Luca De Biase
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Mercoledì, 26 novembre 2008
 

Obama, Bush, Clinton e le lobby

Una delle questioni che definiranno la presidenza di Obama sarà nel suo rapporto con le grandi lobby che finanziano e influenzano la politica in America. Obama è stato deciso nell'affermare che non è alle lobby che deve guardare il presidente americano, ma alle persone che abitano negli Stati Uniti d'America. Per quanto riguarda Bush e il suo predecessore Clinton, invece, le lobby sono state il principale faro politico, come è dimostrato dai fatti.

Bush ha lavorato essenzialmente per i petrolieri, gli armaioli e i banchieri, a giudicare da come ha trasformato la tragedia dell'11 settembre in una incredibile guerra in Iraq e in una vicenda speculativa sulla strategia globale del petrolio; o a giudicare da come ha trasformato la crisi finanziaria delle banche fuori controllo in un'elargizione discrezionale di fondi enormi alle banche stesse. Ne è venuto fuori un paese meno democratico, più povero, più indebitato, meno innovativo, meno liberale. La peggiore presidenza americana che si ricordi. A causa, fondamentalmente, dell'avida intransigenza delle lobby.

Clinton, peraltro, aveva tentato di riformare la legge costituzionale sul possesso delle armi e la legge sul finanziamento dei servizi sanitari, fermandosi di fronte alle lobby. Aveva accettato le imposizioni delle lobby di Hollywood per quanto riguarda il copyright. Aveva dato alle banche una libertà inusitata. Della quale le banche hanno abusato, come si è visto.

E Obama?

Una delle motivazioni con le quali Obama ha sostenuto di poter essere libero dalle lobby è il sistema di finanziamento della sua campagna. Che è stato fondato più su piccoli donatori che su grandi finanziamenti da parte appunto delle lobby. Ora questo assunto viene messo in discussione. Un blog del New York Times (e l'amico Marco) segnalano in proposito un rapporto di The Campaign Finance Institute. Dice lo studio che molti piccoli donatori, quelli che davano 200 dollari, in realtà lo hanno fatto molte volte. Arrivando a diventare grandi donatori. Se si prende la percentuale di grandi donatori - cioè quelli che hanno dato più di mille dollari - si scopre che non è molto diversa da quella di Bush o di McCain.

Il punto polemico è stimolante per chi difende le posizioni di destra. E soprattutto per chi difende l'idea che tutto va talmente male, l'uomo è talmente un animale selvaggio, che tanto vale dare il potere alla destra, perché la sinistra con i suoi valori sarà sempre una delusione.

Un'analisi più attenta dei dati è certamente necessaria. Ma è chiaro che non si può confondere un tizio che dia mille dollari in rate da duecento, con una lobby come quelle del petrolio o delle banche. Queste influenzano puntualmente un presidente. Mentre i donatori da mille dollari non possono fare altro che sperare che lui mantenga le promesse.

Ebbene, vedremo se Obama le manterrà. Anche se riuscisse a mantenere una minima parte di quello che ha promesso, restando capace di fare sperare in una politica meno cinica e indecente di quella che è stata incarnata da Bush, sarebbe un successo. Imho.


8:48:44 AM    comment [];


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