Luca De Biase
An Italian journalist writes about what's happening in his funny country:
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Giovedì, 6 marzo 2008
 

Innovazione a Roma

A Roma, oggi. Pasquale Pistorio, con il cuore, le idee e l'esperienza, ha scaldato l'ambiente, alla Confindustria (editore del Sole 24 Ore), lanciando una giornata importante sull'innovazione e raccontando le tantissime cose che ha fatto con il suo gruppo per sostenere il coraggio di investire in innovazione nel sistema delle imprese italiano. Emma Marcegaglia ha parlato della scuola come elemento strategico del sistema dell'innovazione. Il ministro Luigi Nicolais ha detto: "Un tempo la ricerca di base era di sinistra e la ricerca applicata era di destra: "Ma quel tempo è finito. Ora c'è solo la distinzione tra la buona e la cattiva ricerca". E poi le aziende premiate. Esempi del fatto che gli innovatori in Italia sono molti e sono forti.

(Non ho potuto prendere appunti perché ero impegnato a dare una mano all'organizzazione. Nel pomeriggio, con un poco di pila, ho preso questi altri appunti).

Nicholas Negroponte: "Quando non mi sento abbastanza creativo, vengo in Italia. E mi metto a posto". Parla di un ecosistema dell'innovazione nel quale l'innovazione viene da dentro ma anche e soprattutto da fuori della rete. Non necessariamente dalle grandi aziende: "Nelle grandi aziende, il 50% della gente si occupa di gestire l'altro 50%. E questo 50% passa metà del suo tempo a farsi gestire. Quindi la produttività è del 25%. E sono generoso".

Tendenze: " Open source come concetto (Wikipedia). Telecomunicazioni virali, con i carrier che si devono svegliare. L'obesità del software ha stancato, vogliamo cose veloci ed essenziali. Altri 3 miliardi di utenti in cinque anni, la maggior parte di loro con meno di 25 anni". L'innovazione: "Se non è esagerata probabilmente non vale la pena di farla".

Gianni Riotta: "Ricordo Gianni Agnelli quando cominciammo a fare andare online tutto il gruppo. Lui disse: lei farà proposte ai tecnici che le diranno che non si può fare. Lei insisterà. Dopo un po' la faranno e se funzionerà verranno da lei e le diranno: l'avevamo già in casa, abbiamo messo insieme cose che avevamo già. Andò proprio così. L'innovazione, nonostante le apparenze, non è sempre di moda. E in Italia meno che altrove. Talvolta i fautori della tradizione sono più interessanti degli innovatori. Occorre cambiare questa impressione".

Ermete Realacci: "In Italia c'è una fortissima innovazione della quale non ci accorgiamo. Perché gli indicatori tradizionali, tipici degli altri paesi, non riescono a vederla". Sono d'accordo. "E nella maggior parte dei casi è fatta a partire dalla capacità di mettere insieme la tecnica più nuova e la tradizione". Sono d'accordo.

Alessandro Ovi dice una cosa terribile, dal punto di vista esistenziale: "L'innovatore è una persona che un figlio non vorrebbe avere come padre. E un padre non vorrebbe avere come figlio". Parla dei rischi che si prende e del tempo che dedica alla sua passione. E della sua solitudine. Per me, raccontare tutte queste cose serve però a una cosa importante: l'innovatore non è da solo. Ci sono molti innovatori in Italia. Se sentono di essere in tanti, di competere ma di vivere nello stesso ecosistema delle idee, se sono in rete e sentono di partecipare al servizio della rete, allora forse superano quel dramma esistenziale di cui parla Ovi. E organizzativamente incidono di più. Imho.

(E con questo finisco la pila del Mac).


3:25:55 PM    comment [];

Quello che abbiamo in comune

Volendo riflettere su come il nostro medium orizzontale fatto di persone connesse può arrivare a influire sull'agenda della nostra comunità - link all'ultimo post in materia con tutte le puntate precedenti - ho scoperto che una delle questioni è relativa a quanto sentiamo (sottolineo sentiamo) di avere in comune.

Un sistema fatto di tante persone riesce a ottenere un risultato come quello di influire sull'agenda se sente di avere qualcosa in comune: la "cosa pubblica", cioè di tutti, della quale facciamo parte e alla quale ci rivolgiamo. Ma un sistema così è anche fatto di tanti punti di vista quante sono le persone libere che lo formano. E' la sua forza. Ed è anche un problema - pur bellissimo da risolvere - per arrivare a incidere. Perché sbaglierebbe chiunque volesse aggregare tutti. Ma tutti hanno bisogno di tutti per incidere.

E dunque: che cosa abbiamo in comune e che cosa sentiamo di avere in comune?

E' chiaro che abbiamo in comune il mezzo di comunicazione. Ma abbiamo bisogno di qualche riflessione in più. Chi partecipa a wikipedia incide sulla costruzione di un'enciclopedia perché partecipa a un progetto comune. Ma è chiaro che quanto il tema è influenzare l'agenda pubblica, i progetti comuni sono tanti quante sono le tendenze politiche, le soluzioni tecnologiche e gli approcci intellettuali. Il comune sentire dei partecipanti al medium è un dato - bellissimo - di fatto, ma i loro progetti per l'agenda pubblica sono tanti e - giustamente - in concorrenza tra loro. Questo non va corretto. Ma compreso. E apprezzato.

Rivolgendosi alla politica italiana, per esempio, potremmo sentire di avere in comune il fatto di essere italiani. Esserne orgogliosi è un'altra faccenda. Ma essere italiani è un fatto. Come è un fatto che abbiamo la stessa repubblica. E poi lo stesso sistema di regole, più o meno democratiche. Inoltre, possiamo sentirci tutti locali, europei e globali. Popolo mondiale e territoriale. Non c'è molto di più di così. Andando verso valori più specifici, i motivi di divisione e differenza, di sospetto e diffidenza, diventano tanti. Troppi. E va bene così.

Il medium orizzontale può influire sull'agenda solo se accetta questa diversità e ne fa una forza. E tutti noi possiamo contribuire con il nostro punto di vista se coltiviamo la consapevolezza di ciò che abbiamo in comune, prima durante e dopo, la nostra espressione di quello che vediamo e pensiamo. Mai come in questo caso, solo lottando per la libera espressione delle idee di tutti possiamo lottare davvero per le nostre idee.

La sintesi è l'ecosistema stesso. La sua ricchezza è nell'infodiversità. Troppi predatori e parassiti la impoveriscono. La simbiosi è la relazione più adatta. Ed è questa che evolve. (Ma queste sono solo le mie prime riflessioni in materia. La riflessione continua).


9:12:40 AM    comment [];


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