Luca De Biase
An Italian journalist writes about what's happening in his funny country:
a laboratory for the study of broken democracy and creative capitalism.
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Lunedì, 28 gennaio 2008
 

New Yorker tifa Grillo

Le chance italiane passano anche per il racconto che di noi si fa all'estero, almeno da parte di chi fa informazione di qualità. Come il New Yorker. E da lì, rimbalza qui un apprezzamento per il lavoro di denuncia, libero e ironico, che Grillo concentra contro la corruzione italiana.

Non è la prima volta che un giornale importante sottolinea questo ruolo di Grillo. Sarà bene tenerne conto: molti osservatori stranieri dimostrano di essere sempre più esasperati per il modo con il quale teniamo la nostra "cosa pubblica" (che è peraltro un valore culturale e ambientale di tutto il mondo).


8:55:38 AM    comment [];

Ancora su agenda e medium delle persone
Opportunità che si stanno creando nell'ecosistema dell'informazione


Una discussione appassionante è nata attorno alla domanda: l'informazione che emerge dal medium che stiamo costruendo mettendoci in rete può arrivare a influire sull'agenda del paese?

Tento di portare ancora un contributo. Alla ricerca delle opportunità che il medium delle persone può cogliere per influire di più sull'agenda. (Sono ancora riflessioni, ma forse servono: intanto, a quanto si legge anche nei commenti ai post precedenti, si vanno preparando iniziative che tenteranno di farsi notare).

C'è bisogno di innovazione nei media. Questo è sotto gli occhi di tutti. La democrazia è soprattutto un processo in cui i cittadini discutono e si informano liberamente. Il processo elettorale può avvenire anche in una dittatura, ma la libertà di informazione può esistere solo in una democrazia. E se in una democrazia si degrada la libertà, la qualità, la credibilità dell'informazione, si degrada anche la democrazia. Non si può negare che anche l'Italia corra questo rischio. Anzi, per molti versi ne vediamo gli effetti.

Il degrado dell'informazione - ne parlano anche Peppino Ortoleva e Angelo Agostini su Problemi dell'Informazione (4/2007) - è legato a molti fattori. L'ipertrofia dell'informazione, la confusione tra informazione, comunicazione e intrattenimento, la perdita di consapevolezza del proprio ruolo da parte dei professionisti dell'informazione. E lo sfilacciamento della società provoca uno sfilacciamento del tessuto connettivo attraverso il quale passa l'informazione e si discute. Per questi motivi il medium delle persone che stiamo costruendo è una chance strategica.

L'informazione ormai non è più concepibile come un territorio ben definito della generazione di cultura. E' un insieme complesso di prodotti e strutture che hanno diverse funzioni:
1. divertimento (le cronache sportive, i servizi sulle vacanze, la moda, la narrazione giallistica della cronaca nera e molto altro)
2. conoscenza necessaria all'azione (finanza, scenari, cronaca delle decisioni amministrative e fiscali e altro)
3. sincronizzazione e consenso (il palinsesto della vita sociale, la visione dello scopo comune di una società).

E' chiaro che l'agenda viene dalla terza funzione. Ma la sua credibilità e pregnanza viene dalla qualità della seconda. E l'attenzione che conquista è alimentata dalla prima. Ma è anche vero che l'informazione come divertimento sconfina spesso con la comunicazione vagamente manipolatoria. Ed è anche vero che molti "maestri del pensiero" che vengono dall'intrattenimento tendono a proporsi come informatori e a influenzare l'agenda (come i vari conduttori televisivi che si occupano di questioni sostanzialmente giornalistiche).

Non a caso, secondo l'Eurisko, persino gli internettari in Italia considerano la tv come la voce ufficiale di quello che succede (67%). E spesso partono dalla tv per scrivere la loro pagina critica. In questo senso, la tv è la fonte dell'agenda e della sincronizzazione sociale. Ma questa funzione è in crisi come tutta la tv. Come si può prendere questa crisi e trasformarla in un'opportunità? Siamo ancora alle fasi preliminari di una lunga discussione in materia. E sicuramente la risposta non verrà dalle parole che si trovano in questo o in altri blog, ma da un insieme di parole e fatti, tali da concretizzare la sperimentazione che il mondo internettiano non cessa di condurre.

Dobbiamo sapere dunque che il nostro medium orizzontale partecipa più o meno consapevolmente a movimenti più grandi di lui, che investono l'insieme dei media:
1. l'informazione, la comunicazione, l'intrattenimento tendono a confondersi, come si confondono i professionisti di queste attività
2. la realtà mediatica sta assumendo connotati di realtà tout court per una quantità di eventi che esistono solo in funzione della loro esistenza mediatica
3. in questa fase la pubblicità appare il motore economico fondamentale delle piattaforme mediatiche principali (libri e telefoni cellulari sono per adesso esenti).

