Luca De Biase
An Italian journalist writes about what's happening in his funny country:
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Mercoledì, 19 settembre 2007
 

Nucleare / 4
Antropologia del dibattito

Ok. Non so se avete dato un'occhiata ai commenti al precedente post sul nucleare. Chiariscono almeno un punto: discuterndo su questo tema, gli animi si scaldano. Dimostrando se non altro che il nucleare è una gran fonte di energia.

Grazie a tutti, per la generosità e civiltà della discussione. Dalla quale emerge un'esigenza comune, pur tra posizioni contrastanti. Clelia e Giulia (rileggere Rifkin). Marco e Francesco (l'idrogeno è solo un modo per trasportare energia, il nucleare va bene, i pregiudizi sono infondati). Matteo, Dario e Sfefano (distinguiamo tra le sòle dalle innovazioni vere). E poi Niccolò e Yannb (meglio le altre fonti). Weissbach (contro il semplicismo). Formicablog (posizioni preconcette). L'esigenza comune è quella di capirci qualcosa di più di questo argomento. (In questo senso sono contento della notizia secondo la quale l'Italia torna a fare ricerca sul nucleare di IV generazione). Un motivo dell'esigenza di capire di più di questo argomento sta proprio nell'insieme di tabù che pervade il dibattito.

Perché il nucleare induce nella tentazione di discutere con animosità? Perché le informazioni sono contrastanti e i pregiudizi fortissimi, perché la difficoltà dell'analisi dei dati è grande e i retropensieri ancora più grandi. Perché una informazione in materia viene sempre interpretata come segno di altro: una volontà politica, una posizione ideologica, un atteggiamento culturale indiscusso. Per gli uni e per gli altri, la realtà è chiara ed è assurdo che coloro che non la riconoscono non se ne accorgano. Dunque quell'assurdità si spiega solo facendo riferimento a interessi e superficialità indicibili. Ovviamente così una discussione non riesce pacata. Ma è proprio questo il dato che mi interessa per questo post. Perché avviene tutto questo? Perché proprio in Italia? Siamo più manipolati o siamo più liberi degli altri? E' un nostro tratto culturale? E risolvendo questo nodo potremmo essere cittadini migliori?

Nel corso degli ultimi tredici anni, l'Italia ha sdoganato una quantità di tabù che avrebbe fatto felice Voltaire. Il partito nato dall'eredità fascista è andato al governo e il suo capo e andato in Israele a piangere l'Olocausto. I partiti nati dall'eredità comunista sono andati al governo e in genere sembrano preferire una discussione con Condoleeza a un'alleanza con Putin. Ma nello stesso periodo ci siamo dotati di una quantità di pensieri superficiali tanto invadente che avrebbe fatto scegliere a Goethe un'altra meta per il suo viaggio di formazione. E da un paio d'anni, una crescente radicalizzazione sembra pervadere il dibattito sui valori. Il pragmatismo è un'esigenza maggioritaria ma non ha voce e ha poco effetto sul piano del consenso. Ne usciremo da tutto questo?

Il nucleare è una cartina di tornasole.

Credo che il bisogno fondamentale sia quello di un'informazione al servizio del dibattito. Questa sarebbe la novità rivoluzionaria. L'informazione (non la comunicazione) è una fonte di accordo. Perché l'informazione si distinque dalla comunicazione manipolatoria per il metodo con il quale è generata. E su quel metodo si forma un consenso civile che consente alle posizioni contrastanti di restare confinate al tema in discussione senza travalicare in sospetti e preconcetti universalistici.

L'informazione dei media tradizionali ha perso per un lungo periodo la capacità di distinguersi dalla comunicazione. Per questo sono felice che sia nato lo spazio dei blog dove incontro amici e conosco persone che tentano di superare questa difficoltà. Costituiscono una piattaforma di informazione concorrenziale con i media tradizionali e li spingono nella direzione giusta. Non basta, certo. Ma è un passo importante.

Non basta perché i blog sono adattissimi anche ai radicalismi più spinti. E perché anche nei casi migliori non riescono ancora a generare uno spazio pubblico vasto e sintetico. Ma senza questo passo non saremmo qui a scambiarci idee e tempo. Tutto questo segnala, se non altro, che la ricerca della felicità ha certamente più a che fare con la generosità che con i tabù.

Quanto al nucleare ecco quello che ho capito: l'idrogeno si deve produrre utilizzando energia e per ora non è efficiente, il nuovo nucleare è più sicuro di quello di una volta, le scorie restano un problema, le popolazioni restano contrarie a ospitare centrali e magazzini nel loro territorio, i costi complessivi del nucleare sono superiori a quelli tecnici, le fonti alternative sono una speranza vera, la ricerca deve andare in tutte le direzioni. E di sicuro c'è da capire di più di così.

Grazie ancora a tutti.

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