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Giovannini: L’utopia sostenibile

Un libro importante, di quelli che possono restare nella memoria delle persone che lo incrocino con lo spirito aperto e l’orientamento criticamente costruttivo: Enrico Giovannini, L’utopia sostenibile, Laterza 2018

“I limiti dello sviluppo”, il rapporto dell’Mit al Club di Roma, nel 1972 ebbe su una generazione un effetto decisivo. Svelò un inganno sistemico: l’idea della crescita infinita implicita nell’industrializzazione del Dopoguerra non aveva fondamento pratico ed era destinata a schiantarsi con i vincoli ecologici, in un sistema complesso di interazioni tra demografia, risorse, inquinamento. In mancanza di risposte decise, il pianeta degli umani si sarebbe trovato a vivere scenari di crescente pericolosità, compresa la possibilità di una catastrofica catena di eventi che sarebbe sfociata verso la metà di questo secolo in un crollo demografico disastroso. Quel libro cambiò la storia della consapevolezza di molti. Non la traiettoria complessiva della crescita. Tanto è vero che nonostante tutto i dati mostrano che l’andamento reale della demografia, della produzione e dell’inquinamento prosegue a mostrare similitudini inquietanti con le previsioni di quel pionieristico rapporto. Ma se i dati corrispondono, c’è da aspettarsi che sia realistica anche la drammatica conseguenza? Miliardi di persone rischiano la vita nel corso dei prossimi decenni? E quale dovrebbe essere la forma terribile di questa ecatombe? La guerra? La carestia? La pestilenza?

Molti critici hanno discusso l’applicabilità dei limiti malthusiani al mondo post-rivoluzione industriale. In fondo, dicono, la tecnologia ha creato talmente tante soluzioni ai problemi dell’alimentazione e della produzione di energia da rendere molto più larghi i limiti planetari. C’è davvero da sperare che la velocità delle soluzioni superi l’accelerazione dei problemi.

Peraltro la tecnologia dovrebbe essere applicata da umani saggiamente governati verso la soluzione di problemi sistemici con una mentalità orientata al lungo termine. Giovannini mostra come tutto questo non sia scontato ma sia però possibile.

L’Italia, patria del Club di Roma, è anche il luogo di nascita della più grande organizzazione che si occupa di alimentare la consapevolezza intorno a questi temi: l’Associazione per lo sviluppo sostenibile che Giovannini ha contribuito a fondare, presieduta da Pierluigi Stefanini, studia il percorso di avvicinamento agli obiettivi della sostenibilità stabiliti dall’Onu per il 2030. Le sue analisi, purtroppo, non sono incoraggianti.

Molto dipende dall’orientamento al lungo termine che caratterizza i sistemi decisionali. Il nuovo scenario politico può rivelarsi un ulteriore accorciamento della prospettiva oppure aprire a una fase di maggiore lungimiranza, per la possibile riduzione dei personalismi che hanno offuscato il dibattito recente. Ma un fatto è certo: il pianeta ha dei limiti, gli umani devono imparare a rispettarli, sviluppando una tecnologia, una governance e una mentalità adatte a guidare responsabilmente la storia. Non è un risultato automatico: è la conseguenza di un salto culturale a monte, che riguarda il senso dell’utopia. Perché l’utopia non è il progetto irrealizzabile: è la fonte d’ispirazione del progetto per il quale vale la pena di dare la vita. L’utopia è una conoscenza empiricamente dimostrabile eppure è libera dalle costrizioni dello scettico realismo con il quale molti umani si costringono a interpretare quella conoscenza empirica. Nel libro di Giovannini aleggia questo spirito di libertà.

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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