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Sabato, 2 agosto 2008
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Scelte, scelte, scelte
Le scelte si moltiplicano. Al supermercato. Al lavoro. All'ospedale. La libertà di scelta è un desiderio quando ce n'è poca e un'angoscia quando ce n'è troppa. Barry Schwartz
(The paradox of choice
Why more is less, 2004) osserva che quell'angoscia deriva dalla nostra sensazione di essere incompetenti per prendere decisioni su ogni argomento: dalla scelta più conveniente per quanto riguarda l'operatore telefonico alla scelta più giusta per quanto riguarda l'accanimento terapeutico...
E' già tutto tremendamente difficile quando le decisioni riguardano noi stessi. Ma molto, molto spesso le decisioni che ci riguardano hanno anche conseguenze sugli altri. Tanto che in quei casi cerchiamo spesso il consiglio di un esperto (se non lo facciamo, viviamo più liberi ma anche più angosciati). A quel punto c'è un altro bivio: considerare l'esperto come una fonte di elementi in base ai quali decidere o come una voce alla quale affidare la scelta (se prendiamo la prima strada siamo più responsabili e meno schiavi, se prendiamo la seconda strada siamo più convenzionali e meno preoccupati).
Il problema è che sulle questioni che riguardano la vita di un'altra persona, siamo tentati di affidarci non agli esperti ma ai rappresentanti delle visioni del mondo che offrono risposte facili basate su principi stabili. Non a caso il pensiero religioso semplificato in forma di slogan (non quello sofisticato che si elabora tra gli studiosi, quello che si sente in tv e nei mass media...) si fa strada nella nostra epoca, nella quale possiamo scegliere tutto della vita. E sempre di più potremo scegliere. Quando nascere, quando morire, quale patrimonio genetico favorire... In un mondo destinato a ospitare 9 miliardi di persone, dotate di mezzi scientifici tali da poter modificare il dna, in qualche parte del mondo si parlerà non di eutanasia, ma di eugenetica, per chi se la potrà permettere... E anzi, al limite, i genitori ricchi del pianeta forse si sentiranno in colpa se non faranno tutto il possibile per garantire ai figli il miglior dna possibile... Ingegneria genetica, paura... Un aspetto del futuro del quale dobbiamo assumere consapevolezza...
Siamo chiamati a scegliere sempre più profondamente della nostra vita. E della vita degli altri. Di quelli che ci sono e di quelli che non ci sono ancora.
Chi si pone come generatore di principi deve essere coerente. Non può parlare come se la vita fosse sacra quando riguarda la famiglia ma poi ammettere che esistono guerre meno ingiuste di altre. Per chi si pone come generatore di principi, essere coerenti è molto difficile. Affidarsi coerentemente ai principi definiti da qualcuno che appare incoerente, poi, è ancora più difficile. E poiché, indubbiamente, le visioni del mondo che definiscono principi sono tante e in competizione tra loro, non è possibile se non per atto di fede affidarsi a una di esse.
Ma uno stato può fare un atto di fede? E un rappresentante dello stato?
Le leggi, in una democrazia anche difettosa, aiutano le persone a decidere, eliminando almeno in parte le scelte che fanno troppo male alla società. Non ci sono stati democratici che si organizzino definitivamente e stabilmente soltanto in base ai principi di una chiesa o di una idelogia: perché giustamente i principi sostenuti dalle chiese e dalle ideologie sono definite da teologi e filosofi che affermano le loro visioni del mondo e negano - con maggiore o minore violenza - le altre. E per questo le leggi sono laiche rispetto alle chiese. Per questo si vota e poi si decide. Per questo chiunque abbia dei principi li deve poter esprimere e deve poter cercare di convincere gli altri. Ma per questo chi rappresenta lo stato, cioè un sistema di leggi laiche e di per se indipendenti dalle chiese, non dovrebbe concedere a una chiesa una lealtà superiore a quella che concede allo stato laico. Imho. Imveryho...
Penso alla questione di Eluana (Repubblica, Gilioli, Corriere, Repubblica, Mante, Gennaro, Marcello, Village, Inyqua, Antonio, Tom, Mau, Fiore, Polvere...). Ma non solo... Penso che dovremmo prenderci il tempo di riflettere molto. E non vivere queste cose come questione di schieramento. E penso che non ci stiamo riuscendo come italiani. E penso che questo rischi di renderci schiavi dell'oscurantismo... E che che parlarne - in ritardo - anche con un post troppo lungo come questo possa essere forse un dovere. Ma purtroppo certamente non un piacere.
4:45:10 PM
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