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Idee che rimbalzano da quindici anni. E che possono essere ormai mature: da internet delle cose a qualità dell’informazione

Un articolo scritto nell’ottobre del 2000, seguendo lo Smau. Si parlava di internet delle cose: Bticino, FastWeb, Merloni, Pirelli e altri avevano mostrato un’idea di casa trasformata dalla connessione di luci ed elettrodomestici che si azionavano dall’ufficio via Web… E intanto Umberto Eco spiegava la sua visione della cultura online, suggerendo un business: quello che deriva dal servizio per il discernimento della qualità dell’informazione pubblicata in rete.

Umberto_Eco_04I partecipanti all’evento organizzato dallo Smau intervistavano Umberto Eco chiedendogli un po’ di serenità intellettuale di fronte all’apparente caos culturale che Internet sembrava generare. E il professore dimostrava che la bellezza, la rozzezza, la criminalità sono tratti tipici degli esseri umani non specifici della rete. “Internet ha una grandissima utilità. Non solo per la mail. Lontano dalla mia biblioteca (30 mila libri, ndr.) la Rete risponde alle mie esigenze in modo preciso. Questa estate ci ho trovato tutti gli atti del concilio di Nicea”. Esigenza non tipica, ma risultato notevole. Gli chiedono se sia meglio della tv: “I contenuti della televisione sono decisi dalla pubblicità. Su Internet c’è la massima libertà: pubblicare in Rete non costa molto e chiunque può contribuire con quello che vuole”. Con conseguenze sia positive che negative: “Cercavo notizie sul Graal. Ho trovato 78 siti: siccome me ne intendo, posso dire che solo due erano attendibili, gli altri erano fatti male e 35 di questi erano prodotti da veri e propri matti”. La soluzione è la censura? “Non funziona. Possiamo sperare che nascano siti dedicati a fare un preciso monitoraggio della qualità dei contenuti degli altri siti. Magari le facoltà di chimica potrebbero giudicare i siti di chimica e gli esperti di letteratura romanza potrebbero giudicare i siti sul Graal. Queste iniziative potrebbero avere anche successo”.

Sono passati più di quindici anni e siamo ancora lì, ad annunciare l’internet delle cose e a sperare in servizi che possano aiutarci a discernere tra le informazioni di qualità e quelle inutili. Potrebbe anche essere il vero prossimo mestiere dei giornali (vedi: Il giornalismo è il suo metodo).

Ecco il vecchio pezzo cui parlavo, pubblicato su Panorama Next, il 20 ottobre del 2000

Internet è una rivoluzione. Internet è un imbroglio. Internet è una tecnologia come un’altra. Internet è criminale… E poi: Internet è educativa, Internet è pericolosa per i bambini, Internet uccide il libro, Internet è meglio della tv, Internet è peggio della tv… Raramente una tecnologia ha suscitato previsioni, speranze, timori tanto contrastanti come la Rete delle reti. Eppure, il senso comune impone di osservare che uno strumento tecnico non è mai geniale né perverso: lo può essere soltanto la persona che lo crea e lo utilizza. Persino una raccolta di pergamene medievali può essere bellissima o pericolosa a seconda di chi la usa: nella grande biblioteca raccontata da Umberto Eco ne “Il nome della rosa” c’erano manoscritti di ogni genere, compreso un testo aristotelico sulla commedia, tanto divertente da risultare all’epoca persino scandaloso. Ma a causare il dramma raccontato da Eco non è certo la tecnologia della biblioteca di manoscritti. È la perversione culturale di un monaco integralista. Coerentemente, il grande semiologo e scrittore invita a togliere i punti esclamativi dalle frasi che descrivono Internet e il suo impatto culturale: “Internet può avere una grandissima utilità. Non solo per la mail. Quando sono lontano dalla mia biblioteca la Rete mi aiuta molto: questa estate ci ho trovato tutti gli atti del concilio di Nicea”. La ricchezza di contenuti del Web, per Eco, è indubbiamente un carattere distintivo della sua tecnologia, che non pone limiti alla quantità e qualità di informazioni cui consente di accedere. “In televisione la scelta dei contenuti è operata in base a considerazioni pubblicitarie. In Internet possono pubblicare anche le università e le scuole, così senza costi eccessivi sono disponibili anche contenuti di grande interesse benché per poche persone”. Questo è peraltro anche la fonte dei problemi che si incontrano nell’utilizzare il nuovo medium. “Internet è una sorta di carnevale, nel quale vige la massima libertà: vi si trovano in grande quantità i lavori di fini intellettuali e di veri e propri matti”. La Rete, e tanto meno il computer, non è intelligente: “E’ una grande memoria che ricorda tutto, troppo, come un personaggio di Borges. L’intelligenza è altro: è saper distinguere”. E Internet è una tecnologia che non lo sa fare: “Cercavo notizie sul Graal. Ho trovato 78 siti: siccome me ne intendo, posso dire che solo due erano attendibili, gli altri erano fatti male e 35 di questi erano prodotti da veri e propri matti”. Il compito di insegnare l’intelligenza, la capacità di distinguere, spetta alla scuola: “E non solo per usare Internet. Anche i giornali di carta sanno costruire impressioni false mettendo insieme e titolando furbescamente alcune notizie vere. Ma è vero che la quantità di siti che danno informazioni sbagliate è enorme in Rete”. La soluzione non è certo la censura: “Perché non può funzionare. Piuttosto nasceranno siti dedicare a un preciso monitoraggio della qualità dei contenuti dei vari siti. Per esempio, le facoltà di chimica potrebbero giudicare i siti di chimica mentre gli specialisti di letteratura romanza di dedicherebbero a giudicare i siti sul Graal”. Per Eco, insomma, è Internet che saprà difendere se stessa: senza imposizioni o normative diverse da quelle già vigenti per gli altri media, ma con molto autogoverno da parte degli utilizzatori. “Non è un’idea nuova: di fronte alle parrocchie, un tempo, c’erano dei cartelloni che descrivevano il giudizio della Chiesa sui film in programmazione nelle sale cinematografiche. I fedeli sapevano così come orientarsi. Lo stesso avverrà in Rete”. E tutto fa pensare che alcuni di questi siti avranno molto successo. La domanda c’è, come hanno dimostrato le stesse preoccupazioni manifestate dal pubblico della chat con Eco organizzata da Rai Educational per il lancio del suo nuovo portale (www.educational.rai.it), cui ha partecipato in diretta anche Panorama Next.

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  • Controllare casa da un sito web è un’idea innovativa certo ma Umberto Eco è un uomo degno di ricoprire i ruoli che gli sono stati dati. Lui vede internet oltre quello per cui solitamente viene utilizzato.

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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