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Perché l’America arriva adesso alla post-truth. E perché noi la conoscevamo già

oklahoma-workerUn pezzo notevole di Quinta Jurecic per Lawfare è una dimostrazione di quanto nuova sia per gli americani la post-verità. Erano convinti che si potesse stabilire la verità e su quella base decidere. Poi si sono organizzati in modo che una procedura genera almeno una verità sufficiente a far funzionare la macchina della convivenza. Ora hanno scoperto che non esiste un problema di verità: esiste solo un problema di potere.

Clearly, we as a culture are having a metaphysical moment. As a representative of Oxford University Press clarified to the New York Times, “post-truth” is distinct from the process of interrogating truth or falsehood. Rather, it’s “saying that the truth is being regarded as mostly irrelevant.”

La verità è irrilevante. Quello che conta è la conquista delle coscienze di chi è destinato ad accettare di essere suddito. Perché cerca un capo non un leader.

Un nuovo cammino per la libertà è cominciato in un momento poco edificante della storia politica. Gandhianamente, libertà e verità sono fatte della stessa sostanza, come identità e indipendenza, tolleranza e intelligenza.

ps. Forse, andrebbero analizzate alcune ipotesi sul rapporto perverso tra sudditanza e falsità. Gli italiani possono essere un caso di studio interessante. Perché dal Dopoguerra la nostra libertà limitata è sempre stata accompagnata da una verità limitata. La verità era sempre oltre le apparenze, la libertà non poteva oltrepassare una certa soglia. Paese sconfitto in guerra, l’indipendenza italiana dopo la guerra è sempre stata una sorta di finzione, come Ustica, Piazza Fontana, Gladio e molte altre storie hanno svelato. Sicché ci sentivamo anche “responsabili fino a un certo punto”: se comandano loro… Poca verità, poca libertà, poca responsabilità.

Per gli americani tutto questo è sempre stato inconcepibile. Sono sempre stati loro ad essere al comando. La loro sovranità era assoluta. E imperiale. I lavoratori erano integrati nel sogno americano o almeno nel suo sistema gerarchico. Da qualche tempo, però, proprio nel mezzo dell’America, dove votano con il fucile in mano, dove un tempo lavoravano nelle fabbriche o nei campi pensando che ci fosse solo un futuro migliore, gli abitanti hanno maturato una sorta di paura o di preoccupazione nei confronti di poteri alieni, mascherata di machismo, di televisione e di birra: i poteri alieni che portano il lavoro lontano, magari in Cina, o quelli delle banche e degli altri tecnocrati, o quelli di Washington “e degli altri parassiti statali che vogliono solo mettere nuove tasse”… C’è una tale distanza tra le diverse condizioni umane che l’ascensore sociale sembra bloccato: se le realtà sono tanto lontane, le verità non possono essere le stesse. In quell’America di mezzo, forse diventata colonia delle due coste, non è in base alla verità che si esercita la libertà: la libertà è soltanto la possibilità di tirare un cazzotto a uno che non ti piace, o di sparare a uno che entra in casa tua. Quindi, la verità è irrilevante, soprattutto se è la verità di Wall Street e di Washington: “conta quello che crediamo, noi qui, contro i potenti alieni”.

Vedi:
This Analysis Shows How Fake Election News Stories Outperformed Real News On Facebook (Buzzfeed)
Potential Conflicts Around the Globe for Trump, the Businessman President (NYTimes)
Russian propaganda effort helped spread ‘fake news’ during election, experts say (WaPost)
Electoral College must reject Trump unless he sells his business, top lawyers for Bush and Obama say (ThinkProgress)
Fixing fake news: Treat the problem not just the symptom (Tom Trewinnard)
How I Detect Fake News (Tim O’Reilly)

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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