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Guest post. Leandro Agrò: due giorni per prepararsi al futuro

leandroLEANDRO AGRO’ | Executive Design Director, IxD/UX expert (+20y), IoT pioneer, patents contributor. 
Digital Design Director @Design Group Italia
Design Principal TOK.tv
Investor in Joinpad (augmented reality) and Srlabs (eye tracking) | Give Back: Frontiers Conferences

Un giorno di oltre 50 anni fa, Dennis Gabor (che sarebbe poi stato insignito del Nobel per la Fisica), scrisse: “The future cannot be predicted, but futures can be invented”. A quel tempo, io non ero ancora nato, ma quella frase così capace di infondere forza ed ottimismo per il futuro, restò nell’aria nell’attesa che io la trovassi. Il mio personale incontro Gabor avvenne in modo molto meno romantico, ma ugualmente potente. Nel 1982, una pubblicità di ATARI (antesignana del mondo dei videogiochi), citava infatti: “THE FUTURE IS HERE: The Best Way to Predict the Future Is to Create It”. Il mondo migliore di predire il futuro, è crearlo.

L’impatto di questa frase sulla mia mente cresciuta leggendo Asimov fu esplosivo quanto l’Urlo hippie in cui mi imbattei anni dopo o come il primo “Yes, we can” di Obama. La ATARI –che per un ragazzo di allora era percepibile come la Apple o la Google di oggi- stava dicendo che io potevo crearmi il futuro. Altro che l’immutabilità del Gattopardo di Tomasi di Lampedusa (io sono di Agrigento). Quel pensiero era una rivoluzione.

Nella mia vita professionale ho sempre lavorato a cavallo tra design e tecnologia. Questo non è stato un caso, bensì la conseguenza di questa continua ricerca di costruzione del futuro. La tecnologia rappresenta, oggi, la principale leva ed opportunità di cambiamento organizzativo, sociale, lavorativo, nonché il principale modo di creare nuova ricchezza. Il design, rappresenta il modo più avanzato che abbiamo –come persone- di gestire la complessità ed assicurarci che l’uomo rimanga al centro di tutto.

Oggi, ognuno di noi è il risultato degli oggetti/tecnologie che usa, delle idee che abbraccia, delle storie che è in grado di raccontare. La maggior parte delle professioni che saranno fondamentali nel 2030, non esistono ancora e non vengono insegnate a scuola. Diventare e restare esploratori è la nuova skill da apprendere: il mindset che –insieme ad una adeguata intelligenza emotiva- fa la differenza in ogni genere di carriera lavorativa.

Queste convinzioni, il senso di urgenza nella “predizione” del futuro, l’amore per la tecnologia ed il design, hanno convinto me e Matteo Penzo (altra vita a cavallo di design e tecnologia) a fondare una conferenza che non avrebbe rispettato alcun canone classico. Abbiamo creato un evento –noi lo chiamiamo “show”- dove il format stesso dell’evento è pensato per esaltare le idee.

A Frontiers raccontiamo di business e di innovazione. Guardiamo l’orizzonte tecnologico a tre anni, cerchiamo di interpretare il cambiamento e di individuare quei talenti e quegli esperti che lo stanno realizzando. A Frontiers cerchiamo competenze ma anche ispirazione. Usiamo la cultura, l’arte e la musica per capire il cambiamento e gli impatti sul business. Parliamo di cose come “sindrome della scatola vuota” o di “invecchiamento asimmetrico di hardware e software” per enfatizzare e correggere gli errori tipici che certe tecnologie inducono nella creazione di prodotti e servizi. Per questo il contributo del design è fondamentale. Acquisire una competenza ed il punto di vista del designer, può essere una grande arma in azienda. Maria Giudice, VicePresident di Autodesk (di nonni italiani, vive a San Francisco) è stata keynoter a Frontiers nel 2015. Lei parla dei DEO, design executive officer, e di come questa nuova generazione di amministratori delegati con skill di design, stiano creando un sistema di valori ed una ricchezza che è irraggiungibile senza quelle skills.

Lo show non è stato immaginato per affrontare sempre lo stesso tema o per raggiungere un “target” di persone individuabile con i soliti criteri (mansione, ricchezza, età). Noi cerchiamo gli innovatori che si possono trovare in ogni azienda, nella propria cantina di casa (in Italia non abbiamo i garage come in California), o impegnati in mansioni diversissime da quelle che sognano di svolgere.

Frontiers è una esplorazione e –come tale- risuona con le menti curiose.

Spesso i budget aziendali per andare alle conferenze hanno confini rigidi. Ad esempio, una azienda di automotive è disponibile a pagare il ticket di una due giorni di innovazione SE l’evento parla di auto. La verità è però che “Non è certo ad una conferenza di Automotive che Elon Musk ha avrebbe potuto intuire come fare la Tesla”

In realtà sappiamo tutti che il mondo è troppo complesso ed interconnesso per illuderci di poterlo comprendere e dominare stando con la testa dentro un silos. Non è quello il confine, né quella la frontiera. Certo, secondo una rotazione dovuta alla spinta tecnologica, Frontiers parlerà anche di automotive. Ad esempio, di self driving car parlavamo nel 2014 e 2015. Perché è questo il “mestiere” che tentiamo di fare: esplorare le idee del futuro e giungere sempre in anticipo di qualche anno. Quanto basta per prepararsi. Quanto basta per non partire culturalmente svantaggiati o essere costretti ad essere tecnologicamente dei followers.

Il vostro prossimo incarico in azienda, il vostro primo lavoro, la prossima idea capace di influenzare il percorso della vostra vita, potrebbe arrivare attraverso uno spot TV o una pubblicità su una rivista, ma è statisticamente più probabile che sia il risultato di una ricerca specifica che avete fatto. Di un investimento personale di tempo che avete speso cercando attivamente.

Come Y. N. Harari, insegna nel suo libero “Sapiens”, praticamente ogni cosa creata dall’uomo è sostanzialmente retta da un “mondo di idee”. Il cammino degli esploratori non è mai semplice né scontato, e le menti curiose non possono stare ferme ad aspettare.

Il 21 e 22 settembre a Milano, abbiamo oltre 20 amministratori e dirigenti d’azienda sul palco. Con loro ci saranno artisti, ricercatori, giovani talenti e persino un paio di fisici teorici.

È tempo di esplorare.

Leandro Agrò

Partecipa a Frontiers, Milano, 21-22 settembre

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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