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Venerdì, 8 giugno 2007
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L'esperienza del blog spento
Per qualche tempo questo blog è rimasto invisibile a chi voleva trovarlo attraverso l'indirizzo debiase.com. E' stata un'esperienza.
Me ne sono accorto ieri sera. Ho pensato fosse la mia connessione. Ho maledetto chi non lo meritava. Poi ho cercato un altro sito. E quando è apparso mi sono reso conto che poteva essere il mio blog, o meglio l'indirizzo del mio blog, ad avere problemi. E così era. Ed è, mentre scrivo.
Mi è apparso gravissimo sulle prime, ma ho subito cercato dentro di me la forza per ammettere che non importava più di tanto. Come quando ti vedi bruttissimo allo specchio e pensi che in fondo non conta, perché la gente ti deve valutare per la qualità dei tuoi pensieri. Certo: il narcisismo c'entra con il blog. E c'entra anche la capacità di dialogare con il narcisismo.
Sono andato a dormire, con un vago senso di inquietudine. Sapevo che ci sarebbe voluto un po' di tempo per sistemare la questione. La mattina dopo, prima cosa, ho provato a vedere se andava meglio. Sapevo che non poteva andare meglio. E ho cominciato a scoprire una nuova forma di ansia. Pensavo a chi voleva raggiungere il blog e non poteva. Un'idea di servizio, legata al mio mestiere, quello del giornalista. Ma quest'ansia mi è passata in fretta: l'idea che qualcuno possa avvertire un'urgenza di leggere questo blog è talmente improbabile che la sua eventualità non può essere preoccupante. Il mio blog è superfluo, la rete va benissimo avanti senza. Il che dice qualcosa anche al mio narcisismo. Che, definitivamente frustrato, si allontana dalla mia coscienza.
Alla fine di questo breve percorso scopro la vera sensazione che provoca in me la mancanza del mio blog. Mi sento come quando non funziona il telefonino. Una parte di me, una mia espressione, è scollegata da questa piccola community, grande come il mondo.
Si può convivere con questa sensazione. Qualche volta è pure sano. Ma bisogna ammettere che è difficile. Se non lo hai scelto, ma lo hai subito.
Tra le due formule usate tipicamente per spiegare il malfunzionamento
di una macchina, "errore umano" e "problema tecnico", c'è sempre
soltanto una differenza diplomatica. E' sempre "errore umano". E alla
fine è sempre un "errore umano" di chi ha la responsabilità delle macchine.
In questo caso, io.
Mi scuso per tutto questo. Non so quanto durerà. Non so quando queste cose si leggeranno, forse arriveranno prima via rss. E so che non ha poi tanta importanza. Ma mi viene in mente una frase di un mio bravissimo professore, detta tanti anni fa e sempre attuale: "Non disponendo del necessario, non vogliamo fare a meno del superfluo".
9:44:24 AM
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2007
Luca De Biase.
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29-06-2007; 16:34:52.
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