Luca De Biase
An Italian journalist writes about what's happening in his funny country:
a laboratory for the study of broken democracy and creative capitalism.
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Venerdì, 24 ottobre 2008
 

Pubblico dominio

Una bella discussione con JC De Martin. Tra le sue affermazioni: per ridare slancio alla capacità della società di generare cultura innovativa, il pubblico dominio deve essere riconosciuto come il luogo primario della vita culturale; il diritto d'autore è un sottoinsieme della vita culturale di durata limitata e di ampiezza definita. C'è il rischio che un'idea estremista del diritto d'autore possa bloccare la capacità delle persone di rielaborare le idee già formate rallentando la crescita della conoscenza. Per combattere l'estremismo del diritto d'autore occorre contraddire l'idea che l'autore sia un «creatore»: idea romantica che vede l'autore come una persona che fa nascere solo da se stesso la sua arte, come appunto un creatore.

La creatività non è la capacità di far nascere dal nulla una cosa nuova. E' la capacità di «fare» un'opera o di «dire» un senso, pensando in base a un sogno o a una visione ma realizzandoli in modo prima o poi comprensibile - perché arrivino a entrare nella circolazione culturale della società - dunque inevitabilmente anche rielaborando i materiali culturali che ci sono già (perché da questi dipende appunto la comprensibilità). In questo senso, più è ricco il pubblico dominio, più l'ecosistema culturale è favorevole alla creatività. Imho.


10:54:39 AM    comment [];

Politica e internet

Ieri all'Igf si è parlato di politica e internet. Impossibile riassumere. Tre punti restano in mente:

1. La democrazia non è votare. Si vota anche nei regimi dittatoriali. La democrazia casomai è un processo per prendere decisioni collettive in modo consapevole. Dunque ha bisogno di un sistema dell'informazione di qualità e di un dibattito libero. La rete può aiutare.
2. Le sedi delle decisioni in generale sono le istituzioni della repubblica. Un bene comune. Come dice Stefano Rodotà, anche la conoscenza è un bene comune. Ci sono luoghi non necessariamente istituzionali e formalizzati nei quali la conoscenza può essere aggregata per migliorare il sistema decisionale. E la rete può aiutare.
3. L'agenda, la lista di priorità che una società si dà sulle questioni intorno alle quali occorre prendere delle decisioni, dipende anche dai sistemi di informazione. La rete può aiutare. Ma solo connettendosi in modo simbiotico all'insieme del sistema mediatico.

In tutto questo ci sono inevitabilmente dei conflitti latenti. Ma occorre avere anche un'idea strategica per poterne venire fuori in modo costruttivo. Imho.


10:37:48 AM    comment [];

Scuola, bugie e video-online

Tutti i giornali stanno seguendo attentamente le vicende che coinvolgono la scuola. Pare che il centro della questione sia la riduzione delle risorse per l'istruzione e la ricerca. Ma intorno a questo, si afferma e si nega senza trovare un punto sul quale gli uni non dicano agli altri di dire bugie. Sulla Repubblica il governo appare in preda a una volontà punitiva. Sul Tempo il governo è stupito per l'incomprensione riservata alle sue decisioni. In piazza i ragazzi e molti professori o ricercatori segnalano che le decisioni del governo rischiano di bloccare il lavoro. E a Cagliari, gli studenti parlano all'Igf: «nessuno ci ascolta».

E' un dato preoccupante. La valanga di dichiarazioni che si fanno al vertice della piramide della politica sembra oscurare le affermazioni di coloro che vivono quotidianamente nella scuola. Si aprono spiragli di dialogo. Ma li si deve anche coltivare. Senza fare uso dei Mezzi di confusione di massa.

Può darsi che alcuni aspetti della riforma Gelmini siano graditi agli italiani come dicono alcuni sondaggi. Ma è difficile non vedere che il governo sembra davvero aver ridotto le risorse per la scuola e la ricerca e su questo punto non si vede perché invece di negare, il governo, non discuta. Se spiegasse meglio il 133, che così com'è sembra proprio un metodo per spaccare il sistema, forse si potrebbe smettere di sentir parlare di bugie e si aprirebbe un confronto sui fatti.

I ragazzi vogliono essere ascoltati. E credo che vogliano soprattutto avere una scuola che funzioni bene. Ma se per farsi ascoltare devono protestare e se nell'ambito delle proteste non si guardano i fatti ma solo le posizioni, si rischia di generare una condizione in cui i violenti - al governo e nella società - si fanno notare di più dei cittadini che vogliono un sistema dell'istruzione di qualità. E chi ha vissuto l'epoca delle strategie della tensione sa che cosa questo significhi.

Intanto, il Ministro della Gioventù lancia un nuovo sito ma sceglie di non prendere in considerazione l'argomento.


10:30:37 AM    comment [];


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