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Breaking News, notizie che si rompono

Alan Rusbridger, ex direttore del Guardian, ha pubblicato l’anno scorso un libro sulla sua esperienza: Breaking News. The remaking of journalism and why it matters now, Canongate 2018.

I passaggi che informano sulla vicenda che ha costruito uno dei più grandi successi del giornalismo contemporaneo sono tutti da leggere. Alcuni momenti di sintesi interpretativa possono essere sottolineati:
1. il giornalismo è qualcosa di più che un business
2. il futuro è nella mutualità
3. la relazione del pubblico con il giornale deve svilupparsi in una membership

In sostanza, la questione è sempre di più concentrata intorno alla ricostruzione di una forma di comunità. Ma deve avere impatto e dunque dimensione, efficienza, forza culturale. La comunità che si ricostruisce non è una piccola avventura buonista ma una vera e propria alternativa alle altre forme della gestione della conoscenza, quella statale e quella aziendale. Il premio Pulizer vinto dal Guardian 2014 per il “servizio pubblico” svolto coprendo le rivelazioni basate sui documenti di Edward Snowden è un risultato ma soprattutto un programma.

Il fatto è che queste non possono essere solo parole. Per essere conseguenti occorre prendere atto che un aggiustamento di approccio nel mondo dei giornali è necessario:
1. L’analisi della comunità è un argomento in chiarissimo sviluppo. Non può bastare richiamarne l’esistenza. Che cosa vuol dire essere un’azienda che lavora per la comunità? Per decidere come fare il giornale, valgono di più gli azionisti o i membri della comunità?
2. Il mercato della pubblicità e il mercato delle informazioni di qualità si sono separati. E’ davvero ancora possibile costruire un modello di business che speri di integrare questi due mercati oppure si tratta davvero di abbandonare la pubblicità per fare giornalismo?
3. Le piattaforme che hanno vinto la prima fase della ristrutturazione dell’informazione internettiana (Google e Facebook in particolare) sono la fine della storia? Di certo sono sottoposte a critiche ma non accennano a perdere utenti o importanza. Saranno in difficoltà soltanto quando nasceranno piattaforme davvero alternative. Chi le progetta e le realizza? I vecchi giornali possono fare parte del processo di progettazione e realizzazione oppure sono semplicemente destinati al declino?

Chi dica di avere le risposte certe e queste domande probabilmente si sopravvaluta. Ma le domande sono importanti. Il libro di Rusbridger è fondamentale per chiarirne la portata pratica.

Vedi:
Mathew Ingram, James Carey, la media ecology, il giornalismo e la comunità
Come portare la dimensione di comunità al prossimo livello? Primi appunti
La banalità dei media e il potere

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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