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Domenica, 25 marzo 2007
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Bookblogging Leggere gli effetti dell'autobiografia Rubrica settimanale casuale ma non troppo sui libri che prendo in mano
Settimana conclusa il 25 marzo 2007
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Salvatore Niffoi Ritorno a Baraule Adelphi
| Salvatore Niffoi Ritorno a Baraule Adelphi
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Il Magazine Littéraire dedica un numero speciale a "Les écritures du Moi". E quasi contemporaneamente Lire decide di dare la copertina all'articolo intitolato "Ecrire sa vie". Il paese dei blog si interroga in profondità. L'autobiografia è un genere letterario, una pratica di comunicazione e una ricerca filosofica...
La quantità di tragedie personali che il mondo ci impone di vedere e di vivere è uno stimolo alla produzione autobiografica. Anzi, sembra diventare una sorta di obbligo per chiunque pensi di fare l'artista o il romanziere.
Raccontarsi è il passo obbligato di ogni romanziere? E' la domanda per esempio che Lire pone a sette professionisti delle scelte editoriali. Hbuert Nyssan (éditions Actes Sud) dice che l'autobiografia è in ogni testo e non si vede come potrebbe essere differentemente. Sabine Wespieser (éditions Sabine Wespieser) dice che l'autobiografia richiede la capacità di guardare alla propria vita da una certa distanza e un giovane difficilmente può ne può essere dotato. Raphael Sorin (éditions Fayard) dice che "quando si hanno trent'anni non si racconta veramente la propria vita ma un romanzo camuffato da autobiografia o un'autobiografia camuffata da romanzo". Elisabeth Samama (Fayard) dice che bisogna mentire, ingrandire smisuratamente i dettagli, regolare la tragedia universale in una frase. Jean-Marie Laclavetine (Gallimard): "L'autobiografia deve essere condotta da uno stile e da una vera personalità...".
Se la mettiamo su questo piano, probabilmente, ogni produzione artistica o narrativa è epressione di sé e funziona solo se si trova lo stile e la personalità, se si racconta con la capacità di pensare alla storia mantenendo una certa distanza, se è una ricerca profonda... Regole non ce ne sono né ce ne possono essere. L'autobiografia come genere esplicito, invece, secondo me è soggetta alle mode e al marketing: dunque non è un passo obbligato per chi si voglia dedicare alla scrittura di romanzi.
Quello che è obbligatorio, secondo me, è l'autobiografia come ricerca su di se. Non necessariamente per scrivere quello che si trova, ma per dotarsi di una visione di se che il monto attuale mette in discussione: la rete favorisce la costruzione di un enorme presente nel quale si trova, per esempio, la musica di oggi e quella degli anni Settanta senza che un segno le distingua e le contestualizzi storicamente. Conoscersi come storia è una dimensione di sé che non va persa...
Del resto chi la vuole davvero perdere? Consapevolmente nessuno. Dunque basta dirsi di pensarci e siamo d'accordo su quanto scritto sopra. La verità è che pensiamo di conoscere la nostra storia, ma se non la fissiamo rischiamo di perdere dettagli importanti e collegamenti decisivi... Fino a creare misteri che ci possono fare soffrire. E' quanto succede al protagonista del romanzo che ho letto questa settimana. Andavo in Sardegna, dunque ho letto il "Ritorno a Baraule", di Salvatore Niffoi. Un uomo, un dottore in pensione, che finalmente cerca di risolvere il mistero che ha reso tragica la sua vita. Neonato abbandonato, bambino adottato da una famiglia benestante, lettore instancabile e studente bravissimo, respinto dai pari che sapevano del suo passato mentre lui ne era del tutto inconsapevole: un'esclusione dai giochi e una mancanza di rispetto che lo feriscono e lo inducono a dubitare di se. Ma prima di morire il dottore vuole conoscere la verità e torna al paese...
Una vera ricerca autobiografica.
E' evidente che quello che facciamo tutti sui blog, più o meno, si può pensare come ricerca autobiografica. In questo contesto, certo, la spontaneità è un valore. Ma dotarsi di strumenti per raffinarla, quella ricerca, può essere altrettanto fecondo.
Le puntate precedenti di questa specie di "rubrica"... Leggere memi (18 marzo 2007) Leggere l'identità del reporter (11 marzo 2007) Leggere gli scenari (4 marzo 2007) Leggere di quelli che lavorano (25 febbraio 2007) Leggere dentro e fuori (18 febbraio 2007) Leggere parole chiave (11 febbraio 2007) Leggere appunti su ciò che non può essere scritto (4 febbraio 2007) Rileggere quello che va riletto (28 gennaio 2007) Leggere quello che gli amici hanno scritto (21 gennaio 2007) Leggere quello che gli altri leggono (14 gennaio 2007) Leggere per viaggiare (7 gennaio 2007) Leggere per meditare (31 dicembre 2006) Leggere per citare (24 dicembre 2006) Gli occhiali per leggere (17 dicembre 2006) Leggere, leggerezza, legge (10 dicembre 2006) Leggere o non leggere (3 dicembre 2006) Leggere per lavorare o lavorare per leggere? (26 novembre 2006)
Tag: letture, libri, Salvatore Niffoi
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