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La questione di coscienza della gente che ha votato per il Partito Democratico

Non appartengo a nessun partito. Non mi intendo di politica più di una qualsiasi persona che viva in Italia. Ma sento che c’è un grande movimento nelle coscienze di chi ha votato per il Partito Democratico. E che questo è un momento storico per la cultura politica degli italiani e la consapevolezza di quelli che li devono rappresentare.

Il nuovo governo di Enrico Letta è la sintesi più intelligente che si potesse fare della situazione emersa dalle elezioni. Le cause sono, come sempre, molteplici: alcune condizioni di lunga durata, i vincoli posti dalla congiuntura e i rimbalzi dovuti agli avvenimenti recenti. Da ricordare senza andare troppo in profondità:
1. La furbata della riforma-blitz della legge elettorale voluta molti anni fa per limitare i danni di una sconfitta annunciata della destra
2. L’urgenza della crisi economica che ha portato alla manifesta necessità di sostituire un governo incapace di gestirla con i tecnici e la conseguente limitata libertà di manovra per i partiti
3. L’esito elettorale del 2013, i tentativi falliti del Pd di accordarsi con M5S, la goffaggine delle prime votazioni per il Presidente della Repubblica, il rifiuto di prendere in considerazione Stefano Rodotà.

Il governo di Letta può aprire una fase nuova. E si è già detto tutto o quasi su questo punto. Ma certamente mette in crisi la coscienza della gente che ha votato Pd.

Quello che importa è ribaltare la situazione. Non è la coscienza delle persone che hanno votato il Pd ad avere torto e a doversi sentire tradita. È il comportamento di chi ha fatto politica senza valorizzare quella coscienza ad avere sbagliato. L’errore di prospettiva non è stato tanto causato dalla concentrazione eccessiva dei politici di sinistra sulla contrapposizione alla destra, peraltro sacrosanta: l’errore di prospettiva è stato nel concentrare troppo la politica di sinistra sull’obiettivo di prendere i posti di comando sottraendoli ai politici di destra senza pensare e dire abbastanza su ciò che va fatto per modernizzare e migliorare il paese.

La cultura di destra è espressa con coerenza dalla destra: ciascuno fa i propri interessi con ogni mezzo e se ha successo produce ricchezza che finisce, forse, per generare indirettamente vantaggi per tutti. Altrove questo è un pensiero liberista che si sviluppa accettando il quadro delle regole e delle leggi, tentando casomai di cambiarle per via democratica: in Italia questa cultura sconfina spesso oltre le regole, legittimando questo sconfinamento con una critica radicale dell’eccesso di regolamentazione e di peso fiscale.

La cultura della sinistra è orientata da una grande bussola: le persone non possono essere felici da sole. E dunque occorre lavorare perché tutti possano esprimersi, crescere, educarsi, intraprendere, lavorare con soddisfazione, correggendo i fallimenti del mercato. In un paese arretrato come l’Italia questo avvicina molti mondi: chi crede nella legalità, chi crede nella giustizia sociale, chi crede nella libertà di innovare e di creare, chi lavora con professionalità e spirito di servizio, chi crede nella cultura; e così via. Mettere insieme quei mondi significa fare un salto di astrazione e raccontare una prospettiva in cui quei mondi riconoscano il proprio contributo e il progetto di fondo al quale sentono di voler partecipare.

Questa cultura è forte nelle coscienze. È difficile da sintetizzare in misure semplici e concrete come quelle che suggerisce la destra. Dunque rischia di sostenere posizioni massimaliste e di condurre a compromessi che scontentano più di quanto soddisfino.

Con tutta la buona volontà, se non si fa un discorso di prospettiva articolato e ben espresso, se si perde tempo a parlare di poltrone e di polemicuzze, finisce che il progetto di sinistra appare debole e fumoso. Se non ipocrita.

Il passaggio, empiricamente dovuto che stiamo vivendo, sarà giudicato in base ai fatti. Ma anche in relazione alle coscienze.

