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Ma come fanno alla Siae…

Dopo Apple anche Samsung aumenta il prezzo dei telefonini a causa dell’aumento del contributo per la copia privata (DDay). La Siae si arrabbia. Gli autori fanno dichiarazioni. Il problema però è malposto.

Le domande cui dovremmo rispondere sono:
1. Chi trae vantaggio dal diritto di copia privata?
2. Chi lo deve pagare?
3. Quando deve aumentare il contributo per copia privata?

Avevo scritto un pezzetto su Nòva l’altro giorno in materia che offre qualche risposta. Riassumo:

La Siae se la prende con Apple perché ha riversato tutto l’aumento, più l’Iva, sul prezzo finale ai consumatori. Ma la critica non può non stupire perché, come si legge nello stesso sito della Siae: «La Copia Privata è il compenso che si applica, tramite una royalty sui supporti vergini fonografici o audiovisivi in cambio della possibilità di effettuare registrazioni di opere protette dal diritto d’autore. In questo modo ognuno può effettuare una copia con grande risparmio rispetto all’acquisto di un altro originale». Il risparmio avvantaggia il consumatore, dice la Siae: e dunque perché dovrebbe essere la Apple a pagarlo mantenendo invariato il prezzo finale e assorbendo il contributo in una riduzione del suo profitto? Se la copia privata è una possibilità offerta (ma obbligatoriamente tassata) al consumatore, sarebbe logico che a pagarla sia proprio il consumatore, non la Apple. Perché dunque la Siae supponeva il contrario?

Perché il consumatore, forse, non ha colto il vantaggio che gli è stato offerto. E non ha aumentato le copie private. Il contributo per uno smartphone è salito da 0,9 euro a una tariffa tra i 3 e i 4,8 euro (un aumento tra il 200 e il 450%): ma è difficile che le copie private crescano in tali percentuali, visto che le vendite dei brani da eventualmente copiare diminuiscono da 11 anni e solo nel primo semestre del 2014 si sono riprese, dice la Fimi, soprattutto per l’aumento dello streaming, mentre il download continua a diminuire (e non si fa copia privata dello streaming ma casomai del download).

Il consumatore non sembra interessato alla copia privata. E la Apple non c’entra. Chi dunque la deve pagare? La Siae si è detta disponibile a farsi carico di trovare iPhone a basso prezzo. Ora forse cercheranno anche Samsung a basso prezzo.

Intanto gli autori, confusi in tale labirinto, pensano giustamente solo al fatto che il contributo per la copia privata è un loro diritto. Non pensano a tutti i consumatori che pagano memorie che non useranno mai per fare copie private. Pensano solo a difendere il diritto d’autore come principio (il che è pienamente condivisibile) e non si curano dei modi attraverso i quali viene pagato (il che non è condivisibile).

Comunque ecco il comunicato degli autori:

“SIAE, linea dura su APPLE, REGALA IPHONE AGLI STUDENTI e apre ai consumatori
Paoli, Virzi’, Purgatori e Antonio Ricci, per l’equo compenso