Le caratteristiche specifiche del medium che stiamo costruendo a mio parere sono:
1. è fatto di persone che scrivono (filmano), leggono (vedono) e citano i messaggi, sicché li trasmettono in un orizzontale, in base alla geografia complessa della rete delle relazioni che intrattengono tra loro;
2. è abilitato da tecnologie in evoluzione perenne che producono piattaforme dotate di un modello di business e che influiscono sul linguaggio, sull'efficienza e sull'ampiezza del pubblico attivo che ne fa parte e che tende ad essere globale;
3. è invece fondamentalmente gratuito per quanto riguarda la partecipazione, cioè la produzione e la fruizione dei contenuti.

Le conseguenze di queste tendenze generali dei media e particolari del medium delle persone sono tali che la nuova dimensione mediatica presenta dei punti di forza e dei punti di debolezza rispetto ai media tradizionali.

Punti di forza:
1. i messaggi che arrivano al pubblico attivo che lo fa vivere attraverso il loro medium orizzontale sono dotate a priori di maggiore credibilità perché giungono da persone conosciute
2. il pubblico attivo dedica un'attenzione particolare al suo medium perché vi partecipa in prima persona
3. il pubblico attivo dedica tempo sia alla fruizione che alla produzione del medium delle persone
Punti di debolezza:
a. il sistema è poco coeso e poco coordinato, tende a frammentarsi in una gigantesca quantità di attività di conversazione, con ampie possibilità per aggregazioni integraliste e fanatiche
b. il sistema non è spontaneamente orientato a distinguere tra i vari generi di contenuti (intrattenimento, informazione, comunicazione) né tra i vari tempi dell'informazione essendo concentrato su un iper-presente che solo in modo disorganico si concede la possibilità di guardare costruttivamente al passato e di pensare al lungo termine per quanto riguarda il futuro
c. il medium delle persone si confronta con i media tradizionali in base a pregiudizi (che portano ad aggressività, sensi di inferiorità, alterità)
d. ciò che avviene su internet dipende dai pochi gestori delle piattaforme e dai loro comportamenti (net neutrality, tariffe, qualità del servizio, attenzione alla privacy, lotta ai virus...).

Il medium delle persone sembra in sostanza essere nato più come sistema di collegamento tra le persone nella loro vita quotidiana più che come medium unitario capace di influire sull'agenda di una comunità allargata a livello nazionale. Ma la sua evoluzione non è finita qui. E indubbiamente l'ipotesi che si arrivi a un diverso rapporto di forze con i media tradizionali non è priva di fondamento. Purché ci si renda conto di quali sono le dinamiche fondamentali del mondo dei media nel suo complesso. Purché si tenti di interpretare anche il medium delle persone come parte integrante dell'ecosistema dei media. E purché si pensi che l'agenda politica non va affidata ai politici, ma all'insieme composto da istituzioni, partiti, movimenti, ecosistema dell'informazione.

Alcune conclusioni:
1. La società frammentata e atomizzata che l'epoca della televisione ci lascia in eredità ha bisogno del medium delle persone ed è probabilmente pronta ad adottarlo per una parte delle questioni importanti, mentre ancora si riferisce alla tv per l'agenda, ma con sempre minore fiducia (la tv è sempre più soltanto divertimento mentre il servizio e la qualità dell'informazione sono probabilmente nell'insieme in espansione libri-giornali-internet)
2. Il medium delle persone produce una coda lunga di istanze che si aggregano in una coda anch'essa piuttosto lunga di sistemi di sintesi e confronto. Gli aggregatori, per effetto rete, tendono a ridursi di numero a uno o due per ogni categoria ma le categorie sono molte (regioni, specializzazioni, orientamenti politici). Alcuni aggregatori emergeranno anche perché prodotti non solo in base a un'idea tecnologica ma anche perché connessi con altri aggregatori socialmente visibili (movimenti, convegni, giornali) e comunque competitivi con la tv
3. Il medium delle persone è la più probabile risposta alla domanda sociale di maggiore spazio per le relazioni tra le persone e di maggiore attenzione ai beni relazionali, ambientali, culturali, fondamentalmente gratuiti e di enorme valore. Se deve trovare la strada di farsi notare da un'agenda più ampia, deve sviluppare luoghi di aggregazione visibili, magari in connessione con altri sistemi dell'informazione che guadagnerebbero da una competizione vincente con la tv generalista, come i libri e i giornali, sapendo che il prossimo futuro della tv è comunque più frammentato. Il palinsesto televisivo, nell'epoca del digitale, del satellite, dell'iptv, di YouTube, ha un po' meno probabilità di occupare l'agenda delle persone. Nello spazio che si libera si può inserire un medium delle persone, caotico e creativo, inarrestabile per il numero e la qualità di chi lo vive, capace di sviluppare relazioni costruttive con gli altri media che competono contro la tv per influire sull'agenda.

Link per le puntante precedenti: 1, 2: 3, 4, 5, 6, 7. Vedi: Granieri, Zetavu, Fuggetta, Quintarelli, Isa. Grazie a tutti per i commenti riportati nei post citati. Si va avanti...


8:40:17 AM    comment [];


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