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Maxwell’s Bad Hammer. Liberare la scienza. Ricordare Aaron Swartz

Robert Maxwell è stato uno dei controversi raider, faccendieri, corsari, degli anni Ottanta, concentrato sull’editoria e sulle sue faccende poco chiare. La sua eredità più longeva però si trova nel principale modello di business usato per le pubblicazioni scientifiche: i ricercatori pubblicano senza essere pagati, i valutatori valutano gratis, la ricerca è pagata il più delle volte con le tasse dei cittadini, le biblioteche pubbliche e private pagano cifre da capogiro per gli abbonamenti alle riviste, i cittadini non possono leggere la scienza a meno di pagare decine di dollari per un singolo articolo. Maxwell diceva di avere inventato un modo per fare soldi all’infinito. Oggi solo cinque editori concentrano la maggior parte delle pubblicazioni scientifiche accessibili a pagamento usando il sistema di Maxwell: Reed Elsevier, Springer, Taylor & Francis, Wiley-Blackwell e l’American Chemical Society.

Le leggi sul copyright sostengono questo sistema. Aaron Swartz che aveva tentato di combatterlo in nome del libero accesso alla conoscenza non è sopravvissuto alla sua impresa.

George Monbiot sostiene che combattere questo sistema è illegale ma legittimo (Guardian).

Non si può dire che il sistema concorrente, quello delle riviste liberamente accessibili che richiedono un pagamento da parte dei ricercatori per pubblicare sia perfetto. Ma la ricerca deve essere conosciuta senza che il pubblico la paghi più volte (investendo nella ricerca, pagando le riviste, venendo punito se in nome della ricerca o dell’educazione si procura gli articoli in modo alternativo). Si può dire che il Piano S – secondo il quale la ricerca pubblica deve essere pubblicamente accessibile – va sostenuto (vedi comunque Peter Suber).

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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