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Sabato, 16 settembre 2006
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Ho incontrato Tronchetti Provera...
Ho incontrato Tronchetti Provera nell'ottobre del 2003, quando era ancora all'inizio della sua parabola in Telecom Italia. Era per un'intervista destinata a Panorama. C'era tutto lo schieramento dei suoi addetti alle pubbliche relazioni. Si prestò con calma per le foto. Poi si sedette con l'aria di avere poco tempo, ma dimostrando invece nel corso dell'intervista di averne molto.
Io mi ero preparato a lungo una domanda sola. E mi sono accorto che quella domanda lo interessò parecchio. Ovviamente.
La domanda era articolata. «Finita la guerra, l'Italia si è velocemente trasformata da paese agricolo a paese industriale. Al centro dell'industrializzazione c'era l'automobile. E al centro dell'automobile c'era Gianni Agnelli. Quello che Agnelli pensò, o non pensò, allora, influenzò profondamente i successivi quarant'anni di storia italiana. Oggi, l'Italia passa dal sistema industriale all'economia della conoscenza. E al centro della trasformazione ci sono le telecomunicazioni. E al centro delle telecomunicazioni c'è lei. Quello che lei pensa, o non pensa, oggi influirà sui prossimi quarant'anni di storia italiana. Che cosa pensa?»
Ovviamente, Tronchetti Provera fu sorpreso positivamente da questa domanda. E fu gentilissimo nel dedicarmi un sacco di tempo per rispondere. Che cosa disse?
Poteva andare sulla grande visione del paese di domani. Poteva andare sul futuro della tecnologia o su quello dei media. Poteva parlare persino di un nuovo sistema economico.
Invece, non si lasciò andare a nessuna grande visione. «Le telecomunicazioni sono un'industria che serve il paese e aiuta lo sviluppo. Le aziende di telecomunicazioni crescono se il sistema economico le lascia libere di decidere, innovare e proporre al mercato nuovi prodotti e servizi. Quello che penso è che i governi ci devono lasciare liberi di agire...».
E' sempre lo stesso pensiero che lo ha accompagnato attraverso i suoi drammatici cambi di strategia. In quell'intervista mi disse che fisso e mobile dovevano restare due piattaforme separate. Poi, dopo un anno, le unificò. E questa settimana è tornato a separarle. Il mercato finanziario non ha gradito e ha penalizzato il gruppo. Ma lui si è preoccupato soprattutto delle reazioni del governo. E ha finito per dimettersi, lamentando come il governo non lo lasciasse libero di agire.
E' vero che la libertà d'azione per le imprese è fondamentale. Ma le regole sono fatte proprio per garantire la libertà a tutti. Altrimenti, come diceva Adam Smith, le imprese più grandi sono tentate di approfittare della loro forza e limitano la libertà degli altri. La concorrenza è frutto delle regole, non della deregolamentazione. La domanda storica è questa: Tronchetti è stato vessato dalle regole e da chi le doveva interpretare? O, tentato dalla sua forza, ha faticato a restare nei confini imposti dalle autorità, scalpitando sempre di più fino a non poter più restare al suo posto?
Dobbiamo parlare di quello che avrei voluto sentirmi rispondere da un grande visionario capitato alla guida della Telecom Italia. Ma io, forse, quel visionario non l'ho incontrato. Oppure l'ho incontrato, ma non sono riuscito a farmi dire la sua visione.
Comunque qui bisogna parlare di specializzazione orizzontale al posto dell'integrazione verticale. Ne ho già accennato in un vecchio post. Ci torno, però... Anche perché Tronchetti mi aveva dato qualche indicazione in proposito, sulla quale riflettere... E quando l'ho rivisto altre volte, ho avuto l'impressione che un po' ci stesse ancora riflettendo anche lui...
telecomunicazioni, televisione, regolamentazione
A proposito: chi chiedeva dimissioni e chi le ha date...
Pier Luigi ci ha preso con la richiesta di dimissioni di Tronchetti. E quelli che volevano il passo indietro della capa di Hp lo stanno ottenendo. Manca ancora un sacco di gente all'appello. Questi si aggiunge, sempre secondo Pier Luigi, una domanda: Rossi lascerà il calcio?
5:31:34 PM
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Telefoni Rossi: ipotesi per pura deduzione
Faccio solo alcune deduzioni. Sapendo che Guido Rossi è nominato per fare da mediatore tra i grandi interessati alla vicenda: Pirelli e Benetton, Intesa e Unicredito, governo, autorità per le telecomunicazioni, potenziali nuovi soci o acquirenti di parti dell'azienda.
Credo che la priorità di Rossi si concentrerà sull'assetto, innanzitutto.
E' stata confermata la creazione delle società per il mobile e per la rete. Ma tutto resta al 100 per cento in Telecom Italia per ora. E Olimpia è in questo momento ancora una società nella quale sono presenti i soci industriali e le banche.
Un'ipotesi potrebbe essere questo percorso. 1. Si scioglie Olimpia e si attribuiscono nel quote di Teleccom Italia ai soci. 2. Le banche aumentano la loro quota e definiscono la fase di ristrutturazione. 3. La vendita della rete avviene in chiara - e questa volta trasparente, si spera - collaborazione con il governo. Il debito diventa così meno stringente. 4. Si decide che fare della Tim con meno affanno: una cordata italiana si farà avanti, con l'aiuto delle banche italiane e straniere. 5. Di fronte alle offerte che effettivamente si palesano, si vende la Tim o la si quota di nuovo in borsa. Il debito è quasi rientrato. Pirelli è un socio tra gli altri. Si sceglie la strategia per il futuro.
Si tratta di pure opinioni. Tanto per ingannare l'attesa dei fatti che saranno annunciati nei prossimi giorni o settimane (poche, penso).
Nel frattempo, non dimentichiamo Tronchetti. Ma ne parlo in un prossimo post. Adesso ho finito la pila...
telecomunicazioni, televisione, regolamentazione
11:50:38 AM
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