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Martedì, 14 novembre 2006
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What's vanghetto exactly?!?
Su sollecitazione di Dario riporto alcune definizioni di "vanghetto" trovate online.
Vanghetto. Sostantivo maschile. Attrezzo per scavare a mano piccole quantità di terra. Ma per qualche motivo ancora ingnoto ai filologi, viene spesso utilizzato come metafora della difficoltà con la quale si scava nel pensiero quando i problemi sono troppo complessi.
Vanghetto. Sostantivo maschile. Triste ricordo di un tempo in cui le
macchine grosse venivano rinchiuse in un quartiere della città e non
potevano uscirne se non con un passaporto. Derivante dall'unione di
"van" e "ghetto".
Van Getto (Johan). Pittore olandese dell'epoca di Gutemberg. Famoso per avere previsto che i caratteri mobili per la stampa sarebbero stati superati da una tecnologia migliore nel giro di cinque secoli. Abbelliva a pagamento le pagine delle prime edizioni del Manuale del mercante con disegni colorati inneggianti alla qualità dei prodotti venduti sul mercato olandese. Famosa la sua campagna per l'acquisto di tulipani che diede luogo a una corsa speculativa rimasta negli annali della finanza.
Vanghetto. Contrazione gergale dell'esclamazione "vaffanghetto" utilizzata dai nobili milanesi nel corso delle loro partite di "link a pagamento" un antico gioco di società oggi dimenticato.
Vanghino. Dialettale. I venditori della pianura padana chiamano i clienti con la famosa frase "vanghino, vanghino siori, c'è n'è per tutti i gusti...".
Naturalmente se trovate altre definizioni della parola vanghetto non avete che da segnalarle...
3:24:58 PM
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Torno in Italia e trovo il "vanghetto"
Pazzesco. Il "vanghetto"... Confrontare l'"edeologia" esagerata di Silicon Valley e la cappa che vige in Italia sull'innovazione nella pubblicità è pazzesco. Layla Pavone ha misurato le parole, ma il dibattito sul "vanghetto" lanciato dalle parole di Giulio Malgara è piuttosto desolante.
Il processo innovativo nella pubblicità, in Italia come altrove, è probabilmente inarrestabile. Malgara risponde restando, inopinatamente per uno come lui, sulla difensiva. Che la pubblicità su internet vada bene solo per comunicare prodotti come un "vanghetto" non dimostra la profondità della riflessione di Malgara sull'argomento. Oppure dimostra che l'establishment pubblicitario italiano comincia ad avere paura. Il che è un male.
Perché non c'è nulla che dimostri che la crescita della pubblicità online finirà col penalizzare la pubblicità su altri media. E questo perché la pubblicità tenderà sempre più a diventare crossmediale. Internet ha le sue specifiche qualità. Ma l'efficacia di una comunicazione crossmediale è superiore a qualunque campagna monomediale. D'altra parte, il pubblico è crossmediale per definizione: per trovarlo e interessarlo al messaggio pubblicitario dunque la crossmedialità è meglio. E nella crossmedialità ci sta internet come ci stanno gli altri media.
Inoltre, in un paese come l'Italia, fatto di piccole imprese, eccellenti in nicchie di mercato molto ristrette, che esportano e creano valore magari vendendo tappi di plastica, bustine per il tè e "vanghetti", la nascita di una forma di pubblicità che valorizza proprio queste nicchie mi pare una buona notizia. Apre un nuovo mercato. E svolge un servizio utile. Perché vedere in tutto questo un limite o una minaccia?
Gli innovatori oggi devono fare ecosistema. Non guerra. Devono vedere l'insieme non una parte. Devono pensare alla competizione-cooperativa, non alla competizione-integralista. Secondo me, è già difficile far crescere queste nuove consapevolezze necessarie all'innovazione: non occorre proprio coltivare una sorta di nostalgia per una guerra tra televisione e internet per la raccolta pubblicitaria. La vera battaglia, casomai, va fatta per la qualità dei contenuti.
comunicazione, crossmedia, Layla Pavone Giulio Malgara, Iab Forum
1:28:27 PM
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2006
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Last update:
1-12-2006; 1:15:37.
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