Ora è tempo di rendere quelle coscienze più consapevoli. Accetteranno i limiti delle condizioni esterne se sono ben spiegate e dimostrate. Ma si attiveranno con energia solo se si confronteranno con un progetto profondo, concreto, ben raccontato, con una visione dell’innovazione che va portata in ogni angolo di questo bellissimo e disgraziato paese. Si tratta di una visione nella quale ciascuno possa riconoscere che il proprio contributo è importante, per il bene di tutti e dunque per il proprio.

La coscienza della gente che ha votato per il Partito Democratico è più importante di quel partito. La modernizzazione del paese può avvenire solo interpretando quella coscienza. E avverrà con un movimento duplice: vera partecipazione, per la quale le piattaforme digitali vanno salvaguardate e innovate, e narrazione visionaria sintetica, per la quale il discorso si deve concentrare sui contenuti che interpretano la coscienza degli italiani innovatori e rispettosi del bene comune.

La strada è lunga e imboccarla è urgente.

La destra si avvia a governare con alcune idee ben precise in testa. La sinistra deve fare altrettanto:
1. salvaguardia e miglioramento della libertà di espressione in rete
2. sviluppo basato sull’innovazione, la cultura, la nuova impresa
3. metodi trasperenti nell’amministrazione e nella partecipazione
4. energia ai progetti delle città intelligenti e delle strategie territoriali
5. scuola e ricerca come investimenti per la crescita senza se e senza ma

Gli altri paesi ci fanno concorrenza su queste cose. Ma su queste cose possiamo fare concorrenza a loro.

L’agenda digitale è una roadmap da non dimenticare mai. Ma è meglio chiudere questo strano post. Altrimenti si fa un programma. Tutto questo va contestualizzato. Ci sono mille altre cose da fare delle quali si parlerà di più, dal fisco al lavoro, dalla giustizia all’integrazione sociale. Ma sarebbe bene avere una visione capace di definire alcune cose irrinunciabili e realizzabili. Quelle che costituiscono i fondamenti di un progetto di paese dotato di una prospettiva.

Il fatto è che se non si fa questo genere di discorsi, la questione di coscienza di chi ha votato il Pd si risolverà senza il Pd.

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  • Aspettaaaaa… il belloo deve ancora venire… pensa a quando ci sarà Berluschino Renzi ahahahah

  • E la maestra chiese a Pierino “ma dove hai la coscienza Pierino?” e Pierino rispose “in mezzo alle gambe signora maestra”…

    Di che coscienza parlate se è tutto un delitto premeditato?

    • la coscienza di chi vota.. non stiamo parlando di delitti ma di aspettative, speranze, errori, delusioni, programmi..

  • In tutti i dibattiti a sinistra nella lunga storia della sinistra, si arriva sempre alla categoria del tradimento: la base è buona è il vertice corrotto. Da Trosky e Stalin fino al compromesso storico, si arriva sempre lì. E sempre con un senso di fallimento. oggi meno di sempre, mi convince quest’approccio. Io non penso che l’impasse del PD sia legato allo sbandamento post elettorale.Ritengo piuttosto che il fatto che il centro sinistra non abbia mai vinto frontalmente una elezione ( la vinse nel 96 grazie alla separazione fra Berlusconi e Lega e le rivinse di una sfumatura dieci anni dopo ma senza reggere la legislatura) bruciando in sequenza ogni genere di leader da Occhetto a prodi, a D’Alema ad Amato, a Rutelli a veltroni, per finire oggi a Bersani, nonostante approcci , durezze e flessibilità diverse, ci deve dire che la sinistra in Italia e nel mondo è organicamente incapace di aggregare e parlare a pezzi rilevante del paese.Dopo l’89, con il crollo dell’Urss, non si è mai fatta una riflessione reale su che cosa era rimasto sotto le macerie del muro.La sinistra fu gtraziata prima di Mani Pulite che spostò il conflitto sul terreno giudiziario e poi da Berlusconi che regalò un nemico sostitutivo di ogni strategia. La Guerra dei 20 anni a Berlusconi, per altro pasticciata e timida, ha coperto il vero buco nero della sinistra: come passare dalla cultura del lavoro a quella del sapere.Questo è il nodo.Altro che agenda digitale: Ancora l’anno scorso Stefano Fassina, una delle teste d’uovo dei giovani turchi, scriveva sul suo libro Prima di Tutto il lavoro che il computer era stato il motore dell’offensiva conservatrice deglki anni ’90: che dire? questo è il nodo.Questo è il motivo per cui in Lombardia nonostante lo sfacelo di PDL e Lega si è perso: non si parla ad intere aree sociali emergenti, inseguendo lavoratori che non ci sono più e che quando ci sono votano Lega, Berlusconi, o oggi Grillo.Altre scorciatoie non ne vedo: ricostruire una sinistra del sapere che trovi la via per rappresentare i nuovi ceti sociali che lavorano e vivono di rete non quelli che ci giocano.Luca li conosce meglio di me e sa bene cosa si intende: diamo un partito ai makers digitali

