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Bassanini, Catricalà, Caio. Separazione della rete Telecom

In un’occasione molto speciale, alla Smartcity Exhibition di Bologna, hanno parlato Francesco Caio, digital champion italiano, Franco Bassanini, presidente Cassa Depositi e Prestiti, e Antonio Catricalà, viceministro allo Sviluppo Economico. Molti temi, ma una sorta di dialogo a distanza sulla rete a banda larga in Italia. Caio aveva ribadito a Capri la sua idea sulla possibilità che l’infrastruttura per le telecomunicazioni, senza investimenti adeguati, finisca per soffrire di una sorta di osteoporosi, per cui sembra funzionare fino al giorno in cui si rompe. E ovviamente, di fronte ai cambiamenti di proprietà nella Telco che controlla la Telecom Italia, il tema trova maggiore attenzione.

C’è la preoccupazione del degrado. Che va dimostrata. E c’è la preoccupazione del mancato sviluppo. Che è più facile da sostenere. In generale, si teme che una società privata – soprattutto se è fortemente indebitata – investa nella rete solo per servire una domanda evidente, mentre la modernizzazione del paese ha bisogno di un’infrastrutturazione proattiva, che in qualche modo solleciti la domanda. Il tema è politico, dunque.

Bassanini ha fatto un discorso articolato. Sostiene che il pubblico in primo luogo deve creare le condizioni per lo sviluppo e tra queste indubbiamente c’è la qualità delle rete di telecomunicazioni. Occorre una valutazione pubblica trasparente della qualità della rete. Se va bene così, tutto ok. Se non va bene occorre prendere provvedimenti: «perché le telecomunicazioni sono fondamentali».

Che cosa può fare il pubblico? Secondo Bassanini può: 1. investire nella domanda pubblica (per esempio modernizzando la pubblica amministrazione); 2. alfabetizzare la popolazione; 3. semplificare le procedure (come ha fatto con il decreto sugli scavi per la posa di cavi); 4. incentivare fiscalmente i nuovi investimenti; 5. offrire garanzie pubbliche sugli investimenti. Può inoltre migliorare le condizioni della regolamentazione. Basterà per richiamare i privati a investire?

Come si diceva occorre un’offerta che liberi la domanda, proattiva. Ma una società superindebitata se lo può permettere? Per Bassanini il regolatore può allora scegliere la separazione della rete telecom dalla società di servizi come si è fatto per le reti del gas e dell’elettricità.

Catricalà non si è tirato indietro. E ha detto chiaramente che una società separata per la rete, con un socio pubblico, potrebbe essere garanzia di investimenti, indipendenza, efficienza e consapevolezza del ruolo pubblico che deve svolgere. Ha fatto l’esempio di rete gas e Terna. Implicitamente ha dunque chiamato in causa proprio la Cassa Depositi e Prestiti. Vedremo.

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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