Luca De Biase
An Italian journalist writes about what's happening in his funny country:
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Sabato, 24 maggio 2008
 

Immagine di La paura e la speranza. Ho letto
La paura e la speranza
di Giulio Tremonti (Mondadori)

Dice Tremonti: «Viviamo in un tempo in cui l'intellettuale è politico e il politico, se non è intellettuale, non è». E aggiunge, più avanti: «La fase che ora deve iniziare (...) o sarà politica o non sarà». In queste frasi c'è la promessa del libro. La mantiene?

In breve, spero di non sbagliare riassumendo: la globalizzazione non è un gioco per mammolette, ma un enorme processo, denso di pericoli. Chi lo vive in base all'ideologia «mercatista» pensa che lasciando fare alle forze del mercato tutto vada per il meglio. Ma è un'illusione: l'Europa lo dimostra in ogni caso in cui incontra paesi che approfittano del suo «mercatismo» per invaderla di merci, per prenderne possesso economicamente, demograficamente, culturalmente, politicamente. In un quadro globale senza pietà, l'Europa sta facendo acqua da tutte le parti. E finirà verso il declino. L'Italia va persino peggio.

Continuo il riassunto, che mi rendo conto è molto stringato (e forse più che un riassunto è proprio una sintesi di quanto a me, molto soggettivamente, appare centrale nel libro). La risposta deve essere politica, secondo Tremonti. Il mercatismo è il frutto di uno strano connubio di comunismo e consumismo che ha portato solo danni. Il liberismo non era massimalista: era pragmatico e sapeva ricorrere alla politica per garantire gli interessi dei popoli che ne facevano la propria prassi decisionale. Ma il liberismo è stato dimenticato. Ora però il vento è cambiato, pensa Tremonti. E il mercatismo fatto di vincoli e regole viene superato da un'aria nuova densa di opportunità politiche. Un programma di semplificazione normativa, accompagnato da decisioni orientate all'interesse degli italiani e degli europei, con un richiamo forte ai valori tradizionali (dalla famiglia alla religione), può consentire di rimettere ordine nelle società che il mercatismo aveva abbandonato a un intrico di veti incrociati e di ridare slancio, identità, entusiasmo ai popoli che se ne rendono conto.

E' un libro ideologico quello di Tremonti. Ma dimostra una creatività ideologica che molti suoi avversari politici non hanno palesato ultimamente. Il suo pregio evidente è proprio quello di segnare diversi punti nella decisiva partita delle parole contro gli avversari politici. La sinistra, di fronte all'accusa di «mercatismo» sembra costretta nell'angolo, sul ring dei dibattiti ideologici. Perché per difendersi dall'accusa di essere vecchia (massimalista-antagonista) sembra proprio affidarsi a slogan «mercatisti». Ma i primi protagonisti del mercato, le imprese aperte alla competizione, non hanno bisogno di affidarsi alla sinistra per essere rappresentate. Come minimo possono scegliere tra le alternative che si trovano di fronte. A quel punto, nell'entourage imprenditoriale, la scelta tra destra e sinistra diventa una questione di cicli politici, di programmi e di qualità delle persone che si candidano, oltre che di slogan e forme di comunicazione. Mentre il mercatismo fa poca presa sulle categorie meno forti nel mercato (lavoratori dipendenti, pubblici soprattutto; pensionati; possessori di qualche piccolo privilegio di categoria; e così via).

Tremonti poi passa a elencare le misure che vorrebbe realizzare. Alcune idee sono molto interessanti, come l'aumento del potere del Parlamento europeo. Altre, più simboliche e forse ben poco "italiane", sono meno decisive, come l'alzabandiera nelle scuole. Di sicuro, lo spostamento del prelievo fiscale dalle persone alle cose è un argomento di riflessione forte. La sua richiesta di minori vincoli ideologici sulle attività imprenditoriali è già in parte avviata dal governo con l'esenzione fiscale sugli straordinari. Più lontana - e vagamente rischiosa - appare l'idea di creare un'area comune per le regole commerciali che vada dall'Europa agli Usa, nella quale si tratti in modo unitario il tema del copyright, dell'Antitrust, dei sussidi agricoli. Ma in realtà le sue proposte sono pensate soprattutto per esemplificare la sua libertà ideologica. L'identità dell'intellettuale e del politico, del resto, non poteva portare a un saggio pensoso e problematico: doveva essere soprattutto uno strumento per sostenere un'interpretazione della realtà. Ed è chiaro che Tremonti vuole sostenere un'interpretazione dello stato che sviluppi una prassi normativa che si adegui alla realtà. Mentre forse accusa i suoi avversari politici di voler modellare la realtà con una normativa troppo pesante.

