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I fatti sono quello che abbiamo in comune

Un articolo dell’Economist registra la grande trasfirmazione nel sistema dell’informazione sui fatti di attualità.

Ne abbiamo esperienza in molti paesi occidentali:
1. i giovani vedono sempre più le notizie online, anche se non soprattutto in video
2. importanti giornalisti e numerosi giovani professionisti lasciano perdere la prospettiva di lavorare per un grande giornale tradizionale e partecipano alle nuove iniziative, specialmente se low cost, high quality
3. le nuove piattaforme e i nuovi linguaggi tendono a offrire notizie in modo più divertente, immediato, con l’aiuto dei social network per la diffusione
4. i cittadini che partecipano alla ricerca di notizie sono in aumento
5. i giornali tradizionali che reagiscono meglio tentano di innovare su tutti i campi (tecnologia, linguaggio, gamification, condivisione, data visualization, ecc)
6. i giornalisti occupati nei giornali tradizionali diminuiscono drasticamente.

Mentre tanti aspetti dell’informazione cambiano, resta e si rafforza il bisogno di consapevolezza sul metodo che qualifica la ricerca di informazione in modo tale da renderla capace di generare una conoscenza confivisa su cone stanno le cose: i principi dell’accuratezza, indipendenza, completezza, legalità cui il metodo necessario alla ricerca di informazioni di qualità si ispira sono sempre più importanti.

Servono a qualificare le notizie come fatti. E i fatti come ciò che abbiamo in comune. Ci si può dividere sull’opinione. C’è bisogno di andare d’accordo su come stanno le cose.

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  • Reputo l’articolo molto interessante e veritiero. Personalmente mi informo quotidianamente, specie in questo momento dove mi trovo all’estero, tramite le nuove forme di comunicazione, anche se mi reputo legato a qualche quotidiano o mensile che però ha optato per dire basta alla produzione cartacea, vedi La Repubblica XL. Il fattore video credo che abbia preso piede specie grazie a chi tende a informarsi in maniera rapida e meno impegnata. A riguardo cito il fenomeno in continua crescita quale l’innografia che mostra come molto spesso un’immagine sia più diretta e tende a rimanere nella mente. Il punto 4 credo che coincida con la parte negativa delle nuove forme di informazione. Più persone che collaborano nella notizia fanno emergere notizie di basso livello e soprattutto discontinue, in mia opinione logicamente. Quoto in pieno la parte finale.

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

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