Luca De Biase

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Giovedì, 22 novembre 2007

La storia per progettare il futuro

Ieri parlavo, con una persona che l'ha vissuta, della storia di Vittorio Ghidella. I suoi anni alla Fiat sono stati costellati di successi industriali. Ma sono terminati con una violenta battaglia per il potere in azienda. La ricostruzione dei fatti non è ancora compiuta. Il ruolo di Cesare Romiti. Quello di Gianni Agnelli. Le battaglie legali. Un fatto è certo: la Fiat sceglie in quegli anni Ottanta di svilupparsi nella finanza e nella relazione con lo Stato piuttosto che appoggiarsi con decisione sullo sviluppo industriale.

E non è la sola. Lo stesso avviene all'Olivetti, alla Ferruzzi, persino alla Pirelli. E' l'epoca in cui le famiglie imparano a investire in borsa (e scoprono quante batoste si possono prendere in questo modo). E' l'epoca in cui lo Stato moltiplica il suo debito pubblico abnorme: ed è l'epoca in cui il settore pubblico viene privatizzato nel senso che viene trattato come un sistema di risorse che chi governa può sfruttare per trarne profitto personale. E' l'epoca in cui la televisione conquista il ruolo di settore strategico per lo sviluppo dei consumi e la costruzione del consenso. Il denaro assume una centralità culturale e quotidiana che in precedenza non aveva.

E' un'epoca che termina con l'abbattimento del Muro di Berlino. Da quel momento, l'Italia perde la funzione di luogo di frontiera nella Guerra Fredda e si ritrova senza protezione nella vicenda della costruzione del nuovo ordine mondiale. Affida il suo destino internazionale all'adesione accorata all'Europa. In cerca di un senso di marcia. Che si rivelerà insufficiente.

Il successo dell'adesione all'euro da un lato e la crisi istituzionale europea la lasciano disorientata. Un pensiero approfondito sulle dinamiche complesse della storia italiana recente sarebbe invece necessario per definire alcuni elementi di un progetto di futuro che abbia una efficacia più duratura.

Vorrei trovare una storia d'Italia del secondo Novencento che ricordi e ricostruisca come siamo arrivati fin qui e serva a dare la prospettiva per guardare avanti. La storia tende a sciogliersi nella memoria delle persone che l'hanno vissuta in una sorta di lungo presente. E forse per questo lo studio della storia tende a limitarsi quando si giunge a ridosso della contemporaneità.

Bruce Sterling dice, citando Paul Saffo, che per prevedere quello che succederà tra un certo numero di anni occorre ricostruire quello che è successo, considerando un numero doppio anni nel passato. E' un modo americano per dire che occorre una prospettiva storica per pensare il futuro. La storia è il primo elemento di riflessione nella progettazione. Credo che valga anche per il giornalismo dell'innovazione.

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