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Un mercato delle decisioni? Anche per la Nsa la privacy non esiste. Ma è un diritto umano…

In un articolo di Trevor Timm sul Guardian c’è una ricostruzione delle argomentazioni piuttosto fittizie che il governo americano ha addotto per depistare la comprensione delle reali attività della Nsa. Ma c’è un passaggio in cui cercano di uscire dal labirinto che le autorità americane hanno cercato di creare con un taglio netto. E dichiarano una visione della privacy particolarmente drastica: in pratica se i cittadini americani hanno comunicazioni internazionali non hanno privacy.

“The privacy rights of US persons in international communications are significantly diminished, if not completely eliminated, when those communications have been transmitted to or obtained from non-US persons located outside the United States.”

La Dichiarazione universale dei diritti umani, che gli americani hanno adottato, dice all’articolo 12:

“No one shall be subjected to arbitrary interference with his privacy, family, home or correspondence, nor to attacks upon his honour and reputation. Everyone has the right to the protection of the law against such interference or attacks.”

Le indagini a tappeto della Nsa non si curano di questo. E il governo americano invece di equilibrare l’azione sfrenata della Nsa si giustifica distinguendo tra la privacy degli americani tra loro e la privacy – a questo punto inesistente – degli americani che comunicano a livello internazionale. Non parliamo di quella di chi non è americano per niente.

Una lettura immediata del fenomeno conduce a una reazione diretta al giudizio: quando gli americani riprendono l’antica politica estera dei diritti umani, cosa che talvolta si ricordano di fare nonostante gli interessi economici li rendano prudenti su questo punto, dovrebbero tentare di essere anche coerenti.

Ma una lettura un po’ più approfondita conduce a una riflessione strutturale: gli americani non sono coerenti perché la loro politica non è più – se mai lo è stata – un sistema unitario ma una sorta di mercato delle decisioni, nel quale si confrontano e interagiscono in modo complesso diversi attori: il denaro delle lobby, il potere autonomo delle grandi agenzie, i politici focalizzati su una campagna elettorale perenne che si è trasformata come mostrato da 60minutes in una vera e propria attività a scopo di lucro personale.

È una finestra su un cambiamento strutturale – se non di realtà almeno di percezione – dell’assetto della democrazia leader del pianeta. E mentre l’India va verso un sistema più concentrato sulle radici religiose, la Cina costruisce il suo successo con qualche rischio ma con risultati spettacolari anche senza democrazia, la Russia preoccupa per il nazionalismo vagamente aggressivo, ci resta un punto di riferimento per l’avanzamento di un sistema pacifico di convivenza umana: il processo di integrazione europeo è pur sempre un lavoro fondamentalmente coerente con i diritti umani e con un approccio pazientemente razionale alla soluzione delle controversie. Ne scriveva Giuliano da Empoli sul Sole qualche giorno fa. La noia europea è anche l’emozione europea per un fenomeno storico grandioso.

Il sogno americano è talvolta un incubo. La consapevolezza europea è talvolta una barba. Ma è un esempio costruttivo e pacifico in un mondo che si sta spaccando e aggredendo. E possiamo esserne umilmente orgogliosi.

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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