La Siae fa scendere in campo la cultura italiana e attacca sugli aumenti dei prezzi dei telefonini. In un’affollata conferenza stampa convocata d’urgenza al Burcardo di Roma, il direttore generale della Siae, Gaetano Blandini, ha fatto il punto sulle iniziative sull’equo compenso per la copia privata che ha portato, dopo la firma del decreto Franceschini sull’aumento delle tariffe, a un aumento dei costi da parte di Apple per i suoi dispositivi.
“Abbiamo comprato 22 Iphone a Nizza – ha dichiarato Gaetano Blandini Direttore Generale di Siae -, per dimostrare a tutti come in Francia, nonostante l’equo compenso per copia privata sia molto più alto che in Italia, i prezzi siano inferiori rispetto a quelli del nostro Paese”. Provocatoriamente questa mattina Siae ha consegnato ad alcuni rappresentanti di Croce Rossa, Telefono Azzurro, Centro Sperimentale di Cinematografia, Accademia Silvio D’Amico, Associazione don Gallo, Conservatorio di Santa Cecilia, questi telefoni “per aiutarli nelle loro missioni”, ha spiegato il dg.
Un atto dimostrativo di Siae dopo il gesto eclatante di Apple che ha aumentato i prezzi degli smartphone indicando in fattura la dicitura ” tassa sul copyright” al posto di equo compenso. “Anche se oggi – sottolinea Blandini – la Apple ha ridotto il costo dei Mac ed eliminato la dicitura ‘tassa’”.
La Società Italiana degli Autori e degli Editori, in collaborazione con Federconsumatori, ha voluto riunire questa mattina autori, consumatori, associazioni benefiche e giovani studenti di cinema, di teatro e di musica per parlare del diritto d’autore e della cultura come strumento di crescita e di identità del Paese.
E a settembre Siae e Federconsumatori istituiranno un Osservatorio permanente sulla Copia Privata e sul Diritto d’Autore a tutela dei consumatori: una vera e propria svolta, anche a livello di comunicazione, nella strategia Siae che per la prima volta nella sua storia si apre ai consumatori.
“Io adoro Apple e uso i suoi prodotti, – sottolinea il regista Paolo Virzi – e non ho quindi nessuna visione apocalittica, ma credo che sia necessario mettere al primo posto i consumatori e che tutto il sistema (autori, produttori e distributori) debba avere un rispetto reciproco del proprio ruolo. Senza i contenuti degli autori quei bei telefonini sarebbero contenitori di plastica vuoti”. “Il decreto firmato da Franceschini sull’equo compenso è giusto adesso, il futuro è lo streaming legale ma bisogna tenere conto dei veloci mutamenti della tecnologia che ha sempre più bisogno della materia creativa. – conclude Virzi’ -. L’ industria culturale necessita di risorse perché solo in tal modo gli artisti possono essere liberi e dedicarsi alla loro arte. In un futuro senza cinema, musica, teatro avremmo una vita inservibile che non augurerei a nessuno”.
“C’è un attacco al Diritto d’Autore in tutto il mondo, ma il diritto d’autore è l’unico guadagno che gli artisti hanno – dichiara Gino Paoli -. La creatività è uno dei beni più grossi che abbiamo, e dobbiamo far capire alla gente che non è una tassa Siae ma un compenso legittimo all’autore come ha stabilito la Corte di Giustizia Europea in numerose sentenze”.
“Il problema della creatività e della sopravvivenza degli autori italiani – sottolinea Antonio Ricci -, è un tema cruciale. Nella televisione, a esempio, siamo invasi dall’indifferenza generale, da trasmissioni fatte di pesca nel fango, nudi e dipinti, il re delle torte, un livello di standardizzazione al ribasso. Il risultato è che i palinsesti sono pieni di trasmissioni che non hanno autori, ma servono solo da contenitori pubblicitari”.
“Questi signori delle multinazionali – afferma Andrea Purgatori- hanno degli scheletri negli armadi impressionanti, è il caso della vicenda Verbatim alla quale sono stati sequestrati beni e prodotti per 96milioni di euro proprio perché evadevano il pagamento del diritto d’autore, in tutti i caso queste multinazionali sono dei semplici assemblato ri di supporti di paesi prodotti nel terzo mondo e sono degli autentici speculatori”.
“Ci vuole forza, coraggio e libertà per sostenere questa battaglia culturale – dichiara l’On. Francesco Boccia -. La musica e il cinema sono stati i primi comparti ad avere il commercio elettronico e sono stati travolti dall’economia digitale che ha trasformato la vita nostra e quella dei nostri figli. Le risorse accumulate da queste società che vendono pubblicità sulla rete sono enormi, loro non pagano le tasse nel Paese in cui producono reddito. L’equità fiscale che io sostengo non deve essere vista come un freno allo sviluppo della rete”.
Francesco Avallone Vice Presidente Vicario di Federconsumatori ha concluso dicendo: “abbiamo fatto una class action contro Apple che non dava una garanzia di due anni su i suoi prodotti come prescritto dalle norme europee, abbiamo vinto e li abbiamo costretti a concederla. Adesso vogliamo portare all’attenzione del Consiglio Nazionale Consumatori -sede adatta per discutere di questi temi – i rappresentanti di alcune società tecnologiche per fare in modo che i device, che sono anche e soprattutto dei prodotti culturali, siano sempre più a buon mercato e con le giuste garanzie per i consumatori”.

Francesco Bernardini
Mn Italia per SIAE”

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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