Luca De Biase
An Italian journalist writes about what's happening in his funny country:
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Sabato, 22 settembre 2007
 

Post criptico

Se non esistesse bisognerebbe inventare un manifesto del post-cripticismo, la cui battaglia è contro il sapere inteso e praticamente utilizzato come sistema di esclusione e inclusione, cioè di potere, il cui senso è ormai terminato. E poiché non esiste... Ecco qualche motivo per pensarci (naturalmente, "quasi per scherzo").

La grande trasformazione culturale e sociale post-industriale e post-moderna ha ormai almeno cinquant'anni. E gli ultimi venti ha tentato di superarsi con un progetto di nuova narrazione del progresso intesa a realizzare (senza stare troppo a pensarci) il nuovo ordine mondiale. Ma l'esordio del nuovo millennio ha spazzato via l'equivoco. Oggi sappiamo che una nuova narrazione universale, se esistesse, emergerebbe solo dall'ascolto vero della condizione del pianeta.

L'epoca post-industriale e post-moderna ha messo in crisi le grandi narrazioni tradizionali. Verità, giustizia e bellezza non sono più definite dai canoni della tradizione. Ma al posto di ciò che è andato in crisi non si vede nulla di facilmente dicibile. E questo rischia di allontanare, invece che avvicinare, una sorta di liberazione culturale della popolazione mondiale, frammentandola in gabbie formate saperi organizzati in modo da funzionare come sistemi di esclusione e inclusione. Non sarebbe la prima volta. Ma è la prima volta che è davvero vitale rifletterci. Perché nella società della conoscenza verso la quale entriamo, dopo l'epoca industriale, il sapere diventa il vero ambiente nel quale si sviluppa la vita umana.

Mi piacerebbe trovare documentazione in proposito. Qualcosa di facile come un breviario di domande grosse e tentativi di risposta modesti. Non trovo che tentativi vagamente assurdi. Come questo qui sotto.
Che cosa ci lascia la grande trasformazione?
Ci lascia innanzitutto un panorama culturale non rappresentabile con i canoni tradizionali, che richiede parole nuove. E che infatti genera parole nuove.

E' necessario un discorso universale o basta una condizione di eterna sperimentazione, nel relativismo culturale?
Un dato universale esiste: il popolo mondiale può distruggere o salvare il pianeta nel quale vive. E da questa consapevolezza discende la risposta affermativa.

In che cosa consiste la possibilità di distruggere il pianeta?
L'industrializzazione ha trasformato il criterio di giudizio fondamentale, portandolo dall'ambito del simbolico a quello del funzionale. In questo modo ha generato l'immagine di meccanismi sovrumani che funzionano autonomamente dalla nostra volontà e che non si possono guidare perché sono ormai usciti dal controllo degli uomini.

In che cosa consiste la possibilità di salvare il pianeta?
Prendere consapevolezza che in una "natura" enormemente più complessa di quanto noi siamo in grado di pensare, il determinismo funzionalista industriale non è la forza vincente e che una nuova cultura che sappia accogliere la naturale creatività del caos può invece indirizzare l'azione nella direzione dell'armonia.

Quali sono le grandi dinamiche?
Dal determinismo lineare al caos creativo. Dalla gerarchia alla rete. Dalle convenzioni alle visioni.
Come si può sintetizzare tutto questo in modo meno paradossalmente criptico?   

5:34:07 PM    comment [];


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