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Progetto per il discernimento. Salvatore Iaconesi e Oriana Persico. Neuralmente Vostri

DeepDream. Una immagine. Come un sogno. Di una macchina.

Questo è ciò che abbiamo pensato tutti quando abbiamo visto per la prima volta una delle immagini prodotte con TensorFlow[1], il motore prodotto da Google nella ricerca della Machine Intelligence[2] attraverso il Brain Team, capeggiato da Geoffrey Hinton e Jeff Dean.

Avevamo visto già molte immagini rielaborate da reti neurali[3], e tante ne avevamo prodotte anche noi nel nostro lavoro. Ma queste erano differenti. Erano bellissime. Di un “bellissimo” peculiare, perché marcatamente non umano, ma capace di relazionarsi con l’essere umano: come se un computer fosse diventato un organismo, si fosse messo a dormire e si fosse svegliato per raccontarci il suo sogno.

TensorFlow è parte di un enorme sforzo che coinvolge i suoi predecessori, come DistBelief, acquisizioni di aziende (come DeepMind[4] e la sintesi dell’intelligenza attraverso i giochi), fino ad arrivare a Magenta[5], in cui ci si chiede se un sistema tecnologico potrà mai essere realmente creativo o artistico, con tutte le conseguenze che questo implicherebbe.

Questo sforzo non è solo proprio di Google, ma coinvolge istituzioni e operatori, per esempio con lo Human Brain Project dell’Unione Europea[6] o con la Brain Initiative statunitense[7].

Perché tutto ciò?

Certamente per perseguire gli enormi vantaggi che diverrebbero disponibili dall’ottenere “macchine” capaci di assumere comportamenti intelligenti o addirittura creativi: comprendere il funzionamento della mente, con tutte le implicazioni filosofiche e mediche; ottenere agenti intelligenti, per realizzare prodotti e servizi capaci di dialogare in modo “umano” con le persone; poter eseguire compiti “umani”, ma a gradi di efficienza e velocità incredibilmente maggiori, e con meno rischio; addirittura esplorare il modo di ospitare menti umane nei computer, rendendole potenzialmente immortali.

Ma non solo. Tutte queste cose hanno un impatto notevole sull’immaginario di inizio millennio.

Da un lato rendono gli Algoritmi, più o meno intelligenti, percepibili come soggettività indipendenti, quasi a sorpassare le organizzazioni che li ospitano. Questo è parzialmente vero, tanto da rendere necessario, nel presente, dedicarsi a fondare discipline come la roboetica che siano in grado di stabilire e attribuire responsabilità circa l’operato degli agenti intelligenti.

Dall’altro lato, permettono di immaginare l’intelligenza e la creatività come “cose”, come entità isolate e isolabili, tanto da poterle replicare, consumare.

Questo è un tema che la filosofia del nuovo millennio affronta in modi differenti. Da una parte, si ossserva che ciò è tecnicamente almeno plausibile; dall’altra parte, si avverte che questo può far dimenticare la difficoltà di stabilire chiari confini tra i soggetti e le loro intelligenze: tra il “me” e il “te”; tra “io” e l'”ambiente”; tra il “soggetto” e la “società”. Come suggerisce Robert Epstein[8], l’intelligenza non è propriamente contenuta nel nostro cervello, ma nelle relazioni che creiamo con il mondo, con le persone, l’ambiente e gli oggetti, e nel continuo mutare di queste relazioni tramite la nostra performance del mondo, assieme a quella degli altri.

Ciò era suggerito anche da Gregory Bateson nell’Ecosistema della Mente: l’intelligenza come interconnessione performativa, e la conseguente difficoltà a stabilirne i bordi. Cosa devo simulare per ottenere una “entità intelligente”: il corpo umano? Tutti i corpi umani? Tutti i corpi umani e gli oggetti e organismi del mondo? Tutti questi e la loro storia, per creare il contesto?

Non è chiaro, ma è illuminante, perché ci mostra che esisterà comunque un ruolo molto importante per l’essere umano: il performer collaborativo ed interconnesso del proprio futuro.

[1]

https://www.tensorflow.org/

https://en.wikipedia.org/wiki/TensorFlow

[2]

http://research.google.com/pubs/MachineIntelligence.html

[3]

https://it.wikipedia.org/wiki/Rete_neurale

[4]

https://deepmind.com/

https://en.wikipedia.org/wiki/Google_DeepMind

[5]

https://github.com/tensorflow/magenta

[6]

https://www.humanbrainproject.eu/

[7]

http://www.braininitiative.nih.gov/

[8]

https://aeon.co/essays/your-brain-does-not-process-information-and-it-is-not-a-computer

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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