Luca De Biase
An Italian journalist writes about what's happening in his funny country:
a laboratory for the study of broken democracy and creative capitalism.
Plus news about media and cultures.



Global Voices

Creative Commons License

Scrivimi

Subscribe to "Luca De Biase" in Radio UserLand.

Click to see the XML version of this web page.

Click here to send an email to the editor of this weblog.

 

 

Sabato, 1 luglio 2006
 

La mia lista delle città preferite

Città e innovazione? Qui sotto c'è un post su quello che ne pensano Rullani e Pezzini. Ma quali sono le città che stimolano davvero la creatività? Me ne vengono in mente cinque, all'estero (la lista italiana la metto un'altra volta). Sono le mie preferite... Non so che ne pensa chi legge...

Parigi
San Francisco
Hong Kong
Mumbai
Gerusalemme

Non saprei in che ordine metterle. Mi mancano alcune città fondamentali. Ma non posso andare oltre cinque. O posso? Se posso ci metto anche Barcellona, Shanghai, Monaco di Baviera, Praga e Rio de Janeiro...

4:58:22 PM    comment [];

Città e innovazione

Le città accelerano l'innovazione o la frenano? E che cosa c'è di speciale nelle città che riescono ad attrarre gli innovatori e i creativi, diventando a loro volta degli acceleratori di creatività? Che rapporto c'è tra questo e l'attrazione degli investimenti?

L'altro giorno sono stato a Treviso. Enzo Rullani, professore a Venezia, ha presentato uno studio sull'area trevigiana proprio cercando di rispondere a domande come quelle che ho citato sopra. I risultati sono raccolti in un libro. Ma ci sono cinque cose che si possono dire in breve:

1. L'innovazione si sostiene valorizzando le differenze di un posto da un altro.
2. L'innovazione è discontinuità: occorre distanziare il vecchio dal nuovo, senza perdere memoria ma senza farsene determinare
3. L'innovazione non è la tecnologia high-tech! Questa identità ha fatto il suo tempo. L'innovazione ha a che fare con il valore d'uso e l'introduzione di cose che hanno un maggiore valore d'uso di quelle che esistono
4. L'innovazione non è introdurre nuove macchine, ma è generare valore in modo originale ed esclusivo (deriva dalla capacità pratica di fare, con il design, il marchio e l'intangibile)
5. Occorre investire nelle persone, nelle idee e nei territori che le alimentano. Qualunque politica territoriale deve porsi l'obiettivo di attrarre le persone e le idee migliori.

Intanto, sull'Oecd Observer, il mensile dell'Ocse, si parla del Forum 2006 (al quale ho partecipato guidando la sessione dedicata alla tecnologia). C'è un bell'articolo di Mario Pezzini che parla delle città. Sottolinea, Mario, che le città sono le locomotive della globalizzazione: la loro è la storia delle grandi civiltà da Memphi ad Atene e a Roma, via via, per Venezia, Amsterdam, Londra, New York, Shanghai... E la loro è la storia del senso nel territorio: come insegna l'Italia e le sue cento fondamentali città. Non si nega il valore degli stati: ma le città hanno un senso più profondo e più antico, dunque in prospettiva hanno più valore.

Che siano efficienti o meno, che siano creative o meno, lo si deve alla loro dimensione e all'armonia delle relazioni tra le varie componenti della società urbana. L'eccesso di dimensioni in un constesto infrastrutturalmente inadeguato non è certo uno stimolo alla creatività della città. D'altra parte la ridotta dimensione non favorisce l'afflusso di grandi quantità di creativi da fuori. Non c'è una regola che precisi quale sia il destino di una città in funzione della sua dimensione: di certo si sa che la connessione di una città con le altre conta, così come conta l'apertura e la mobilità sociale, il senso di identità, l'accoglienza nei confronti dei creativi esterni e interni, l'orgoglio nell'affermare la propria tradizione, la profondità della cultura urbanistica...

Ma c'è un genio dei posti. Un senso comune della popolazione di una città. Se quel senso comune è aperto, armonico, colto, se valorizza gli artisti e gli imprenditori, se rende la vita comoda e migliorabile per chi lavora e se offre opportunità a chi pensa al futuro dei figli, se succedono queste cose, la città è bella e offre una prospettiva di futuro per le persone in un modo che uno stato non è in grado di fare...

, , ,


4:49:07 PM    comment [];


Giovani. Gggiòvani. Quando si è giovani?

Alla Ericsson, il capo del personale ha lanciato una campagna di svecchiamento. Offre una buonuscita di 18 mensilità a chi lascia l'azienda. Il programma è pensato per chi abbia già 6 anni di anzianità di servizio e abbia compiuto i 35 anni di età.

A 35 anni, si è vecchi alla Ericsson.

In Italia, gli incentivi per sostenere l'imprenditorialità giovanile si potevano chiedere fino a 35 anni. E a 35 anni Dante Alighieri si sentiva "nel mezzo del cammin" della sua vita. A 35 anni in Turchia si è vecchi e in Giappone giovani. Per non parlare dell'Africa e della Liguria, terre anagraficamente lontanissime.

Non è relativismo giovanilistico dire che la questione dei giovani è diversa nei diversi posti. E' semplice realismo. Ma una cosa è certa: i giovani veri hanno urgenza di cambiare il mondo e di aprire le porte alle opportunità di cambiamento. Ma hanno anche bisogno di consapevolezza su quello che si può cambiare e su come cambiarlo. Il dialogo tra le generazioni e l'apertura dei sistemi è la garanzia migliore per avviare un cambiamento sensato.




3:42:42 PM    comment [];



Click here to visit the Radio UserLand website. © Copyright 2006 Luca De Biase.
Last update: 4-08-2006; 2:10:17.
This theme is based on the SoundWaves (blue) Manila theme.
ECONOMIA FELICITA'





Politica/ blog
Politica/ scienza
Retorica catastrofica
Economia nuova
Scienza/ paura
Informazione/ comunicazione
(Nòva24Ora!)

www.flickr.com
LucaDeBiase's photos More of LucaDeBiase's photos


blog.debiase.com
www.debiase.com
Web


Google



Luglio 2006
Dom Lun Mar Mer Gio Ven Sab
            1
2 3 4 5 6 7 8
9 10 11 12 13 14 15
16 17 18 19 20 21 22
23 24 25 26 27 28 29
30 31          
Giu   Ago