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Sabato, 11 novembre 2006
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Intanto: commenti dopo lo Iab Forum
Prima di dormire, leggo un po' di post qua e là. Mi imbatto in quello di Barcode a commento dello Iab Forum, del quale avevo parlato l'altro giorno, dialogando con Maurizio Goetz, Lynx (che ha segnalato due contributi di Gentiloni e Layla Pavone) e Marco.
Scopro con una certa angoscia che Barcode si aspettava dalla tavola rotonda delle precise indicazioni per trasformare da minacce in opportunità i grandi cambiamenti in atto nel mondo della comunicazione. Dice Barcode:
Visti i nomi degli speaker e del moderatore, mi aspettavo di più dalla tavola rotonda: i troppi speaker e il troppo poco tempo non hanno aiutato il moderatore, Luca De Biase, a tenere alto il tenore e il ritmo dei discorsi, ma soprattutto mi sarebbe piaciuto sentire domande più incalzanti, tipo "ciascuno di voi cosa pensa di fare nei prossimi 6 mesi/1 anno, per colmare il gap con mercati come GB dove il media internet vale ben più del nostro 2%?"
L'angoscia deriva dall'evidente distanza tra le aspettative e il risultato. Ringrazio Barcode per il fatto che mi giustifica parzialmente osservando come ci fosse poco tempo a disposizione. E' vero: queste tavole rotonde di un'ora con sette persone che parlano non aiutano molto l'approfondimento... Ma è anche vero che se qualcuno degli intervenuti avesse saputo come fare a colmare il gap che separa l'Italia dalla Gran Bretagna ce lo avrebbe detto senza aspettare una domanda in materia.
Comunque qualcosa è emerso: 1. La televisione assorbe di gran lunga troppe risorse (Mizzi); ma questo non è un fatto destinato a durare in eterno 2. La logica crossmediale è difficile da spiegare agli inserzionisti e agli editori; ma non c'è dubbio che la maggior parte delle vere nuove idee creative viene da questa logica 3. Il pubblico, in particolare il pubblico giovane che è intensamente crossmediale, finirà con l'imporre questa logica; il che è una minaccia per chi non lo capisce e un'opportunità per chi lo capisce
Intanto la pubblicità online cresce. I due modelli (tipo Google e tipo concessionarie tradizionali) si contendono una torta che si ingrandisce. Ma ci sono anche le sponsorizzazioni, le iniziative sperimentali, il sostegno alle attività culturali e creative, le storie crossmediali tutte da inventare e spiegare... Altri continuano a parlare del modello pay-per-sale (la pubblicità si paga solo quando un cliente finale compra qualcosa...): quando dovesse arrivare anche questa opzione il sistema pubblicitario sarebbe davvero sottoposto a uno stress fortissimo. E' bello seguire questi cambiamenti. Le aziende non ne dovrebbero avere paura. Le tendenze sono fondamentalmente favorevoli alle aziende e al pubblico: è più difficile per gli intermediari. A meno che non siano davvero fortemente creativi.
Per quanto mi riguarda, credo che sia giunto il momento di concentrare l'attenzione molto di più sulla qualità. Sia nei messaggi di chi comunica, sia nei media che devono ospitare quei messaggi. E la qualità deriva dalla capacità di definire il senso di quello che si vuole fare.
La pubblicità non può crescere solo come quantità e intensità del rumore: deve fare qualcosa che il pubblico riconosca come legittimo (per esempio, apparire proprio quando serve, divertire, informare sul serio...). Ogni categoria oggi vede le sue difficoltà e tende a dimenticare che il caos riguarda quasi tutte le professioni e i mercati. Ma il caos è potenzialmente un grande contesto creativo. Per coglierlo come opportunità, occorre prima di tutto capirlo fino in fondo. Quindi meglio un dato in più, o una visione da guru in più, che una banalizzazione. Secondo me.
5:20:55 AM
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Eccomi a Palo Alto: Nova a Stanford
Domani il mio compito sarà quello di condurre il primo panel di Roads to innovation a Stanford. L'associazione che organizza si chiama Nova, come il mio giornale. Forse è per questo che si sono confusi e mi hanno chiamato?
Sta di fatto che domani vedo Eric Schmidt (Google), Diego Piacentini (Amazon), Mauro Del Rio (Buongiorno), Guerrino De Luca (Logitech)...
Chiederò se hanno l'impressione di bolla incombente. Ma sono d'accordo con l'idea che questa volta è diverso: gli utenti ci sono e usano la rete in modo sempre più interessante. (Che la finanza abbia le sue dinamiche speculative è invece semplicemente normale). Risultato: questa volta non si deve confondere la finanza e internet. Se gli speculatori vogliono sbagliare lo facciano: ma le aziende non si devono far attrarre dalla sirena dei soldi troppo facili...
Nova, bolla internet, Stanford
1:58:10 AM
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2006
Luca De Biase.
Last update:
1-12-2006; 1:15:34.
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