Luca De Biase
An Italian journalist writes about what's happening in his funny country:
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Sabato, 22 dicembre 2007
 

Bookblogging
Il senso e la visione
Rubrica settimanale casuale ma non troppo sui libri che prendo in mano

Settimana conclusa il 22 dicembre 2007
Sto leggendo
Jacques Attali, Breve storia del futuro, Fazi
Ho acquistato
Nick Hornby, Slam, Putnam
Ho ricevuto
Filippo Betto, Il secolo veloce, Fabrica

Il bisogno di una visione, convincente e condivisa, è impellente. E' il bisogno di sentirsi partecipare a un progetto bello e possibile. E' il bisogno di conoscere la direzione nella quale andiamo per migliorare il mondo e sapere in che modo possiamo contribuire.

La visione è indispensabile. Ma molto spesso sentiamo che manca. E se manca è depressione.

Di certo non sono qui a dire qual è la visione. Qualche spezzone di visione emerge dalle pagine dei blog, dai libri, dai film, dall'esempio di alcune rarissime persone, da alcuni fatti e dalle loro interpretazioni che qui e là si mostrano più alte e più importanti del megarumore nel quale siamo invece immersi quotidianamente.

E la visione non è probabilmente neppure quella proposta da Jacques Attali. Quello che mi interessa mostrare è che per contribuire alla visione della quale abbiamo bisogno, occorre buttarsi con coraggio a dire quello che si vede nel futuro. E comunicarlo in modo adeguato. Il libro di Jacques Attali, Breve storia del futuro, è coraggioso perché è semplice, ma non naif, è aggressivo, ma non violento, è ottimista, ma non banale. Il fatto che sia un bestseller dimostra quanto bisogno ci sia di una visione che ci coinvolga.

Scrive Attali: "E' oggi che si decide cosa sarà il mondo nel 2050 e si prepara quello che sarà nel 2100. A seconda di come ci comporteremo, i nostri figli e i nostri nipoti abiteranno un mondo vivibile o passeranno un inferno, odiandoci a morte. Per lasciar loro un pianeta abitabile, dobbiamo prenderci la briga di pensare al futuro, di capire da dove viene e come agire su di esso"..

Una visione parte ovviamente dall'idea che le conseguenze di ciò che facciamo oggi influiscano sul futuro. E ci impone una scommessa: quella di sapere in che modo ciò che facciamo oggi influisca sul futuro. Qui Attali semplifica oltre il limite della prudenza del ricercatore e dichiara che il suo è il libro di un uomo d'azione: "La Storia obbedisce a leggi che permettono di prevederla e indirizzarla". Il senso di insoddisfazione che può cogliere a questo punto è risolto dalla frase successiva che qualifica in che senso Attali sostiene quello che ha appena detto. "La situazione è semplice: le forze del mercato controllano il pianeta. Ultima espressione del trionfo dell'individualismo, questo mercato trionfante del denaro spiega il grosso dei più rencenti sussulti della Storia: per accelerarla, negarla, dominarla". Come negare che questo sia proprio il punto sul quale si concentra "il grosso" dei problemi?

"Se questa evoluzione andrà a termine, il denaro porrà fine a tutto ciò che possa nuocergli, compresi gli Stati, che distruggerà a poco a poco, persino gli Stati Uniti d'America. Diventato l'unica legge del mondo, darà vita a quello che chiamerò "iperimpero", inafferabile e planetario, creatore di ricchezze commerciali e di nuove alienazioni, di estreme fortune e di estreme miserie. La natura sarà sistematicamente depredata e tutto diverrà privato, compreso l'esercito, le forze di politizia e la giustizia. L'essere umano sarà allora bardato di protesi, prima di diventare lui stesso un artefatto, venduto in serie a consumatori diventati a loro volta artefatti. Poi l'uomo, divenuto ormai inutile alle proprie creazioni, scomparirà".

Uhmm. E' un'ipotesi non priva di fascino. Che però Attali tratta come uno scenario che si avvera se solo la legge del denaro dovesse essere in grado di funzionare. "Se l'umanità farà marcia indietro di fronte a questo futuro e interromperà la globalizzazione con la violenza, ancor prima di essersi liberata dalle sue alienazioni antecedenti, precipiterà in una successione di barbarie regressive e di battaglie devastatrici, utilizzando armi oggi impensabili, contrapponendo Stati, gruppi religiosi, entità terroristiche e pirati privati. Chiamerò questa guerra "iperconflitto". Quest'ultimo potrebbe persino far scomparire l'umanità".

Ma una storia meno unilaterale e più equilibrata è possibile, dice Attali, aprendo il terzo scenario. "Se si riuscirà a contenere la globalizzazione senza rigettarla, a circoscrivere il mercato senza abolirlo, a far divenire planetaria la democrazia facendola però restare concreta, a far cessare il dominio di un impero sul mondo, allora si aprirà un nuovo infinito di libertà, responsabilità, dignità, progresso, rispetto dell'altro. Ciò che chiamerò "iperdemocrazia". Questa ci condurrà all'insediamento di un governo mondiale democratico e di un complesso di istituzioni locali e regionali. Permetterà a tuttii, per mezzo di un lavoro reinventato grazie alle favolose potenzialità delle future tecnologie, di andare verso la gratuità e l'abbondanza, di giovarsi in modo equo dei benefici dell'immaginazione commerciale, di preservare la libertà sia dai propri eccessi che dai nemici, di lasciare alle generazioni che verranno un ambiente più tutelato, di far nascere, da tutte le saggezze del mondo, nuovi modi di vivere e di creare insieme".

Da qui comincia il libro di Attali. Seguirlo può condurre a ritenerlo sensato o meno. E questo è parte della qualità di una visione: ovviamente, se si riesce a condividere è migliore, se è intelligente ma non si condivide è peggiore. Ma una visione parte sempre dal coraggio di progettare, dall'esperienza e dalla capacità di vedere il mondo nella sua prospettiva. E parlare della visione, forse, può aiutare a costruirla.


Le puntate precedenti di questa specie di "rubrica"...
L'Italia e gli italiani (16 dicembre 2007)
La complessità della conoscenza (9 dicembre 2007)
L'organizzazione informale (2 dicembre 2007)
Il comune senso del capitalismo (4 novembre 2007)
Il gioco della matematica (28 ottobre 2007)
Numeri da leggere (7 ottobre 2007)
Fantadesign da leggere (30 settembre 2007)
Vivere una lettura filosofica della politica / 2 (23 settembre 2007)
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Leggere il video partecipativo (5 agosto 2007)
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Leggere il segreto di un inventore (13 maggio 2007)
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La felicità di leggere (29 aprile 2007)
La scommessa di leggere (22 aprile 2007)
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Leggere nella rete (1 aprile 2007)
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Leggere l'identità del reporter (11 marzo 2007)
Leggere gli scenari (4 marzo 2007)
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Leggere appunti su ciò che non può essere scritto (4 febbraio 2007)
Rileggere quello che va riletto (28 gennaio 2007)
Leggere quello che gli amici hanno scritto (21 gennaio 2007)
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Leggere, leggerezza, legge (10 dicembre 2006)
Leggere o non leggere (3 dicembre 2006)
Leggere per lavorare o lavorare per leggere? (26 novembre 2006)


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