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Martedì, 26 settembre 2006
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Domande dal colore grigio
La questione della zona grigia è sempre aperta in Italia. L'unica cosa che possiamo fare su questo è fare una ricognizione di alcune domande restate aperte...
Domanda numero 1:
Perché Romano Prodi ha detto che non sapeva nulla delle decisioni prese da Telecom Italia l'11 settembre?
Risposte alternative (non c'è un bottone lo so, ma è come se ci fosse):
a. Ha detto una bugia: lo sapeva e voleva confondere le acque per avversari e alleati b. Ha detto la verità: non lo sapeva e tutto il torto è altrove c. Ha reagito d'istinto di fronte a un'informazione riportata male in Cina: gli hanno detto che la Telecom vendeva Tim e lui ha detto "mo non ne sapevo nulla"...
Domanda numero 2:
Perché Marco Tronchetti Provera si è dimesso?
Risposte alternative:
a. Non voleva rischiare un "conflitto istituzionale" (lo ha detto lui, credo che intendesse dire "un conflitto con le istituzioni") b. Aveva bisogno di fare entrare in gioco un grande mediatore come Guido Rossi per ricucire con le banche e il governo c. Voleva separare il suo destino da quello della Telecom Italia per non legarsi troppo ai problemi dell'azienda e per non legare l'azienda ai problemi suoi
Che cosa vogliono mettere nella società che si occupa della rete?
Risposte alternative:
a. Solo gli ultimi dieci metri di doppino (dall'armadio alle case) come ha detto Riccardo Ruggiero a Giuseppe Turani b. Ne parleranno loro con l'authority e per adesso è meglio che gli altri se ne stiano fuori dal discorso (come ha detto Riccardo Perissich, public affairs della Telecom Italia in un convegno di ieri) c. Ci metteranno tutta la tecnologia che serve e costruiranno una vera azienda in grado di investire e innovare, magari facendone una public company, con un board indipendente, azionariato comprendente gli operatori, orientata a razionalizzare il sistema italiano e a costruire un sano ed efficiente terreno competitivo per tutti.
Prego di considerare le risposte alternative come pure suggestioni. Ma vorrei capire se le risposte vere potrebbero essere peggiori o migliori di quelle qui proposte.
3:19:57 PM
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Tre ministri per il futuro
Siamo a un momento storico per il futuro dei media digitali. Le difficoltà concettuali e pratiche - comprese quelle aperte dalla crisi della Telecom Italia - sono enormi. Le opportunità concettuali e pratiche - comprese quelle aperte dalla crisi della Telecom Italia - sono enormi.
Governare questo momento non significa praticare il dirigismo. Ma non significa neppure fermarsi al coordinamento istituzionale e vagamente asettico.
Significa coltivare una visione condivisa e agevolarne la realizzazione.
In proposito, oggi ho visto i ministri Paolo Gentiloni, Linda Lanzillotta, Luigi Nicolais. Parlavano di fronte a una platea di amministratori delegati delle aziende della "convergenza", dalle telecomunicazioni ai media e all'informatica. L'associazione Glocus e la Margherita hanno fatto la loro figura. Nonostante le enormi difficoltà.
Il passaggio epocale che attraversa la Telecom Italia, spina dorsale della digitalizzazione dei media, non è ancora pienamente comprensibile. Il cda ha deciso di costituire le società per il mobile e per la rete. Ma a questo punto, tra smentite e conferme, non si capisce se il presidente Guido Rossi, le banche che lo aiuteranno, il governo, i soci di minoranza più o meno grandi e gli altri interessati vorranno davvero vendere quelle società e rientrare dai debiti oppure tenere duro ancora per un po'.
In questo contesto, prevale chi impone la sua visione. Se si lascia tutto alle forze del privato, non è detto che la visione che si impone sia quella più lungimirante. In quel caso, o vince il sistema che vuole conservare tutto com'è, o vince l'idea - mi perdoni, un po' fantasiosa - di Riccardo Ruggiero (che parla oggi di una vdsl prevista per il 2011 come se fosse pronta e quindi rendesse quasi inutile la società dedicata alla rete), o prevale l'idea di vendere la Tim per risolvere il debito (come si dice speri Marco De Benedetti con le banche e i fondi di private equity che lo seguono).
Riccardo Perissich, public affairs della Telecom Italia, al convegno dei tre ministri ha detto - più o meno - che gli osservatori esterni dovrebbero stare fuori dalla questione: che secondo lui va risolta in camera caritatis dalla Telecom Italia e dalle Authority. Non è una bella frase: perché qui c'è in gioco un interesse pubblico molto importante e perché la discussione pubblica è l'unica strada per arrivare a una decisione capace di generare consenso e superare la litigiosità che ha finora caratterizzato il mercato delle telecomunicazioni.
Il governo esita a dire la sua. Gentiloni ha detto che il sistema televisivo è il Far West. Non ha riservato la stessa durezza al giudizio verso il sistema delle telecomunicazioni. E forse ha ragione. Ma questo non significa che il governo non sia chiamato a elaborare un metodo per arrivare a una soluzione dotata di largo consenso. Lo sa, Gentiloni: si capisce che lo sa. Ma sa anche che ci vorrà tempo per poter essere più chiari sulla materia: e prevede un anno, un anno e mezzo di discussioni.
Nel frattempo però devono venir fuori almeno i principi sui quali si darà una nuova forma al mondo delle telecomunicazioni. I principi, almeno quelli, non dovrebbero essere sottoposti a una lunghissima contrattazione.
Mi rendo conto di non aver esaurito i temi in gioco. Anzi mi rendo conto di non averli neppure scalfiti, tanto sono complessi. Anche perché sono arrivato a Milano tardi, dopo un viaggio reso molto lungo dagli acquazzoni che hanno percorso ieri l'Italia. E me ne scuso. Cercherò di tornare su questi temi presto.
telecomunicazioni, televisione, regolamentazione
12:57:47 AM
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