Home » partecipazione » Entrate e uscite. Dalla Russia
partecipazione perplessità

Entrate e uscite. Dalla Russia

A Mosca, dal 1974, la visita precedente, nulla o tutto è cambiato, per un viaggiatore, purtroppo, veloce. La neve è la stessa presenza incombente. Quasi allegra perché qui tanto ovvia. I segni residui di un mondo che sarebbe andato in una storia di Tolstoj inceve non si trovano più. I quartieri dei palazzoni sovietici sono assediati dalle automobili. Servono a passare la settimana in coda e il weekend nella dacia: tutti o quasi ne hanno una. Una seconda enorme città del tempo libero cone un anello di Saturno che circonda la gigantesca metropoli. Ma c’è la festa per l’annessione della Crimea. E sembra di essere qui nel giorno giusto.

20140319-120140.jpg

Una festa nella Piazza Rossa circondata da soldati. Nel megaschermo riservato a chi non entra in piazza, si avvicendano gli oratori che stanno sul palco, personaggi più adatti a una squallida televisione che a una nobile celebrazione patriottica: citano l’Ucraina scandendo la parola “fascisti”, incitano a gridare slogan come “Russia, Crimea, Putin!”. Nella calorosa freddezza generale. Anche perché col vento la temperatura scende abbondantemente sotto lo zero per arrivare a meno 11 gradi verso sera.

I fratelli della Crimea sono tornati alla madrepatria. Sembra l’ovvio finale di un processo indiscutibile e inarrestabile. La capitale di un impero nazionalista è internazionale ma non cosmopolita.

Non sembra ci siano grandi del passato da osannare. Lelin e Stalin sono definiti “infami” sul giornale Moscow Times. Degli czar nessuna traccia. Difficile vedere la prospettiva senza il passato. C’è solo Putin e il denaro di pochissimi.

Al Gec si avvicendano i rappresentanti della città al bellissimo Manège, che non è più quello dell’imperatore. Se hai la fortuna di conoscere qualcuno di fidato qui, hai anche la sfortuna di sentir dire che è stato ristrutturato dopo un incendio, da una compagnia legata alla famiglia di uno dei soliti noti. Gli stranieri non parlano dei fatti di questi giorni forse per non apparire scortesi. Ma il contesto è più sottilmente omertoso. La televisione critica con il regime perde il posto nel cavo che la portava agli spettatori, mentre il giornalista critico con il regime perde il posto di direttore del portale più visitato da chi cerca notizie. Difficile non avvertire il terribile significato dell’involuzione democratica.

Al ristorante Puskin, il sapore ottocentesco finalmente si ritrova. Fuori da qualche parte, la pubblicità del concerto di Gianni Morandi riporta alla realtà. L’Occidente, occupato dalle sue angosce, va avanti per la sua strada.

20140319-122100.jpg

Ed è già ora di ripartire.

Commenta

Clicca qui per inserire un commento

Luca De Biase

Knowledge and happiness economy Media and information ecology

Video

Post più letti

Post più condivisi