Luca De Biase
An Italian journalist writes about what's happening in his funny country:
a laboratory for the study of broken democracy and creative capitalism.
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Mercoledì, 7 novembre 2007
 

C'è ancora bisogno di parlare di internet

Marco Montemagno sta sul palco dello Iab Forum. Simpatico. Vagamente grillesco. Addirittura, quando cerca l'applauso e lo ottiene, dice "fermi, fermi" come Beppe Grillo. Parla dei luoghi comuni che girano intorno a internet. Internet è pericolosa, porno, piena di gente strana. Parla e dietro appaiono fotografie seriamente comiche. I media e i politici non la capiscono. E conclude peraltro come ci si deve aspettare: "Internet è come la società. Con tutti i problemi della società"... E alla fine chiede un applauso alla rete. Lo fa ripetere per poterlo filmare. "I più temerari si possono alzare in piedi". E la più vasta platea di persone impegnate sulla rete che si sia mai vista in Italia si alza in piedi e applaude.

C'è il wi-fi in sala e si può scrivere. Montemagno racconta ancora del grande cambiamento. La velocità dei ragazzi. La tecnologia sociale. Non è facile adeguarsi. Che devono fare le aziende? Una foto mostra un tizio sul cornicione di un grattacielo, guarda verso il basso la in fondo, e in mano tiene un "manuale per volare"... E' la sensazione che provano le aziende? L'unica è prendere la questione con calma. Approfondire. Le parole chiave: distribuzione rinnovata, coinvolgimento dei consumatori, blog, personalizzazione... Opportunità. "Dobbiamo solo coglierla". Bravo Montemagno.

Arriva David Weinberger. Presentato da Mauro Lupi come un grande pensatore. Attacca forte. Quanti manager ci sono voluti per fare l'internet? Neanche uno! Se ci fossero stati avrebbero impedito la nascita di internet. Internet è una zona libera dal controllo. E per il marketing è una bella novità. Il marketing usa il linguaggio della guerra: il suo scopo è fare in modo che i consumatori facciano quello che non vogliono fare. E' una brutta situazione. Nessuna persona di marketing avrebbe accettato che le persone si parlassero tra loro. Quelli del vecchio marketing vogliono dividerle in gruppi che accettano i messaggi e non si parlano tra loro. Ma oggi è chiaro: "Markets are conversations".

E dunque le relazioni sono trasparenti. Le conversazioni sono fatte per farle: sono volontarie, sono divertenti, interessanti. Se non sono così, le conversazioni si corrompono... Le persone online non sono solo "produttori di contenuti generati dagli utenti". Sono un vero e proprio nuovo punto di riferimento per il merketing. Parlano tra loro e quelli del marketing non possono fare nulla per impedirlo. Chi controlla la relazione tra azienda e cliente, in questo contesto? Il cliente. E l'azienda si deve aprire in modo da mettersi a sua disposizione. Sul serio. L'informazione sulle offerte viene messa insieme a quella dei competitori dalla rete. I prodotti sono facilmente confrontati con quelli dei concorrenti. Per farcela, due passaggi e alcune parole chiave: la semplicità rischia di essere banalità, noi trattiamo il sapere senza negare la complessità (c'è gioia nella complessità); credibilità tradizionale è nell'autorità tradizionale (il suo business è far credere di avere autorità), ma per noi la credibilità è nella partecipazione al modo in cui si arriva a conoscere... Le parole del nuovo marketing: "put us in charge", "let your info and customers go", "no dead ends", "give us everything", "be clear, transparent, honest"... Entrare nella conversazione per le aziende non è facile. "Honor the conversation".

Domani, dunque, davanti a questa platea, devo intervistare il ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni. E' davvero il momento di raccogliere le domande che sarebbe giusto porgli. Nei commenti a questo blog, in un post precedente.

10:48:50 AM    comment [];


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