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Le regole nell’evoluzione degli umani e dei robot

L’intelligenza artificiale preoccupa Bill Gates, Elon Musk e Stephen Hawking, persone che non si spaventano certo per la tecnologia, come nota l’Economist. Che dedica una survey all’intelligenza artificiale senza negarne i rischi ma sottolineandone le opportunità, soprattutto dopo aver ben individuato le differenze tra l’intelligenza umana e quella dei computer più potenti (Economist).

Sta di fatto che le scelte degli sviluppatori dell’intelligenza artificiale saranno condotte dalla loro visione del mondo. Se sarà puramente finanziaria o tecnocentrica i rischi di una concentrazione del potere e delle funzioni nelle mani delle macchine e dei capitali che le governano non potranno essere esclusi dal dibattito. Chi fa le regole? Il mercato finanziario? La logica evolutiva del software? Oppure gli umani con le loro complicazioni? Una visione del mondo plurale, ecologica, multidimensionale può servire a correggere le tendenze banalizzanti della tecno-finanza? (Questa è l’ipotesi di Homo Pluralis). Ma l’evoluzione, anche inserita in una narrazione ecologica, non è certo un gioco da ragazzi: fa comunque emergere nuove forme di vita e cultura, come ne conduce altre alla sparizione. Il punto è che non sia condotta da una sorta di monocoltura finanziaria, conformista sul piano culturale, piatta sul piano creativo, collettivizzante sul piano delle decisioni. Il postumano è umano se si coltiva la diversità dell’immaginazione.

Stefano Rodotà è tornato a intervenire sulla relazione tra diritti e tecnologia ma affrontando in pieno la prospettiva aperta dal dibattito sul postumano (Micromega). E le sue parole vanno lette.

“L’umano, e la sua custodia, si rivelano allora non come una resistenza al nuovo, al timore del cambiamento o come una sottovalutazione dei suoi benefici. Si presentano come consapevolezza critica di una transizione che non può essere separata da principi nei quali l’umano continua a riconoscersi. Non è impresa da poco, né di pochi. Esige un mutamento culturale, un’attenzione civile diffusa, una coerente azione pubblica. Parlare di una politica dell’umano, allora, è esattamente l’opposto di pratiche che vogliono appropriarsi d’ogni aspetto del vivente.”

Non è certo vero che le regole sono un freno allo sviluppo. Lo scrive anche l’Economist. Le regole sono parte integrante dello sviluppo. Il punto è chi le scrive: la finanza, la tecnologia, o gli umani consapevoli e capaci di dibattito deliberativo?

Domani, all’università di Torino un convegno su “Le sfide giuridiche della robotica di servizio: sicurezza, trattamento dati, diritti e responsabilità”, Centro Nexa e Telecom Italia (locandina in pdf).

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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