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Economist. Contro la discriminazione dei dati su internet: tre domande e risposte

Un grande articolo dell’Economist rilancia il tema della neutralità della rete, mentre si avvicinano le decisioni della FCC in America e della Commissione in Europa. Il settimanale britannico mette in luce le varie posizioni ma in fondo mostra come la neutralità sia una condizione fondamentale per un fiorente mercato internettiano, suggerendo che questa forma di regolamentazione sarà sempre di un processo di sviluppo più che un sistema di principi. È il classico approccio britannico alla legge, orientato ai risultati più che ai dogmi. Il che è un bene. Ma soprattutto sottolinea come il mercato, con la sua capacità generativa, non discende dall’assenza di regole, ma dalla presenza di regole giuste. Chi critica la neutralità come regolamentazione antimercato fa lo stesso errore di chi critica le regole che limitano il potere delle banche: la deregolamentazione delle banche ha prodotto enormi disastri, un mercato ha bisogno di regole giuste. Quali sono le regole giuste? Quelle che non proteggono l’interesse di una sola parte forte del mercato ma che tentano di trovare un equilibrio tra le forze diverse. Per questo non si arriva mai alla fine, per questo è un processo. Ma per questo occorre avere ben chiara la barra strategica.

1. L’introduzione di regole a favore della neutralità della rete è contro il mercato?

No. Il mercato è un sistema concorrenziale nel quale chi innova non deve chiedere il permesso a nessuno. Una regola che garantisca un gioco competitivo leale a tutti gli operatori non è una limitazione del mercato ma la sua principale garanzia. Come dimostrano le autorità Antitrust, ci vuole una regola a favore della concorrenza per proteggerla dai monopoli. Ebbene: senza una regola a favore della neutralità della rete, i grandi operatori possono in ogni momento discriminare il traffico dei dati in funzione dei loro interessi. Vedere il caso olandese sul pezzo dell’Economist per credere. La deregolamentazione del settore bancario in America è stata una mossa antimercato, ha rafforzato il potere oligopolistico delle poche banche globali e ha distrutto il mercato in una quantità di settori, a partire da quello delle case. Il mercato è la legge della concorrenza non la legge del più forte.

2. La neutralità della rete impedisce agli operatori di investire?

A parte di fatto che molti operatori rispondono di no. A parte il fatto che la crescita dell’internet neutrale ha creato un enorme mercato per gli operatori telefonici che hanno finora investito molto sulla rete e con profitto. A parte il fatto che gli investimenti in banda ultralarga devono avere un ritorno ma non è detto che debbano averlo soltanto con la discriminazione dei dati e la costruzione di servizi discriminanti a più alto prezzo. Il punto è: sono sicuri gli operatori che se non investono loro non investirà nessuno? Google da una parte, i governi dall’altra, le reti come commons dall’altra ancora… Una remunerazione dell’ultrabanda con abbonamenti più elevati non può essere sufficiente? Perché visto che i costi di costruzione stanno scendendo? In realtà, la discriminazione cambia fondamentalmente la struttura dell’internet riportando gli operatori al potere sui contenuti e i servizi che si usano in rete. Da quel potere pensano di ottenere un vantaggio incommensurabile. Ma a svantaggio della libertà di innovare senza chiedere il permesso, impoverendo tutto il sistema e alla fine anche se stessi.

3. Come si fa a garantire servizi a qualità elevata senza creare una rete non neutrale?

Si dice che internet non sia lo strumento sicuro che dovrebbe essere per le comunicazioni con gli ospedali: una comunicazione salvavita dovrebbe avere una priorità, si dice. Si dice che le comunicazioni con gli impianti industriali o con le centrali nucleari dovrebbero avere una priorità nella sicurezza. Si dice che la trasmissione di contenuti video e audio di alta qualità dovrebbe essere prioritizzata per aumentare il servizio e la qualità. Bene. Nessuno, ma proprio nessuno impedisce a certi operatori di costruire altre reti, non neutrali per servire queste esigenze. Anzi. Forse varrebbe proprio la pena di farle. Reti dedicate ai militari ci sono già. Reti dedicate alla tv, alle centrali nucleari, alla sanità: non c’è tempo da perdere, si facciano, si rendano sicure e si facciano pagare. Basta che nessuno le chiami “internet”. Non sono internet, che è un ecosistema neutrale rispetto ai dati dei contenuti e dei servizi innovativi che vi si generano. Reti dedicate, prioritarie o a banda garantita peraltro non potrebbero esistere sull’attuale rete internet che è per forza “best effort”. Dunque: internet è neutrale e così crea una grande economia, innovazione, occupazione, come è dimostrato. Ma niente impedisce di fare nuove tecnologie di rete per servizi che richiedono qualcosa di diverso da internet. Imho.

Vedi anche:
Google: Strong net neutrality rules won’t hurt the future rollout of Google Fiber

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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