Luca De Biase
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Venerdì, 4 agosto 2006
 

Passaparola e blog. Dialogando con Mantellini...

Grazie a Massimo Mantellini. Ha ripreso un pezzo che ho scritto per Nòva e che è uscito ieri. Dice Mante:
Luca de Biase nella sua rubrica su Nova di ieri cita una ricerca secondo la quale il passaparola su un prodotto commerciale ottiene maggior credibilita' sia dei messaggi pubblicitari che dell'informazione professionale sullo stesso (vado a memoria non ho l'articolo sotto mano) e paragona Italia e Francia dicendo che nei paesi nei quali il passaparola e' molto considerato (la Francia) nascono molti piu' blog di quanti non ne nascano per esempio in Italia. Forse il collegamento e' un po' azzardato: personalmente mi ha molto colpito che nella ricerca citata i cittadini affermino di credere meno alla informazione giornalistica su un dato prodotto che non alla pubblicita' del prodotto stesso. In media comunque un cittadino su due non crede ne' all'una ne' all'altra. Se questo da un lato disegna chiaramente quanto sia ampia la sfiducia nei confronti del filtro mediatico sui prodotti dall'altro ci suggerisce che forse una medesima diffidenza debba essere riservata alla informazione "in toto" che ci arriva dai media. Chi abita una rete di vicinanze fatta di blog sa invece quale qualita' e quantita' di informazioni per se' affidabili giungano da quella parte. Che si tratti di un'auto da comprare cosi' come di una idea da discutere.

C'è qualcosa da chiarire. Il passaparola di cui parla la ricerca della GfK è quello fisico. Non il passaparola che avviene via internet. I ricercatori non hanno saputo tirar fuori il valore dei blog come sistema simile al passaparola fisico. Sono sicuro che chi ha risposto al questionario non ha precisato se gli amici ai quali attribuiscono tanta importanza quando comprano qualcosa si siano espressi fisicamente oppure per telefono, via mail, sms, o blog. Per questa ambiguità non ho riportato nell'articolo il dato sulla credibilità attribuita alle informazioni trovate su internet (poteva essere pubblicità via internet, giornale via internet o passaparola via internet). In ogni caso, quelli che hanno risposto citando internet non superavano il 20 per cento del campione.

Quanto alla scoperta che in Italia, come in Giappone e nei paesi del sud del mondo, si tenda a credere di più alla pubblicità che alle informazioni giornalistiche, beh quella è proprio la parte interessante. (Nei paesi occidentali invece si crede di più all'informazione giornalistica che alla pubblicità ma siccome demograficamente contano meno il dato totale è determinato dal resto del mondo). Certo, anche qui, la ricerca non distingue tra i media. In un posto come l'Italia, il bombardamento della pubblicità televisiva è sicuramente tale da avere un'influenza importante (negli altri paesi dell'occidente la pubblicità televisiva copre una quota inferiore - sul totale della pubblicità - a quella che si trova in Italia).

Dunque: il giornalismo in Italia influisce meno sugli acquisti della pubblicità. Ma non c'è nella ricerca alcuna informazione su quanto influiscano i blog. Sicuramente andrebbero conteggiati nel passaparola. Temo che nella ricerca siano stati conteggiati in internet.

Certo, la cosa si chiarirà nel tempo. Perché l'influenza degli amici online è destinata a crescere su tutti i fronti. Non solo su quello degli acquisti.

6:53:22 PM    comment [];

Televisione o computer

Alla faccia della convergenza. O a causa della convergenza. Sta di fatto che da dieci anni ci si domanda se il pc prenderà il posto della tv o viceversa. I ragazzi in Europa passano più tempo davanti al pc che alla tv, dice un prof dell'università Utrecht. E la convergenza è diventata competizione tra le storie delle due macchine col piccolo schermo più popolari del mondo.

La notizia è che i produttori di tv giapponesi, Sony, Matsushita e altri, si sono accordati per sviluppare uno standard col quale costruire il software di base per le tv che servono ad andare su internet. E' un attacco alla Microsoft, ovviamente.

Intanto, alla Commissione Europea non hanno ancora deciso se la iptv è tv o ip: cioè se va regolata come una funzione delle telecomunicazioni o come parte del mercato televisivo. E quindi, aspettando, non regolano.

Il mercato si sta muovendo. Se l'Europa non prende una decisione condivisa, questo business se ne va in Asia o in America. Se la prende, potrebbe farlo diventare un possibile nostro successo, come è stato il mercato dei cellulari.
1:05:00 PM    comment [];


Se potessi dire una cosa che non so...

Direi che la storia di Murdoch che compra la Telecom Italia è una bufala.

Se ne parla un sacco. E con ottime ragioni. Apparentemente:
1. Sky in Gran Bretagna è entrata nella broadband perché è la piattaforma che cresce (mentre il satellite è stagnante)
2. Sky Italia potrebbe vendersi a Telecom Italia contro azioni dell'ex monopolista e Murdoch potrebbe conferirle a Olimpia contro azioni della holding che controlla Telecom Italia
3. Pirelli scenderebbe in Olimpia e allontanerebbe lo spettro di dover consolidare Olimpia con i suoi debiti.

Ma Murdoch vorrebbe mettere qualche suo uomo in Telecom Italia. Gente tosta. Che non lascerebbe a Ruggiero tutta la libertà d'azione di cui ha goduto finora. Ce la potrebbe fare Tronchetti a convincere Ruggiero a questa condizione?

E poi per entrare nella broadband in Italia, Murdoch si dovrebbe accollare un'azienda superindebitata, piena di problemi, supercontrollata dai regolatori...

Non sarebbe più facile per Murdoch entrare nella broadband comprando, che so, Fastweb?

Non che questo tolga di mezzo le speculazioni sul futuro di Telecom Italia. Ma non potrebbe essere che l'idea di Murdoch sia soltanto un argomento usato da qualcuno per agitare lo spettro della vendita di Telecom Italia allo straniero in modo da convincere i politici che occorre aiutare l'ex monopolista in difficoltà?

Si tratta solo di idee... ovviamente. Non so niente. Ma se potessi dire qualcosa che non so...

2:09:38 AM    comment [];


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