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Sul potere, l’informazione e i giornalisti

Il potere è tante cose. E anche la libertà. Il potere è la libertà di scegliere, la disponibilità di strumenti e risorse che realizzino ciò che si è scelto, è la manipolazione delle persone che le induce a credere che le prime due frasi siano vere. E un mix di tutto ciò.

Il potere sembra mezzo per ottenere un fine, ma spesso diventa fine. Il potere sembra libertà, ma spesso diventa prigione. Il potere non è una realtà lineare: è un verbo divenuto sostantivo, è un’azione che rischia di trasformarsi in freno.

Gli uomini di potere sono i primi a credere di essere liberi di scegliere. Ciò che li conferma in questa convinzione è per loro prezioso. L’informazione che li esalta, anche criticandoli ma più spesso raccontandoli come potenti, è parte integrante della loro condizione.

L’informazione diventa in questo modo potere. I giornalisti che lo sanno sono tentati di manipolare l’informazione in modo da gestire il potere. Spesso l’immagine che scrivono sul volto dei potenti diventa la gabbia che li rinchiude proprio nel momento in cui li mostra come tali. Il potere subdolo dei giornalisti che scelgono di esercitare il loro potere è in grado di strumentalizzare i potenti. Anche se questi spesso ritengono di essere in controllo della situazione.

L’anello del potere rischia di dominare tutti coloro che lo indossano.

Nessuno però è obbligato a cadere in queste tentazioni. E solo chi non ci cade è libero.

Solo le donne e gli uomini liberi possono davvero scegliere. La consapevolezza è la precondizione della loro libertà. L’esperienza e la visione che si conquistano vivendo sono strumenti che li mettono in grado di esercitare un potere. La condizione che li mantiene liberi è un ecosistema dell’informazione che non si lascia tentare dal potere e non esercita la manipolazione.

L’informazione delle persone libere è lo strumento della libertà.

È una questione di etica per le singole persone. Ma è difficile che basti l’etica: se qualcuno la coltiva, altri la abbandonano, sicché il risultato per la società non è necessariamente positivo alla fine dei conti. Anche perché i prepotenti non sono ancora potenti ma mettono di certo in difficoltà le persone non violente. Occorre incentivare la qualità dell’informazione progettando consapevolmente nuove piattaforme che per design tendano a ridurre per quanto possibile il rischio di inquinamento dell’informazione.

L’ecologia dei media è sempre più il contesto generativo del rilancio democratico nella nuova epoca che stiamo costruendo.

È una ricerca infinita. Che richiede un’umiltà altrettanto infinita. E alla quale due parole in un post – di una persona che a sua volta fa il mestiere del giornalista – non possono che alludere.

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Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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