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Il giornalismo migliora (secondo i giornalisti)

Secondo la European Digital Journalism Survey 2009 la crisi dei giornali è reale e bruciante, rischia di far chiudere molte testate, ma avviene in un contesto nel quale il giornalismo sta migliorando. In particolare, secondo il 40% dei giornalisti, l’informazione giornalistica migliora, solo il 20% pensa che stia peggiorando. (Paidcontent). La ricerca è basata su un numero piuttosto limitato di interviste. I dati su EuropeanDigitalJournalism.

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Le Monde, Figaro, Médiapart

Alcuni editori francesi non sembrano presi dal panico per la crisi. Ecco alcuni appunti presi al convegno di Asti in materia. David Guiraud, direttore generale del gruppo Le Monde “La crisi dei giornali? È apocalisse o metamorfosi? Di sicuro è una sfida. Si è passati dalla logica dell’offerta alla logica della domanda. E poi a una nuova situazione nella quale tutti offrono e domandano. In questo percorso si è distrutto molto valore. (Ma Le Monde non resterà a lungo gratuito su iPhone). Il valore che resta e che conta è quello del marchio. Che fare? Ricentrare...

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Editori tosti

Un’impressione su tutte da Asti (convegno segnalato ieri): ci sono editori tosti, che non si fanno prendere dal panico ma costruiscono. Come Le Monde e Le Figaro. (Cenni su twitter.com/lucadebiase). E c’è una piattaforma per giornalisti tosti che riesce a farsi pagare per i contenuti, rifiutando la pubblicità: Médiapart. (Domani altre info: ora sono di corsa col cellulare).

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Domani sui giornali

Domani il dibattito: “L’ultima edicola: crisi, bulimia e cambiamenti dell’informazione nel nuovo millennio”. Ad Asti, in collaborazione con l’Ordine dei Giornalisti del Piemonte. Tra i partecipanti annunciati: David Ghiraud direttore generale di Le Monde, Werner De Schepper del gruppo svizzero Aargauer Zeitung Medien, Peter Rothenbuelher direttore di Edipress e caporedattore de Le Matin, Luciano Bosio Direttore studio marketing di Figaro Medias. Credo che sia finita la discussione sulla fine dei giornali. E che sia ora di parlare di transizione. I giornalisti e...

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Il problema è chiaro

Mettiamola così. Il problema di fare buoni giornali e buona informazione è il problema dei giornalisti. Il problema di fare un modello di business che serva a rendere economicamente indipendenti i giornali è il problema degli editori.
Ovviamente le cose sono collegate. Ma è sempre utile sapere chi dovrebbe fare cosa… Imho.
Intanto, questo tema è sempre acceso:Giornali da non credereGiornali online a pagamentoQuale pubblicità online è apprezzata

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Tutti parlano di FastFlip

FastFlip sta conquistando la fantasia di tutti gli interessati ai giornali. Il nuovo lavoro dei GoogleLabs fa una “rassegna” stampa da sfogliare con una bella impaginazione, in accordo con gli editori che accettano di concedere le loro pagine e dividendo il fatturato con loro. Per David Carr è sempre più ingiusto considerare Google come un parassita dell’editoria. Del resto, qualunque parassita che uccida il suo ospite deve evolvere in una forma meno pericolosa o rischia egli stesso di soccombere… (update: in Italia, non ci sono accordi del genere, per ora, si direbbe...

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Scettici a Forbes

Secondo Brian Rich, che scrive su Forbes, le aziende editoriali tradizionali sono in difficoltà, ma le nuove imprese web 2.0 sono ancora più deboli. Il suo punto di vista è finanziario. Ma manca di visione: le grandi imprese editoriali vivono in un sistema lineare e quando falliscono fanno un grande tonfo lasciando un vuoto difficile da colmare; le piccole aziende web 2.0 sono in un sistema complesso, nel quale i fallimenti e la nascita di nuove imprese sono la norma e il ricambio una costante. In questo senso, non si dovrebbero paragonare le singole aziende, ma i due sistemi. E concludere...

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Giornali da non credere…

Pew registra in un’interessantissima ricerca un calo significativo nella credibilità dei giornali americani. Il pubblico, insomma, crede meno a quello che legge sui giornali. Solo il 29% degli americani pensa che i giornali raccontino in fatti come sono, il 60% pensa che siano molto imprecisi. Inoltre, la maggioranza pensa che i giornali siano troppo schierati politicamente e non siano indipendenti dalle pressioni dei poteri economici. Alla luce di questi dati, stupisce meno il calo delle vendite. Gli americani per lo meno cercano numeri per comprendere meglio le loro impressioni. A noi...

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Ancora sui quotidiani online a pagamento

Negli Stati Uniti, il 51% dei quotidiani pensa di poter far pagare con successo i suoi articoli online, secondo una ricerca dell’American Press Institute. Un dato enormemente più alto di quello che ci sarebbe stato un anno fa. Anche perché solo il 58% dei giornali sta studiando l’argomento.

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Bizarre…

L’Economist, settimanale fondamentalmente di carta, va benissimo. Salon, magazine fondamentalmente online, va malissimo. 

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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