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Apple TV plus e la creazione di uno spazio libero dalla pubblicità

Tra i molti annunci di ieri, a Cupertino, la Apple ha spiegato come sarà il suo servizio di intrattenimento video. E ha detto che sarà libero dalla pubblicità.

Apple vuole creare una piattaforma – musica, giochi, informazione, entertainment – che alimenti la fedeltà di quel miliardo circa di persone che sono suoi clienti, valorizzi il suo importantissimo brand e consolidi il business dei servizi che sta accelerando mentre il tradizionale business dello hardware sta rallentando. Evidentemente, la Apple considera la pubblicità come un business non adatto a raggiungere questi obiettivi prioritari. Perché?

Cominciando dall’ultimo, i soldi: se avesse prioritariamente l’obiettivo di fare soldi immediati con la sua piattaforma di servizi, la Apple cercherebbe di vendere agli inserzionisti pubblicitari la sua ottima relazione con un miliardo di persone. Ma non lo fa. Significa che non ha bisogno di soldi o che pensa di poter alzare il prezzo del biglietto per i servizi in cambio di lasciare la gente libera dalla pubblicità? Questo discenderebbe dall’assunto secondo il quale le persone considerano la pubblicità come un peggioramento del servizio video di intrattenimento. Comunque, sul prezzo di accesso non ci sono notizie. Lo verificheremo al momento opportuno.

Quanto al brand, la mancanza di pubblicità è una forma di concentrazione sul messaggio fondamentale, quello secondo il quale la Apple è il brand e tutto il resto è secondario. E il brand della Apple così elegante non può mischiarsi con i brand caciaroni che possono emergere a caso nell’insieme di un mercato pubblicitariamente aperto. Meglio fare a meno della pubblicità e dichiarare che con la Apple si vive in modo diverso, senza subire la guerra per l’attenzione che i tanti brand combattono ogni giorno su tutti i media che ospitano pubblicità. Sulla piattaforma Apple i programmi non combattono per una qualunque attenzione: combattono per l’attenzione delle persone che sanno scegliere la qualità. Questo concetto si lega bene al brand della Apple e lo valorizza in pieno.

La fedeltà dei clienti sarebbe già alimentata dal messaggio del brand appena citato. Ma non potrebbe fare a meno di una buona conoscenza dei dati degli utenti e delle loro preferenze. Ebbene: senza pubblicità, la Apple potrà conoscere meglio gli utenti che non saranno in condizione di difesa della loro privacy sapendo che i loro dati non saranno venduti ad altri ma resteranno nella relazione tra loro e la Apple. Senza pubblicità le persone si chiudono meno. La Apple potrà così intrattenere una relazione più intensa con i suoi clienti su tutto quello che conta, senza perdere tempo e credibilità con l’ambiguo mondo della pubblicità.

In totale, secondo la Apple, si forma una dimensione dei media nella quale ritorna al centro il valore del prodotto artistico e del servizio informativo, senza alcuna concessione alla pubblicità. Nel mondo là fuori, quello con la pubblicità, le piattaforme offrono contenuti senza badare alla loro qualità perché quello che vogliono è la quantità di attenzione da rivendere agli inserzionisti. Nel mondo della qualità, non c’è posto per questa doppiezza: un film deve piacere perché è un bel film, viene pagato per questo, non ci sono doppi mercati e secondi fini.

Niente contro la pubblicità. Ma un mondo dei media completamente invaso di pubblicità non lascia spazio per relazioni più intense anche – non solo, ma anche – con la produzione di qualità.

Tutto questo – nell’ecologia dei media – fa parte della ricerca di una nuova sostenibilità dell’ambiente mediatico. Trovare uno spazio sano e pulito per lo sviluppo della cultura è un obiettivo fondamentale: l’esistenza di una dimensione mediatica senza pubblicità crea una nuova possibilità per la dinamica culturale che va assolutamente esplorata.

Vedi:
No Advertising, As Apple Announces New Video Subscription Service

Vedi anche:
Strategia della disattenzione

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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