Di sicuro, la sinistra ha bisogno di ripensare. Non credo che possa esimersi dall'analisi delle questioni della giustizia, della qualità della vita, della qualità delle relazioni tra le persone. Ma sicuramente si deve dare una bella ripassata dal punto di vista dei comportamenti dei suoi esponenti e della profondità, sincerità e generosità delle sue riflessioni. Certo: finirà sempre per dover pensare a come rimodellare la società con le leggi e non si potrà mai accontentare di gestire la realtà che c'è. Altrimenti che cosa ci starebbe a fare? Per come vanno le cose, i super-ricchi e i super-potenti non hanno bisogno di lei se non per la sua capacità di gestire correttamente il bilancio pubblico (ma questo possono imparare a farlo anche i governi di destra). Che cosa ha di unico la sinistra? La destra sembra governare la politica in modo naturale, perché è formata essenzialmente da chi già governa nella società: mentre la sinistra deve sempre provare di essere necessaria per modificare, in meglio, la situazione. E quando delude, delude di più.

Si dovrebbe riprendere l'orgoglio di voler cambiare il mondo, l'orgoglio di farlo con generosità e con senso della repubblica, della cosa di tutti. Non puntando solo sullo stato come strumento di azione. Ma sicuramente coltivando un programma che serva a modificare la società in modo da alimentare le possibilità delle persone di essere felici. Nella consapevolezza che «il fine è nei mezzi come l'albero nel seme».

Ma mentre per la sinistra è il tempo della riflessione, per la destra è il tempo dell'azione. E di azioni ne sta compiendo. Di sicuro, Tremonti le sta influenzando in modo significativo.

8:01:30 PM    comment [];

BridgeBlogging
Just to wrap up

Nuclear power (start in 5 years, operational in 2020). Bridge between Calabria and Sicilia (start in 2 years, finished in 2016). Waste in Campania (new storage sites now, under the army's protection; intelligent treatment in 3 years). New bosses in secret services. A change in taxation (no more local property tax, some more taxes on banks - with no protection for consumer against the possibility that banks will make them pay for this rise in taxation - and central refund to local authorities). A change in mortgages (pay less now but for a longer time). And of course some more problems for immigrants who are not regularly entering Italy. In the meantime they saved one of the three major private television networks - owned by the same family group that leads the government - from a pending European decision that seemed to ask for it being broadcasted only by satellite and digital terrestrial tv. I'm surely forgetting some of the many decisions that were made in just a few days by the government. They are doing a lot. Controversial decisions are too many to be really discussed. Which can even be a good idea. But time in Italy is history. And that doesn't seem to be able to speed up more than a little bit.

(In the meanwhile, the American federal administration is sendig illegal immigrants to jail in Iowa)

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9:45:04 AM    comment [];

Paura e speranza (aggiornamento)

Come dicevo ho finito la paura l'altro giorno. E ieri anche la speranza. Al prossimo post l'arduo riassunto.


9:22:15 AM    comment [];

Spostamenti

Ieri a Faenza, per partecipare al convegno sulle Dismissioni Creative nel quadro del Festival dell'Arte Contemporanea. Il pensiero di chi si occupa di rivitalizzare edifici e quartieri con l'arte e la cultura mi pare sacrosanto e sanissimo, in un periodo in cui vediamo invece in primo piano i luoghi della tensione - tra Napoli e Verona - emergere dai rifiuti e dal degrado delle relazioni sociali: la cultura e l'arte sono il pensiero del lungo termine e della costruzione della qualità nella società.

Poi, sempre ieri, a Bologna, per parlare ai giovani nuovi collaboratori della Metis che aiutano le persone in cerca di lavoro. Internet come rete di persone che si eprimono e si connettono. E gli intermediari come Metis che cercano di trovare un ruolo simbiotico con il loro contesto. Mi sembra che ci sia molto entusiarmo in quel mondo.

Oggi all'assemblea dell'Unindustria di Treviso. Una cosa impressionante con 3mila aziende e un grande dispiegamento di forze economiche. Si premia la Vibram per la sua innovatività, una delle aziende suggerite da Nòva quest'anno per ricevere il riconoscimento.


9:17:27 AM    comment [];


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