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Sabato, 20 dicembre 2008
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ProjectPlaylist: Facebook o MySpace
Le etichette musicali hanno fatto causa a ProjectPlaylist. E hanno intimato a MySpace e Facebook di togliere l'applicazione di Project Playlist dal loro servizio. (Via TechCrunch, due post; info su Crunchbase).
Ma mentre MySpace ha accettato subito l'invito dell'associazione delle etichette, Facebook ha rifiutato. Mettendosi implicitamente nei guai a sua volta contro i proprietari di contratti musicali.
Le strade di Facebook e MySpace, nati entrambi come social network, si erano da tempo separate. Ma questa decisione sembra sancire un destino diverso: Mark Zuckerberg pensa in un modo, gli uomini di Murdoch in un modo opposto. Il pubblico deciderà quale modo preferisce.
12:25:57 PM
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Autorestart
Hanno deciso di aiutare l'industria dell'auto americana a sopravvivere ancora un po'. Ma la vicenda è ancora una questione finanziaria, non reale. Perché i produttori di auto americani si erano trasformati in finanziatori dei loro clienti. E si erano impelagati nella stessa spazzatura delle banche coinvolte dalla fine della bolla dei titoli derivati. C'è bisogno di superare la virtualità del discorso finanziario per andare a incidere sulla realtà. In modo che si colga l'occasione drammatica della crisi per avere almeno un briciolo di speranza di uscirne migliori.
Il problema in tutti questi casi è che il pubblico che vuole essere informato sui settori in crisi ha bisogno di risposte a tre domande: - quanto davvero è grande il buco, - che cosa si fa nell'immediato, - che cosa si fa nel lungo termine.
Invece. Appare ancora difficile sapere esattamente quanto è grande il buco. C'è poca trasparenza su quello che si fa nell'immediato. Non ci sono parole sul progetto di lungo termine.
Il fatto è che senza rispondere a tutte e tre le questioni non se ne esce. Perché non riparte la fiducia.
Per quanto riguarda l'auto è necessaria una visione strategica che mostri come le soluzioni ai problemi immediati siano connesse dai decisori pubblici a interessi più generali di quelli degli azionisti e dei lavoratori dell'auto. Altrimenti non si va avanti. Perché al di là dei problemi finanziari, l'auto è un settore profondamente in crisi reale: l'auto ha cambiato l'urbanistica e la vita quotidiana, ha liberato la mobilità, ha creato nuove antropologie; ma ha distrutto l'ambiente, spezzato importanti forme di socialità, generato bisogni non sempre sostenibili. E le persone se ne sono accorte. Molte persone. Se l'auto cominciasse sul serio a rispondere alla domanda di pulizia dell'ambiente, almeno, si potrebbe ragionare su basi nuove. Se l'auto deve ripartire sul serio si deve porre un progetto di innovazione progressiva e inesorabile per arrivare ad auto pulite, poco costose, belle e urbanisticamente meno invadenti. Non è utopia: è semplicemente una roadmap innovativa necessaria. Imho.
11:53:42 AM
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Luca De Biase.
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1-01-2009; 1:24:41.
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