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Dan Gillmor e Facebook

Dan Gillmor non ha apprezzato il comportamento di Facebook nel cambiamento di regole di privacy. Ha chiuso il suo vecchio account (nel suo pezzo il resoconto delle difficoltà che ha superato per farlo). E ne ha aperto un altro nuovo.
Non è per niente detto che quello che ha cancellato sia davvero sparito. Imho.

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Tesi su tecnologie della privacy

Una tesi di Sharen A. Bakke per studiare la percezione di invasione della privacy collegata alla tecnologia informatica. “this dissertation develops and validates an instrument that identifies and measures the extent to which information technology influences individuals’ IT-related privacy-invasive perceptions. This newly created IT-related privacy-invasive perceptions (PIP) scale is then used to predict behavioral intention toward using information technology.“ Altrove Mark Burdon pubblica uno studio sulla relazione tra servizi georeferenziati, mappe digitali e privacy...

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Cala la quota di traffico p2p

Un manager di un primaio operatore telefonico nota: “Il traffico peer-to-peer era anche il 60% del totale del traffico internet in Italia, fino a qualche tempo fa. Oggi non è più del 20%”. (Probabilmente il dato è approssimativo nella cifra anche se è certo nella tendenza).
E’ la vittoria delle major? Forse è soprattutto la vittoria dello streaming. E dello scambio di link sui social network.

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Il senso della privacy e il valore dell’informazione

Eric Schmidt, il capo di Google, ha espresso la sua idea sulla privacy. E poiché Google è al centro di una quantità di polemiche relative alla privacy, la sua idea fa riflettere. Perché intorno al concetto di privacy (parola che evoca questioni noiose che non lo sono per niente), si giocano questioni decisive per la conformazione della rete sociale e il suo sviluppo equilibrato, per non dire pacifico e giusto. Dice Schmidt: “I think judgment matters. If you have something that you don’t want anyone to know, maybe you shouldn’t be doing it in the first place. If you really...

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Google impara i numeri di cellulare

Si possono mandare sms da gmail. E Google impara informazioni preziose: i numeri di cellulare di chi invia e di chi riceve. (via Oztech)

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EFF: perplessi sulla nuova privacy in Facebook

Electronic Frontier Foundation, un’antica e ipercompetente organizzazione che lavora a favore dei cittadini che usano i media digitali, si mostra perplessa sulla nuova politica della privacy in Facebook. E pubblica un’analisi molto attenta. Oltre ad alcuni dati positivi, EFF segnala due aspetti importanti:1. Come si diceva anche qui, la nuova politica sulla privacy incoraggia in molti modi – sottili e meno sottili – a pubblicare spontaneamente e autenticamente i fatti propri, promettendo un altissimo livello di privacy. Questo serve al business di Facebook (che è...

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Google personalizzato di default

Insomma. Da adesso le ricerche su Google sono personalizzate anche per chi non è iscritto o non sta navigando dopo aver digitato id e password sui servizi di Google. Perché la navigazione di ciascuno viene mantenuta in memoria e usata per restituire alle ricerche informazioni collegate alle precedenti ricerche. Si può rifiutare il servizio. Se non si fa niente, invece, viene automaticamente applicato. (I dati raccolti da Google secondo SlightlyShadySeo). E si aggiungono i dati raccolti come Dns.

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Ecosia: motore verde

Ecosia:
“Ecosia è un sito web indipendente e senza scopo di lucro. Almeno l’80%
dei guadagni ricavati dalle ricerche va a un programma di protezione
della foresta pluviale del WWF che utilizza questo denaro per la protezione sostenibile delle foreste pluviali”. (TgDaily)

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Autenticità e pubblicità

La campagna pubblicitaria per la videocamera Flip, acquisita recentemente dalla Cisco, punta sull’idea che persone normali riprendano i fatti della loro vita quotidiana. Dovrebbe avere un sapore di autenticità, ma in qualche modo, secondo un pezzo del New York Times, non riesce ad apparire davvero autentica.  Ma è possibile l’autenticità nella pubblicità? Ci si può riflettere a lungo. Ma la risposta è sempre no. O meglio, si tratta comunque di una rappresentazione. Che ha tra l’altro uno scopo molto precisamente commerciale. Ma non è soltanto questo il punto...

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800 milioni per l’occupazione

800 milioni dello stato (più quasi altrettanti dei privati) sono pochi o tanti per migliorare la banda larga in Italia? Pochi, per quello che serve. Ma molti più che zero. In ogni caso, si dice, hanno un impatto significativo sull’occupazione. Quanto significativo? Uno studio di Massimo Chiriatti tenta di rispondere a questa domanda: con un modello sperimentato e una sua applicazione. (VIa Stefano)

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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