. E dunque ne risente il medium orizzontale e bellissimo che il pubblico attivo crea e vive ogni giorno.

Se ne esce soltanto con la riflessione. Non più contrapponendo il giornalismo professionale al giornalismo dei cittadini. Ma cercando di comprendere come possono svilupparsi in sinergia. La simbiosi di questi ruoli è certamente il modo migliore per metterli al servizio della cittadinanza nel suo insieme. La contrapposizione tra essi non aiuta più ad affrontare le difficoltà dell'insieme della società. La competizione di tutti contro tutti è una forza dinamica importante, ma va bilanciata con un sistema di pensieri condivisi che possa incentivare i modi di vedere orientati alla prospettiva di lungo termine. E alla convivenza civile. La riflessione sul rapporto tra informazione e rete è stanca perché il problema che la rete e l'informazione italiane devono affrontare non è più solo quello di far comprendere l'importanza del pubblico attivo. Questa importanza è assodata e chi la nega è soltanto un cieco. Occorre passare al prossimo argomento. Ed è un argomento molto più difficile e appassionante. Ma anche quello che ci coinvolge più: non siamo solo blogger, o giornalisti, siamo cittadini e persone.


12:35:54 PM    comment [];


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