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Preconsultazione del tutto informale sull’interoperabilità delle piattaforme

La Commissione della Camera sull’Internet Bill of Rights avanza nel lavoro a velocità notevole. Le prime proposte saranno condivise presto e naturalmente sottoposte a consultazione. Sul lavoro della Commissione le informazioni non mancheranno e arriveranno dalle fonti ufficiali.

Tra i problemi appassionanti, trovo personalmente molto difficile ma molto giusto riflettere sull’interoperabilità delle piattaforme. Si era dato conto di questo dibattito anche su questo blog: È possibile la neutralità delle piattaforme?

Il punto è ovviamente trovare un giusto equilibrio tra il rispetto della libertà di impresa che deve consentire alle piattaforme ovviamente di decidere in che modo e se aprire le loro tecnologie all’interoperabilità e, dall’altra parte, le esigenze dei cittadini che hanno diritti di privacy, gestione delle identità, accesso ai dati e riutilizzo delle conoscenze e valori che loro stessi generano per le piattaforme?

Come si potrebbe formulare un equilibrio di questo genere in termini di proposta? Spero che qualcuno vorrà commentare, anche se capisco che è difficile, in questa preconsultazione non ufficiale e del tutto personale.. Ne farò buon uso.

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  • Credo essenziale che i regolatori di un ‘mercato’ di servizi ‘gratuiti’ agiscano secondo le logiche di quel mercato, stimolando le piattaforme a proporre anche un’offerta interoperabile o neutra con un valore aggiunto rispetto a quella base, incoraggiando gli utenti ad aderirvi, e lasciando poi al ‘mercato’ di valutarne il successo. In questo mercato il successo si misura in termini di adesione alle proposte, da parte degli utenti e della piattaforme.

  • Per esempio, e solo per esempio, si potrebbe:

    1. definire requisiti minimi di interoperabilità, come la capacità di estrarre informazioni base sui contatti da una piattaforma (appena introdotta da LinkedIn, già disponibile da qualche tempo su alter piattaforme di interazione sociale) e caricarli su un’altra.

    2. Offrire alle piattaforme che rispettano questi requisiti un marchio di certificazione; libere queste di offrire, oltre al servizio certificate, altri servizi non certificati a condizioni commerciali diverse

    3. Promuovere presso gli utenti delle piattaforme il valore e l’utilità dei servizi oggetto della certificazione

    4. Se le piattaforme ignorano la certificazione, promuovere lo sviluppo di strumenti che realizzano il servizio da parte di terzi

    5. Come massimo livello di vincolo o di incentivo alle piattaforme, le istituzioni con l’autorità per farlo potrebbero imporre alle piattaforme di rendere i propri servizi accessibili a questi strumenti di terzi

    Una volta ottenuto dalle piattaforme e dai loro utenti un livello di adesione adeguato, si potrebbe definire un nuovo livello di certificazione con maggiori servizi di interoperabilità.

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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