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Lunedì, 11 agosto 2008
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Commenti a David Carr
Dice David Carr. Un tempo, di fronte alla quantità di informazioni che giungevano in redazione, il vecchio caporedattore avrebbe tranquillizzato il giovane debuttante dicendo: non ti preoccupare, siamo noi a decidere quali informazioni sono notizie. Oggi non è più così, dice Carr: a decidere è una quantità di persone che armate di computer e mouse possono influenzare la selezione delle notizie e fare emergere una loro lista di priorità.
Commento: è vero che le redazioni hanno perso potere. Ed è vero che le persone ne hanno acquistato. Ma sulla definizione della lista di priorità sociali non è chiaro chi governa. Penso che ci siano altri soggetti in gioco. Non solo la televisione, il più ovvio dei sistemi di definizione dell'agenda, anche se probabilmente sopravvalutato (il suo peso in una società dipende anche da quanto il controllo della tv è concentrato). Ma c'è dell'altro. Attenzione per esempio alle orde dei sofisticati sistemi di propaganda che riescono a creare attenzione intorno a certi temi e lanciare vere e proprie campagne su tutti i media...
David Carr ha ragione, da un certo punto di vista. Ma i fatti segnalano la necessità sempre più grande di un nuovo patto sociale tra le redazioni professionali e le persone in rete. C'è bisogno di un'alleanza culturale contro la manipolazione delle informazioni: e forse questa relazione costruttiva tra la rete e alcuni grandi media tradizionali emergerà nel tempo. Sarà di grande aiuto, sia per la rete delle persone e sia per i grandi media tradizionali. Informazione di mutuo soccorso, contro i mezzi di confusione di massa.
10:08:37 AM
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Bonjourn Peur
Grazie per la discussione sui fatti e i pregiudizi. Marco Giovannelli ha ragione. Il ministro della paura non ci sarà. Ma le sue funzioni sono contese tra diversi dicasteri. Perché la paura modifica le percezioni. E le percezioni, dice per esempio Alessandro Guidi, vanno governate perché sono il principale punto di partenza per le decisioni. Ma, osserva Alberto Cottica, in un mondo di percezioni non verificate si può dire qualunque cosa e vince chi urla di più. Ma il web è un correttivo? Secondo Hidden Side no: anzi, dice, la comunità online sta sviluppando molti più luoghi del pregiudizio che dell'approfondimento. E Massimo nota quali possano essere gli effetti perversi di una campagna online, citando un tragico caso di cronaca. Niente di nuovo, peraltro, osserva Aldo: il metodo della caccia alle streghe è un antico e consolidato sistema di governo. E certamente non è nato con la tv o con il web.
Di certo, c'è bisogno di più approfondimento, più critica e meno manipolazione mediatica; e la rete è un'occasione da non buttare via. Ma naturalmente non sarà la tecnologia a correggere i difetti di una società inquinata da pregiudizi potenti e comportamenti superficiali. Saranno le persone che si vogliono occupare di questa società. Regalando un poco del loro tempo all'informazione attiva. Ma attenzione: non si tratta di un progetto di informazione attiva destinato a restare confinato in un contesto necessariamente minoritario. Anzi: si può sostenere che le tendenze costruttive di diversi media si vadano unificando: i libri, il web, la musica, i video-documentari, il passaparola...
I cambiamenti che attraversano questi mondi mediatici sono importanti e, insieme, possono generare ondate di consapevolezza piuttosto importanti. Quando questo fenomeno si manifesta con vigore e per un tempo abbastanza lungo, alcuni messaggi riescono a influenzare anche radio e giornali... A quel punto, la concorrenza alla tv può essere molto forte.
9:52:44 AM
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2008
Luca De Biase.
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1-09-2008; 10:02:37.
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