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Martedì, 11 settembre 2007
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Il futuro di Beppe Grillo
Non ho scritto del giorno di Beppe Grillo. Perché a Bologna non c'ero. Ma ho meditato su quello che se ne è letto. E su questo posso dire qualcosa.
Credo che l'unica parola che non c'entra niente con il fenomeno nato intorno a Beppe Grillo sia "antipolitica". Non siamo di fronte all'antipolitica. Casomai Grillo sta partecipando alla politica in modo diverso: un misto di istanze valoriali, proposte di legge, controinformazione. Grillo è un comico famoso, un pensatore pratico, con un blog molto seguito: e riesce a sintetizzare queste caratteristiche per uscire dal suo ruolo abituale e costruire una manifestazione di grande successo. Denuncia il distacco dei partiti dalla realtà. Ma non si occupa, né vuole occuparsi di risolvere questo problema: propone di cercare un'altra strada, fondata su un'ipotesi di sistema politico un po' più direttamente partecipato dalla società. E trova consenso tra le persone che non si sentono rappresentate dai partiti, che non trovano persone capaci di esprimere valori moralmente accettabili, che pensano che la repubblica sia una cosa di tutti, che non si ritengono informate correttamente dagli organi di stampa tradizionali. Il minestrone cucinato da Grillo è interessante. Persino buono.
Ma il suo operato resta difficilmente comprensibile. Perché non si capisce e non si può capire dove porta. Quindi la domanda centrale è: qual è il futuro di quello che Beppe Grillo ha costruito?
Secondo me, Grillo combatte partiti che non ci sono più. Partiti che avevano istanze valoriali e che rappresentavano pezzi precisi della società. Quei partiti non ci sono più perché i partiti nuovi sono nati non sulla repubblica, ma sulla democrazia. E la democrazia è diventata una sorta di mercato dei consensi: i partiti cercano di accumularne il più possibile per vincere le elezioni e gestire il potere in attesa delle prossime elezioni.
I partiti tendono a diventare organizzazioni per la raccolta del consenso al fine di vincere le elezioni. Non si occupano di valori se non per convincere chi sceglie in base ai valori. Si occupano di interessi, identità, aggregazioni di ogni genere. Cercano di trovare i modi per attrarre i voti e poi si dedicano a cercare i compromessi necessari a non scontentare i diversissimi tipi sociali che li hanno votati.
Di fronte a questi partiti, la società può organizzarsi in movimenti (di opinione o di interessi) per portare avanti le sue istanze. I valori e gli interessi sono sempre più articolati dai movimenti, dalle organizzazioni religiose, dalle associazioni ecologiste, dalle lobby, dalle reti informali di amicizie. E le persone che fanno parte dei partiti possono anche essere vicine a una o all'altra di queste entità: ma i partiti non si possono identificare in nessuna di esse, pena la perdita di efficacia nella raccolta del massimo possibile dei voti e nella capacità di cercare compromessi.
In questo senso anche Beppe Grillo è lontano dalla realtà, in quanto pensa all'esistenza di partiti che non ci sono più: ma è espressione della realtà in quanto crea una sorta di movimento. Secondo me, non commetterà l'errore di fare un partito. E quindi probabilmente sarà tentato di evolvere, dal punto di vista politico, in un movimento consapevole di esserlo e consapevole del suo ruolo nella nuova forma assunta dal sistema politico.
Ma il suo vero contributo resterà un altro. La controinformazione che è riuscito a sviluppare ha un valore ben superiore a quello - pur importante - dell'articolazione degli interessi di questa o quella categoria di precari, ecologisti, moralisti, repubblicani... Perché siamo in una società che non manifesta ancora una sufficiente consapevolezza. Le persone agiscono in gruppo più che pensare con la propria testa. Uno dei modi attraverso i quali si sviluppa la consapevolezza delle persone è proprio l'informazione. Il miglioramento dell'informazione.
Grillo in questi anni ha dimostrato che gli strumenti per informare ci sono. Si possono interpretare in molti modi. E spesso Grillo li ha interpretati in chiave di comunicazione più che di informazione. Ma spesso - non sempre - ha anche informato in modo più interessante di tanti giornali. Se il suo sforzo al servizio della sua immagine di società dovesse alla fine concentrarsi sull'informazione, avrebbe un'importanza strategica.
Probabilmente la scelta tra costruire un movimento e sviluppare un sistema di informazioni alternativo non avverrà. Ma ciò non toglie che nel futuro di Beppe Grillo c'è un bivio: sacrificare la qualità dell'informazione alla necessità di rafforzare la partecipazione emotiva degli aderenti al movimento; oppure sacrificare l'emotività al servizio dell'informazione, che non può vivere sulla base di istanze unilaterali?
Spesso i blogger si sono sentiti lontani da Beppe Grillo, anche se il suo sistema di informazioni ha fatto largo uso del software per fare i blog. E questo perché non hanno trovato nel blog di Grillo la stessa ricerca che hanno svolto loro: la ricerca di un'informazione nuova basata sull'ascolto oltre che sull'espressione di un punto di vista. Ma non è detta l'ultima parola.
Link: Gr@cc, Luca Sofri, Vendetta780, ProcioneGobbo, NapoliRomantica, .Mau, Suzukimaruti, Ribera, e molti altri (impossibile citare tutti, me ne scuso).
Tag: antipolitica, politica,
Beppe Grillo
1:10:00 AM
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