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Ancora una volta: stupido è chi stupido fa

forrestAncora una volta mi chiedono di commentare sulla possibilità che internet ci renda stupidi. Questa volta, con profondità maggiore del solito, se lo chiede il programma Moby Dick della Radio Svizzera Italiana. E questi sono i miei appunti.

Stupido è chi stupido fa.

Internet è la possibilità di accedere alle più ricche fonti di informazione mai viste nella storia: siamo capaci di gestire questa enorme ricchezza?

Internet ci svela la nostra stupidità e sfida a espandere la nostra consapevolezza

Individualmente, i cambiamenti sono: nella strategia di memorizzazione (lo sforzo non è nel ricordare le cose ma nel sapere come trovarle), nell’esperienza della socialità (la distanza fisica e la distanza digitale si confondono), nel ricorso a strumenti di elaborazione a distanza (es. confronto razionale dei prezzi). Collettivamente, i cambiamenti sono: nel rischio di conformismo nelle piccole nicchie di simili sui social network, nella possibilità di seguire la maggiore diversità di opinioni possibile, di avere esperienza dell’arte più globale e della cultura più cosmopolita possibile

La sfida è comprendere che internet è come la costruiamo. Se quello che ne abbiamo fatto finora non soddisfa, come è ovvio, possiamo migliorarla pensando a cosa devono fare le prossime grandi piattaforme, a come progettarle e avviarle.

Perché internet è malleabile. Quindi non ci rende stupidi. Ci mette di fronte alla possibilità della nostra stupidità e della nostra intelligenza

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  • Come altre discontinuità del passato esse non sono buone o cattive di per se. Esse amplificano alcune capacità umane. È successo con la stampa che ha permesso di moltiplicare il numero di lettori di testi di valore come anche di propaganda al servizio delle dittature. Con il treno o l’aereo che hanno potenziato la mobilitá a vantaggio della conoscenza dei popoli ma anche hanno abilitato guerre e stragi. Le discontinuità richiedono all’essere umano uno sforzo di comprensione ma mettono alla prova le sue basi etiche, in quanto creano nuove opportunità di sopraffazione.

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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