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Basta lamenti. Modelli di business per i giornali

Le proposte si moltiplicano. Dopo i 12 consigli di Mashable, arriva Jeff Jarvis con la federazione di aggregatori locali (TechCrunch). E un’iniziativa di J-lab con cinque editori. Intanto Spot.us avanza. Le notizie locali sembrano al centro della questione.

Intanto, la Huffington commenta la situazione (the future of news will be social). E lo fa sul blog di Facebook.

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Editori, giornalisti, persone

Si sa. Se ne parla fin troppo. I giornali sono in crisi. Una spirale perversa sembra aver preso di mira questo strumento dell’informazione. Meno lettori, meno pubblicità, meno soldi per gli editori, meno soldi per i giornalisti. Dov’è, se c’è, il bandolo dalla matassa? gli editori sono al centro del problema, se il problema è essenzialmente quello del modello di business. E a quanto pare, in questi giorni sono concentrati sull’idea di vendere le notizie online per rispondere alla crisi dei lettori della carta e degli inserzionisti della pubblicità. Ma è una soluzione...

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Scrivendo per Problemi dell’informazione

Scrivere in questi giorni per Problemi dell’informazione è straordinario. Ogni giorno, ogni minuto, arrivano stimoli e suggerimenti. Il tema sembra sempre più urgente: come fare per sviluppare forme di giornalismo sostenibili economicamente. E arriva anche il pezzo di Mashable.

Bisogna fare ordine. In particolare bisogna individuare quali sono le responsabilità e le opportunità dei giornalisti. E quali sono le responsabilità e le opportunità degli editori. Forse arriveranno a convergenza. Forse no. Il pubblico, intanto, sviluppa le sue soluzioni. E non perde tempo.

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Non profit e giornalismo sostenibile

La rete crea spazio per diverse dimensioni organizzative in molti settori economici. Compresa la produzione di informazione e il giornalismo. Accanto alle imprese orientate al profitto, piccole e grandi, locali e internazionali, ci sono le microiniziative individuali dei blog, con pubblicità e senza, con molti lettori o con pochi, con una specializzazione settoriale o generalisti. E in questo contesto si è formato, abbastanza naturalmente, lo spazio per il giornalismo non profit, organizzato e collettivo, dotato di risorse economiche ma non votato alla generazione di utili per gli editori...

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Il prezzo lungimirante delle news

Il sistema dell’informazione si dibatte sulla possibilità di far pagare i giornali online. E Dario si chiede come commentare le ipotesi formulate in un pezzo del Guardian che non brillano per originalità. Rispondere al volo usando il cellulare non è facile. Ma l’impressione generale è che non si pagano le news ma l’accesso a un servizio nel quale c’è un mondo di informazioni speciale nel quale le notizie sono un elemento di una metafora più ampia. Ci possono essere molte interpretazioni di quest’idea. Dalla soluzione di esclusività alla Wsj alla concezione del...

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Microstoria nell’ecosistema dell’informazione

Chiedevano a Radio Anch’io che cos’è Facebook e si chiedevano a che cosa serva. Ecco un esempio. Federico Bo mi ha segnalato un post su Vassar Stories che riporta un fatto importante ripreso dal blog di David Cohn, fondatore di Spot.us. Il fatto è che una giornalista freelance, Lindsey Hoshaw, ha proposto su Spot.us un’inchiesta (piuttosto costosa) sui rifiuti che galleggiano in un particolare posto del Pacifico. Grandi nomi decidono di finanziare l’inchiesta e di darle risonanza. La nota il New York Times che contribuisce alla sua notorietà e favorisce il...

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Informazione iperlocale by Aol

Aol assume i giornalisti licenziati dai giornali tradizionali per costruire un sistema di giornali iperlocali. Ora ne ha già assunti mille a tempo pieno e 500 freelance. (via Antonio). TechCrunch.
Interessante tentativo. Non se Aol investe tanto solo per puntare alla pubblicità. Ma soprattutto se intende ottenere una posizione centrale nelle comunità che va a servire con le informazioni per sviluppare servizi e sperimentare nuovi modelli di business.

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Ap: attenzione paranoia

Si scopre che il sistema messo in piedi dalla Ap per far pagare i suoi articoli da chi li voglia ripubblicare online è concepito in modo assurdo, tanto da generare effetti comici non banali. C’è chi ha messo nel sistema le parole di Jefferson contro i monopoli culturali e ha provato a vedere che cosa avrebbe fatto la Ap, scoprendo che l’agenzia era disposta a venedere anche quel brano di pubblico dominio per 12 dollari e rotti. E c’è stato chi ha pagato 25 dollari per la licenza di ripubblicazione di un testo che lui stesso aveva scritto per il suo sito. Il sistema è insomma...

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YouTube local news

Il New York Times racconta come YouTube stia prendendo accordi con varie tv locali per ritrasmettere i loro notiziari. Storia da leggere. 

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Lamenti sensati di giornalista

Ian Shapira del Washington Post lamenta che Gawker ha copiato di sana pianta un bel po’ di un suo articolo. Lo fa con consapevolezza e apertura mentale. Ma lo fa. Un tempo questo argomento si sarebbe perso nella discussione tutta statistica tra coloro che si preoccupavano dei clic persi dal WashPost per il fatto che il contenuto era altrove e coloro che si entusiasmavano per i clic guadagnati dal WashPost per il fatto che il suo articolo era stato linkato da un importante blog. Ora che la pubblicità non è più “infinitamente crescente” il dibattito si sposta su quanto Gawker...

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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