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Appunti su “Oltre l’infinito” di Mauro Magatti

Un libro coltissimo, coraggioso, da non perdere. Un libro per spiriti liberi. Un libro che non risolve i problemi che pone coerentemente con il suo programma. “Oltre l’infinito” di Mauro Magatti (Feltrinelli 2018) è un ulteriore prova della capacità dell’autore di arrivare all’attualità per superarla con la prospettiva. Appassionante lettura per chiunque si domandi come si sia potuti arrivare alla profondità della crisi attuale, senza cedere di un passo dalla convinzione che qualcosa si possa pur fare per uscirne. Questi sono appunti veloci, in vista della presentazione del libro: oggi alla Fondazione Feltrinelli di Milano, alle 18:00.

La questione centrale è la critica della tecnica, l’ultima delle condizioni umane a candidarsi all’onnipotenza. A occupare l’attenzione di Magatti non è il fastidio per la banalità degli scambi di opinioni che assediano i media digitali; non è la questione della sostituzione delle macchine al lavoro umano; non è la possibilità che le intelligenze artificiali vadano fuori dal controllo umano generando una post-umanità. Magatti si interessa della tecnica che è andata fuori dal controllo della società, come il mercato autoregolato raccontato nella “Grande trasformazione” di Karl Polanyi, perché si è candidata a monopolizzare la potenza. “La potenza” dice Magatti “è quell’energia che attiva e dà forma alla nostra eccentricità, permettendo di spingerci avanti, verso l’ignoto, il futuro, il bene”. E il monopolio della potenza che la tecnica oggi tenta di conquistare nell’immaginario sociale è un attentato alla libertà umana di superare sé stessa.

La tecnica di cui stiamo parlando è in effetti trionfante dalla fine dell’epoca “politica” del confronto tra Occidente e Oriente avvenuta nel 1989 con la Caduta del Muro di Berlino. La sua marcia conquistatrice dura fino al 2008, promettendo crescita infinita e attraverso questa promessa sciogliendo ogni opposizione organizzata. Dopo il 2008 lascia un vuoto di pensiero angoscioso, ma non trova la sua alternativa e continua a candidarsi come risolutrice totale.

E’ un’idea di “tecnica”, quella di Magatti, che è meno “tecnologia” e molto più “logica dell’algoritmo”: e al centro della sua spinta propulsiva c’è la sua incarnazione più clamorosa, la finanza autoregolata, fuori controllo, generatrice di enormi ricchezze concentrate, cambiamenti politici devastanti, crisi terrorizzanti. Una logica che apparentemente libera l’individuo e lo schiaccia in un sistema ingovernabile. La tecnica moltiplica le possibilità ma non aiuta a discutere i fini, del resto: ponendo tutto il sistema alle dipendenze delle finalità implicite nelle piattaforme vincenti.

Dal 2008, si vede la fine di una crescita senza fine. Ma non si esce dall’impressione di una società psicotica, senza capacità di definire strategicamente uno scopo, un senso. L’astrazione della tecnica porta nella sua autoreferenzialità gli individui e le società, eliminando le intermediazioni sociali che difendono dal totalitarismo del sistema. L’ideologia secondo la quale ogni possibile futura esigenza è risolta dalla infinita capacità della tecnica di predisporre la sua prossima, migliore, versione, ne è una delle forme sintetiche più evidenti. E per Magatti una delle forme che più limitano la libertà.

Ci si salva coltivando la creatività simbolica e la sensibilità per l’esperienza concreta, le principali strade attraverso le quali le persone ritrovano lo spazio per vivere e pensare stando sulla stessa pagina, alimentando la potenza, il percorso che ancora si può percorrere. Se la salvezza è di là da venire, la condanna non è ineludibile.

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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