  • Quando dici che “La coscienza della gente che ha votato per il Partito Democratico è più importante di quel partito” hai compreso davvero quello che si muove in chi crede in un’idea, un’idea di innovazione, e che non la vorrebbe disattesa.
    Post bellissimo. Profondo. Illuminante.

  • Non appiccicherei l’etichetta di “avere le idee confuse” solo a un gruppo di elettori.

    Tutti abbiamo le idee confuse.
    Tutti ce le dobbiamo chiarire.

    Tutti ci siamo sentiti profondamente traditi dalle precedenti espressioni di una politica che non è più adeguata, che non è al passo con i tempi e che semplicemente, non può più funzionare.

    Speriamo che idee nuove si evidenzino in modo chiaro e costruttivo, senza opposizioni prive di alternativi propositi.

    Speriamo che il nuovo governo metta ordine e abbia il coraggio e la capacità di buttar via e tutto quello che non serve più, che è zavorra, che è inadeguato.

    Siamo pronti a ricostruire, abbiamo braccia e cuore per farlo, ma occorrono progetti validi e idee chiare, altrimenti facciamo case di cartone, senza fondamenta e senza tetto, e senza strade per circolare.

    La rete può essere un serbatoio di energia, ma non ha ancora profondità e autorevolezza. Può essere utile a raccogliere sentimenti ed emozioni, ma non pare adeguata a redigere progetti e piani, o a gestire trattative.

    Il malcontento è energia da sfruttare per costruire consensi ad approcci costruttivi, direzionati, chiari e ben impostati. Altrimenti è solo un turbine senza direzione, pericoloso e distruttivo.

    Coraggio!
    Il futuro è di chi se lo merita.

  • Appassionato, cristallino.

    Ma il soggetto Pd è fuori tempo massimo, troppi gli errori fatti, la credibilità irrecuperabile. Mai più mia fiducia a questo Pd.

    Alle ultime politiche ho votato M5S pensandolo come vera opposizione (nei miei 32 anni non ne ricordo una) e come catalizzatore per far nascere un nuovo soggetto dal Pd.

    Coraggio! Faccio mia l’esortazione di Marco. Speravo che Pd e M5S si rendessero conto di aver bisogno l’uno dell’altro, pur senza mescolarsi.

    Ma QUESTO Pd continuerà con la sua arroganza e ingordigia a rivolgere i suoi sforzi verso la gestione del potere, e continuerà a legittimare il Caimano, in un orrido abbraccio istituzionale.

    Marina Sereni, vicepresidente della Camera e dell’Assemblea Nazionale Pd, da Vespa.
    Sereni: L’idea non era di fare un governo con il MoVimento 5 Stelle, l’idea era di chiedere a M5S, cosa che abbiamo fatto ripetutamente, di…
    Vespa: Di fare maggioranza con voi
    Sereni: No, di consentire che nascesse un governo di centrosinistra

Luca De Biase

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