Luca De Biase An Italian journalist writes about what's happening in his funny country:
a laboratory for the study of broken democracy and creative capitalism.
Plus news about media and cultures.
Tosto. Interessante. Ne sono venuto fuori con impressioni forti. Luca Lombardo della Borsa ha dimostrato come le aziende quotate che si sono concentrate sul design hanno ottenuto risultati eccezionali sul mercato finanziario. E poi alcuni esempi di come l'impatto della "cultura del progetto", cioè la cultura del design, abbia ricreato un importante futuro ad alcune aziende.
Per la verità, non c'è niente di meglio che condividere la presentazione, splendida, di Andrea Granelli che (non me ne vorrà, spero) riproduco qui sotto:
Mi è venuto così, ascoltando Leonardo Chiariglione, quel paragone. Parlava al convegno organizzato dall'Isimm sulla proposta di Dmin.it per un riordino intelligente dell'ecosistema dei nuovi media. La sua chiarezza e semplicità, la intelligenza e la forza, mi hanno portato a dire che sembrava un discorso nato a metà strada tra il Candide di Voltaire, la Repubblica di Platone e la ripulitura (intellettuale) del villaggio operata dal vecchio satanasso Tex Willer.
Il suo sistema (interoperabilità, open source, net neutrality, applicati a contenuti, reti e sistemi di pagamento) si può applicare. E' in fondo semplice. E migliora sensibilmente le prospettive dei nuovi meida, portando una libertà simile a quella del web anche in questo mondo più complesso, aggiungendo un pizzico di modello di business, senza dare troppo spago ai giganti tradizionali.
Questa semplicità mette in mostra le contraddizioni della situazione esistente. Che maschera con una giungla di offerte complicate e sostanzialmente equivalenti una serie di mosse fatte solo per difendere le posizioni acquisite. Ma quest'epoca sta finendo.
Gli intervenuti hanno dimostrato passione per l'argomento e interesse vero per la proposta. Ho l'impressione che ci sia la possibilità di girare pagina. E che si stia preparando sul serio una svolta epocale. Un periodo di chiusura su tutti i fronti, nel quale i grandi poteri dei media si sono arroccati invece di cavalcare l'innovazione, è finito, mi pare. E magicamente c'è spazio per una progettazione seria.
I temi adesso sono: 1. Come costuire un sistema di incentivi all'interoperabilità. 2. Come sostenere il passaggio dall'integrazione verticale alla cultura della specializzazione orizzontale. 3. Come motivare il ritorno alla pratica di pagare per i contenuti che valgono (sapendo che non tutto si può sostenere con la pubblicità...).
Intanto, abbiamo appreso dai rappresentanti dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni che il tavolo per la separazione della rete di Telecom Italia è partito. E dal sottosegretario del Ministero per le Comunicazioni Luigi Vimercati che il riordino di sistema per i media italiani avanza e che il governo crede nella possibilità che le proposte, anche coraggiose come quella di Dmin.it, vadano ascoltate e studiate a fondo.
C'è spazio per l'innovazione. Gli innovatori non sono necessariamente dei cuori solitari in Italia.